Garcia, Mourinho, Conte. Quando fare polemica è arte

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“Ho visto una Roma più forte della Juve, ma sarà il campionato a dirlo. Ora però sono sicuro: quest’anno vinceremo il campionato. Siamo più forti e lo dimostreremo. C’è solo una cosa che conta, vincere ogni gara”. Parole e musica di Rudi Garcia, l’allenatore della Roma che dimostra di non aver ancora digerito a pieno la sconfitta in casa della Juventus. Con l’uscita in conferenza stampa il tecnico francese entra a far parte di quella schiera di allenatori sopra le righe che sanno bene come animare il mondo del calcio. L’Allenatore per eccellenza con la a maiuscola è una vecchia conoscenza del calcio italiano, quel José Mourinho in grado di portare l’Inter nella storia di questo sport. Grande carisma abbinato ad un’abilità mentale super che gli ha permesso di plasmare tutti i giocatori passati tra le sue mani. L’Inter del triplete è un esempio ad hoc con i vari Sneijder, Eto’o e Samuel trasformati in autentiche pedine nelle mani dello stratega portoghese. Ma oltre Mourinho il calcio italiano ha potuto contare anche su un altro personaggio che ha animato le ultime stagioni di Serie A.

Antonio Conte è l’uomo nuovo degli allenatori vincenti e “spocchiosi”. Tre scudetti di fila con la Juventus e ora alla guida della Nazionale con un filo comune; la voglia di spingere i suoi giocatori a dare il massimo sempre e comunque. Un uomo sempre sul pezzo, un generale di ferro che con la sua arroganza ha fatto tornare la Juventus nell’olimpo delle squadre vincenti e al tempo stesso odiate. Ma spostandosi oltreoceano troviamo ulteriori altri esempi di allenatori non proprio simpaticissimi al grande pubblico. Dal loco Bielsa, ad André Villas Boas, passando per Diego Pablo Simeone, l’uomo capace di riportare l’Athetico Madrid tra le squadri più forti d’Europa. Uomini di carattere prima che allenatori, che puntano sulla loro abilità mentale e strategica e che grazie alle loro doti sono capaci di far rendere le loro squadra al 100%. Allenatori al top e sopra le righe, amati dalle loro squadre e odiati al tempo stesso da avversari e carta stampata.