Home Editoriale Il calcio piange Gianluca Vialli, campione con Samp e Juventus

Il calcio piange Gianluca Vialli, campione con Samp e Juventus

Ci lascia anche Gianluca Vialli. Il calcio perde un altro campione del recente passato

GIANLUCA VIALLI PREOCCUPATO ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

Vialli nuovo Riva. Nascita di un campione

Dei “sette nani” doriani lui era Pisolo, anche se a noi ha sempre dato l’impressione di essere molto sveglio, sin dai tempi di Cremona, quando, giovanissimo, si mise in luce a suon di gol e giocate spettacolari, guadagnandosi l’attenzione dei più importanti club italiani.

Ala, anche tornante se l’allenatore glielo chiede, Vialli è veloce e quando si tratta di metterla dentro non si tira indietro. Anche grazie a lui la Cremonese torna in A dopo 54 anni.

Paolo Mantovani, ricchissimo proprietario della Samp, in esilio dorato in Svizzera per questioni fiscali, avrebbe potuto acquistare chiunque ma, genovese d’adozione, scelse di costruire la sua squadra dal basso, pezzo per pezzo, portandosi progressivamente a casa alcuni dei migliori giovani del momento, per farli crescere con calma e creare un gruppo vincente. Tra questi, dopo Mancini (e prima ancora Vierchowod), non può mancare quel ragazzotto che spopola in maglia grigiorossa e che qualcuno, un po’ azzardando, paragona addirittura a Gigi Riva.

Alla Sampdoria in coppia con Mancini: ecco i nuovi “gemelli del gol”

In blucerchiato, dopo gli inizi con Bersellini, Boskov lo impone come centravanti e Vialli diventa il gemello goleador; il Mancio inventa, lui realizza, lo “zar” conserva. In questi pochi passaggi si spiega il miracolo che a cavallo degli anni 80’ e 90’ porta stabilmente la Sampdoria nell’élite del calcio italiano ed Europeo.

Arrivano coppe nazionali, la Coppa delle Coppe, lo scudetto e addirittura una finale di Coppa dei Campioni, persa sciaguratamente col Barcellona per una rasoiata di Koeman su punizione che recide i sogni dei tifosi e degli stessi protagonisti, ormai ad un passo dal raggiungimento di una vetta difficile soltanto da immaginare fino a qualche anno prima.

Gianluca ne esce con le ossa più rotte degli altri perché in quella partita fallisce diversi gol; occasioni che normalmente non gli sarebbero mai sfuggite, e qualche commentatore malevolo accosta gli errori al suo vociferato prossimo passaggio alla corte della “Vecchia Signora”, desiderosa di rifarsi il trucco dopo qualche anno di magra.

Il passaggio alla Juventus tra (tante) gioie e dolori

Divenuto nel frattempo meno agile ma più potente, alla Juventus Vialli non parte benissimo, ma poi ne diventa il capitano e leader indiscusso. Con Lippi in panchina e Baggio e Del Piero che si alternano al suo fianco, raggiunge ogni traguardo, chiudendo proprio col trionfo in Champions League, coppa che alza, da capitano, sotto il cielo di Roma il 22 maggio del 1996. Poi, apripista con Zola e Di Canio, se ne va in Inghilterra.

Anche al di là dello stretto Vialli sa farsi valere e conquista vittorie in campo e fuori, persino nell’inedita doppia veste di allenatore-giocatore con la maglia del Chelsea.

Zeman e le accuse di doping

Nel 1998, assieme ai suoi compagni di squadra, in particolare Del Piero, il suo sviluppo muscolare è oggetto degli strali dell’allora tecnico della Roma Zeman, che fa apertamente riferimento al campione juventino quando denuncia l’utilizzo di sostanze dopanti nel mondo del calcio.

Finirà tutto a “tarallucci e abuso di farmaci” ma la vicenda lo segnerà profondamente a livello morale, gettando comunque un’ombra mai del tutto sgomberata in ambito processuale e soprattutto a livello d’immagine e opinione pubblica.

La nazionale di Vialli, fa sognare ma non vince nulla

Pur segnando 16 reti nelle sue 59 presenze azzurre, Vialli ha un rapporto dolceamaro con la Nazionale che non gli regala grandi soddisfazioni; lanciato da Bearzot poco prima del disastroso Mondiale in Messico del 1986, è tra i protagonisti annunciati della competizione iridata casalinga del 1990 ma non brilla e perde il posto a beneficio dello scatenato Schillaci. Chiude con Sacchi nel 1992 complice il nuovo modulo adottato dal ct azzurro, non proprio congeniale alle sue caratteristiche.

Torna in azzurro da dirigente. La vittoria e la malattia

Dopo il ritiro e le esperienze da allenatore diventa prima apprezzato commentatore televisivo e poi dal 2019 collaboratore dell’amico Mancini e capo delegazione in azzurro, facendo parte del gruppo che conquista l’Europeo nel 2021.

Incarico ricoperto fino alla drammatica rinuncia dovuta al riacutizzarsi del male con il quale ha lottato dal 2017, prima nel più stretto riserbo e poi comunicandolo a viso aperto, raccogliendo la solidarietà e l’appoggio morale da parte di tutti, vecchi avversari compresi.

Commovente l’abbraccio, carico di significati che varcano ampiamente l’ambito strettamente sportivo, che lo vede protagonista proprio con l’ex gemello del gol al termine della gara con l’Inghilterra in quel di Wembley, lo stesso stadio nel quale trent’anni prima si era infranto il loro sogno di portare la Sampdoria sul tetto d’Europa…

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