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Adli: “Non penso al futuro, qui ho un rapporto speciale con tutti. Ibra importante”

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YACINE ADLI PUNTA IL DITO ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

Intervenuto nel corso della trasmissione Milan Media House ‘Unlocker Room’, Yacine Adli ha parlato della sua infanzia e non solo. Queste le parole riportate da Milanews.it.

Adli: “Incontrare Maldini è stato importante”

Sei mai stati in un podcast? E’ la prima volta? Interviste tante podcast mai?
“Sisi, è la prima volta”.

Che bambino era Yacine Adli, che ricordi hai?
“Yacine Adli è un bambino che è cresciuto semplicemente, come penso tanti altri bambini. Sono nato a Villejuif, vicino Parigi, ho un fratello, una sorella, io sono il più giovane. I miei genitori hanno sempre cercato di darmi delle opportunità, non rimanere a casa. Ho fatto tante cose. Mio padre quando ero piccolo mi iscrisse al Judo, facevo anche scacchi, solfeggio, violino. Avevo tanti impegni e facevo tante cose, e dopo è venuto il calcio e mi ha presto la vita”.

Raccontaci un po’ di Parigi, Villejuif. Com’era?
“Non ti dico che Villejuif è il ghetto, ma è una città tranquilla dove si vive insieme e forse se uno viene da fuori ti può dire che è una città un po’ strana, ma io che cono cresciuto là, conosco tutta la gente, quindi mi sento bene là”.

Raccontaci: i tuoi genitori sono arrivati in Francia dall’Algeria?
“Il mio papà è arrivato in Francia che aveva 9 anni, lui è del ’65. Dopo quando è tornato in Algeria è stato seguito anche dalla mia mamma, che è venuta dopo in Francia. Il mio papà parlava già francese, era integrato, e quando arrivi da bambino è più facile. Per la mia mama invece è stato un po’ più duro, ma lei ha lavorato tanto per imparare la lingua, per trovare il lavoro. I miei genitori hanno subito preso il buon treno per andare avanti insieme e poi hanno avuto i bambini”.

Non voglio focalizzarmi sul calcio: che rapporto hai con l’Algeria? Ad esempio ho letto che fai arrivare l’olio da tuo zio. Ti capita di andarci, ci sei mai andato?
“Si sono andato ma adesso sono quasi 12 anni che manco. Ho un rapporto legato ai miei genitori, a quello che contano per me. C’è tutta la famiglia di mamma lì, lei spesso va in Algeria, fa parte della nostra cultura. Abbiamo una famiglia di braccianti, quindi siamo gente semplice e siamo felici con poco. Abbiamo dei valori e sappiamo da dove siamo venuti”.

Qual è l’insegnamento dei tuoi genitori che porti più a cuore?
“Essere un uomo buono. Avere sempre un buon atteggiamento con chiunque”.

Da bambino hai dei flash delle vacanze?
“Ho pochissimi ricordi di quando ero piccolino, perché nel 2012 abbiamo vissuto in famiglia un momento difficile, mia sorella ha avuto un cancro, e questo non lo so se mi ha bloccato ma mi ricordo di pochissime cose prima di questo. Vedere i miei genitori preoccupati, la famiglia in dubbio, mi ha fatto questo effetto. Per noi la famiglia è troppo importante”.

Che rapporto hai con la religione?
“La religione per me è tutto. E’ questo che mi insegna il mio atteggiamento, che mi aiuta nei momenti buoni come nei momenti difficili. Preferisco tenere questa cosa personale, ma per me è tutto”.

Nel 2024 vuoi essere un uomo migliore, un marito migliore, un papà migliore, un compagno migliore, frase che hai detto tu dopo Empoli. Nell’ordine priorità, dunque, famiglia e persona prima di tutto, e mi lego a quello che hai detto prima sugli insegnamenti della tua famiglia. 
“Si mai in realtà tutto questo è legato a una cosa: la soddisfazione di Dio. E’ questo che mi fa pensare così. Comportarmi bene con i miei genitori, con la mia famiglia,  fare il mio ruolo da papà, comportarmi bene con la gente, essere un uomo buono. Tutto questo è fatto per ottenere la soddisfazione di Dio, e lo faccio per questo. E’ questo quello che mi fa evitare di far sbagliare il meno possibile”.

Qual è il numero più importante che hai i rubrica?
“Zlatan Ibrahimovic, ma ho anche Kylian Mbappé, anche se credo abbia cambiato numero”.

Tu hai un rapporto speciale con questi due ragazzi (Leao e Bennacer ndr), vero?
“Io ho un rapporto speciale con tutti, ed è questa la differenza. Si non possono dire che loro sono miei compagni, ma di più. Sanno tutti che qualcuno ha bisogno di qualsiasi cosa io ci sono, sul campo o fuori dal campo, ovunque”.

Ci ha stupito molto il tuo essere uomo spogliatoio. Questo legame con i tifosi, con i compagni. Sei sempre stato così o…?
“Sono sempre stato così, ma fa parte del mio modo di essere. A volte la gente può pensare che io faccio questo così che la gente possa parlare bene di me, ma in realtà lo faccio perché sono fatto così. Non voglio nasconderlo, sono fatto così”.

Come ti chiamano, qual è il tuo soprannome, quello che senti tuo?
“Yas. ma alle volte mi chiamano anche il pianista, il pittore…Il soprannome il pianista è nato dal fatto che mia sorella lo suonava, mi è sempre piaciuto, e qualche volte ho cercato di suonarlo con lei. Ma io sono più per il violino, anche se in realtà sono conosciuto per il canto”.

A fronte di questa tua passione per il canto, non possiamo non chiederti di cantare uno dei cori che canti sotto la curva. Sei un idolo dei tifosi secondo me perché viene fuori l’uomo. Hai ragione, la gente percepisce la tua energia, e quello che traspare, e quindi canterei con te tutti insieme, partendo da te, ‘Da quand’ero piccolino’…
“Da quand’ero piccolino io mi innamorai di te, il mio cuore che batteva non mi chiedere perché, non te lo posso spiegar. non potrai capire mai, quanto è bello l’AC Milan quanto è bello essere noi. Io per sempre ci sarà, quando il Milan giocherà, come quando da bambino la guardavo con papà. Bandito, una vita accanto al diavolo, e la sciarpa rossonera, con orgoglio indosserà, e fiero, di aver scelto sempre e solo te, ogni giorno nella vita, cosa più bella non c’è (intonano il noto coro della Curva Sud Milano ‘Bandito’ ndr)”.

Fra l’altro tu hai imparato l’italiano velocissimo
“Si l’ho imparato veloce. Non ho fatto lezione. Sono uno che parla tanto, quindi per uno come me è più facile”.

Rapporto con lo spogliatoio, dicci qualcosa. I tifosi vogliono sapere: chi è quello che entra sempre felice, quello che canta? Dacci qualche chicchetta croccante
“Forse per questo faccio parte della vecchia scuola: quello che succede nello spogliatoio rimane nello spogliatoio. Non ti posso dire niente”.

Dei francesi della storia del Milan, esclusi i tre di ora, conosci qualcuno personalmente?
“No, ho visto una volta Papin quando giocavo per la Francia U17. Abbiamo fatto una partita contro la Germania, segnai, e lui mi venne a vedere”.

Alla fine della tua esperienza al Milan, fra 62 anni, Adli dove vuole andare?
“Rimanere nella storia del Milan è diffiicle, devo fare tante cose. Quindi non lo so, vedremo. Non sono uno che parla del futuro”.

A proposito di futuro, a noi incuriosisce sapere se hai qualche idea post carriera, su cosa fare dopo. E’ chiaro che è molto presto, ma investimenti, stai mettendo via qualcosa…
“Nono, non guardo così lontano. Se torniamo anche sulla religione, noi sfruttiamo sempre il momento, il presente, perché non sappiamo se saremo vivi domani”.

Come hai conosciuto la tua ragazza?
“Ho avuto una sola ragazza nella mia vita, lei, e non so se ci so fare con le ragazze. Con lei è andata bene, ma è un po’ il mio punto debole. Forse non sarà contenta, ma non parlo mai di lei, preferisco tenere tutto quello che penso di lei per me”.

Con Instagram invece che rapporto hai. Lì ti scrivono i tifosi, leggi o troppo impegnativo?
“Leggo poco, però seguo quello che succede su Instagram. Faccio i post per il post partita, me è un rapporto tranquillo”.

Sulla foto con Okafor e Reijnders in montagna, andata super virale fra i tifosi del Milan al momento della pubblicazione
“Si avevamo due giorni liberi, quindi siamo andanti in montagna insieme. Abbiamo fatto un pranzo, all’inizio abbiamo detto ‘Dai facciamo il pranzo fuori’, poi quando ci siamo tolti i guanti per mangiare ci siamo resi conti faceva un freddo incredibile. Quindi siamo entrati dentro ed abbiamo trovato queste pellicce abbiamo detto ‘Dai, facciamo una foto così’. E quando siamo andati là, Tijjani ci ha fatto un regalo portando un paio di occhiali per tutti, quindi li abbiamo messi e ci siamo fatti questa foto, un bel ricordo”.

Tu sei organizzatore di feste, quello che fa più scherzi
“In realtà quello che fa più scherzi di tutti è Florenzi. Scherziamo tutti i giorni”.

Quando è stata l’ultima volta che hai pianto e perché?
“Non lo so. A volte a me piace piangere per niente. Mi piace creare delle storie nella mia testa, come ‘Cosa faccio se rimango da solo senza bambini’, oppure ‘Se non ho più Dio con me’. Mi fa bene. Prima della partita, però non penso a niente, cerco di divertirmi e far divertire il tifoso”.

Come le vivi le 24 ore prima della partita?
“Prima, quando ero più giovane, ero veramente concentrato sulla partita. Non era per me il miglior modo di essere. Adesso sono tranquillo, non ci penso proprio, ci penso solo nel momento in cui l’arbitro fischia l’inizio. Prima della partita faccio una giornata veramente banale, sono in camera, guardo qualcosa sul telefono, faccio le preghiere, faccio delle lezioni di arabo con i miei professori..”.

Hai qualche scaramanzia?
“No, zero”.

Quali sono stati gli incontri più incredibili della tua carriera?
“Il mio procuratore, con cui ho un rapporto incredibile. E’ come se facesse parte della mia famiglia, lo ascolto come un grande fratello, quasi un papà. Paolo Maldini, il suo incontro mi ha fatto crescere. Mike Maignan, mi ha dato tanto. Però penso che tutte le persone che incontri sono importanti. Non voglio essere banale, ma hai sempre da imparare da chiunque incontri, per questo devi avere sempre gli occhi aperti e le orecchie pronte ad ascoltare, perché anche se a volte pensi non hai più da imparare c’è sempre. Come una persona c’è anche un professore, un Sheikh dell’Islam che mi ha fatto imparare tante cose”.

Qual è la cosa più infantile che fai tutt’ora?
“Le figure Panini”.

Puoi esprimere tre desideri
“La salute, essere felici e vincere”.

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