Balotelli, che sia la volta buona?

260

Nizza è l’ultima tappa di un percorso vorticoso, riuscirà SuperMario a scacciare i suoi demoni?

Spesso, vedendo giocare Mario Balotelli, si ha avuto l’impressione di un ragazzo coivolto controvoglia in un gioco all’inizio seducente e allettante, che poi, con le sue regole contorne e scritte in appendici microscopiche, gli si è ritorto contro.

Un ragazzo quasi annoiato da proprio talento, difficilmente in grado di regalare una qualsiasi emozione positiva, anche nei momenti più fulgidi di una carriera finora ricca di punti di domanda. Come se il vestire i panni della superstar fosse diventato un onere più grande di lui, un abito di certo non confezionato su misura, che inibisce ogni naturalezza nel movimento e alla lunga soffoca chi lo indossa.

Rabbia, soltanto quella. Ma di quella negativa, che logora all’interno e crea nemici all’esterno, spesso immaginari.

Dalla memorabile doppietta contro la Germania, negli ultimi quattro anni SuperMario ha centellinato impegno e dedizione al lavoro, lottando con quell’iconografia che lo vuole più icona pop che calciatore, più personaggio da riviste patinate che idolo delle curve. E passando di stagione in stagione, fra una Milano rossonera che lui ha ripagato soltanto in parte e un Anfield che non può vederlo neanche in fotografia, abbiamo assistito ad uno spreco enorme. E non ci riferiamo soltanto al Balotelli calciatore.

IN COSTA AZZURRA PER TORNARE A SORRIDERE

Nizza rappresenta a questo punto per lui un approdo decisivo, per porre fine agli incubi e zittire i suoi demoni. E soprattutto per smascherare il calciatore vero travestito spesso da bluff, come certi suoi colleghi lo hanno apostrofato in più tornate. E dati alla mano era difficile dargli torto.
Senza necessariamente scomodare quei sentimenti d’invidia e livore che comunque regnano sovrani in un mondo contorto come quello pallonaro, e che nonostante tutto Balo ha spesso usato come pretesto e scusante per mascherare le sue debolezze e le sue mancanze.

Vedendolo segnare nel derby, fralaltro sentitissimo, contro il disastrato Marsiglia di questi ultimi tempi, abbiamo assistito ad una rivoluzione dell’oleografia che spesso ha rappresentato SuperMario agli occhi del mondo. Una rivoluzione marchiata da un sorriso distensore che non può non aver fatto gioire, e sorprendere al tempo stesso, chi negli ultimi anni è rimasto scottato dal suo clamoroso declino.
Un rigore realizzato con giustezza e una sgrullatina di testa per scendere dalla giostra, piantare i piedi per terra e ricominciare a sognare. E soprattutto a divertirsi, cosa che anche in passato, nei suoi momenti miglior,i raramente ha dimostrato di fare.

Nizza si è innamorata di lui all’istante, e non poteva essere altrimenti. La Ligue 1, campionato spesso violentato dalla dittatura stucchevole e glamour del PSG, diventa una realtà decisamente più interessante e capace di regalare storie nuove e, si spera, un epilogo sorprendente.

Immaginare un Balotelli in grado di sconquassare le granitiche gerarchie degli ultimi quattro anni è un pensiero che rasserena, perchè l’icona plastificata di questo calcio 2.0 sveste i panni vestiti finora, per indossare quelli di un Don Chisciotte in salsa nizzarda pronto ad abbattere i mulini a vento e a regalare un po’ di romanticismo in uno sport dove si parla troppo di finanza e meno di uomini.