L’Italia operaia del generale Antonio

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Conte

“E’ così, colui che è esperto nell’organizzare le operazioni militari prende per mano i suoi uomini come se conducesse una sola persona, di modo che nessuno possa indugiare”. Citare un passo del libro di Sun Tzu nell’arte della guerra può bastare per descrivere la nuova Nazionale guidata da Antonio Conte. Un generale coraggioso, dal pugno di ferro, capace di imporre le sue idee in pochi allenamenti. Un’Italia totalmente cambiata da quella che fino a pochi mesi fa veniva presa a schiaffi in terra brasiliana da Costa Rica e Uruguay. Prandelli aveva lasciato un Italia sgonfia, spompa e priva di forze, ma è bastata la mano dell’ex tecnico della Juventus per ridare vivacità, brio e voglia di correre agli azzurri.

La Nazionale di Conte piace, seppur con ancora tutti i difetti che si porta dietro dalla avventura in terra carioca. Una difesa ancora troppo fragile e che pecca di qualità a parte i vari Bonucci e Chiellini e all’eterno Buffon, ma che può contare su un modulo (il 3-5-2) tanto caro ad Antonio Conte e su due esterni come De Sciglio e Darmian capaci di dare corsa, qualità e quantità. Le vittorie contro Olanda (in amichevole) e Norvegia hanno messo in mostra un’Italia diversa, magari meno tecnica ma dotata di tanti soldatini che svolgendo il loro compito si adattano a pieno a quelle che sono le volontà dell’allenatore. Da Giaccherini a Florenzi, da Candreva a Verratti, passando per Zaza, Immobile ed El Shaarawy, senza nessuna prima donna.

“Serve gente che ha bisogno di fame, non fama”; con queste parole il commissario tecnico ha parlato al termine del match vinto contro la Norvegia. Riferimento chiaro ed esplicito a Mario Balotelli, escluso da questo primo giro di convocazioni, e che sembra anche di troppo (almeno per il momento) nelle idee del tecnico. Conte non vuole prime donne, non ha bisogno dei colpi di testa e delle bravate di una prima donna. È la politica del buon Antonio, che per la sua Nazionale del futuro preferisce affidarsi alla voglia di fare dei vari Zaza, Immobile e Destro mettendo da parte, per una volta, la classe a corrente alternata del buon Mario Balotelli.