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Buon compleanno, Francesco Totti

Candela Scudetto Roma 2001

Nel 1987 uscì il film “I miei primi quarant’anni” per la regia di Carlo Vanzina e con protagonista Carol Alt: la pellicola, un mix tra la commedia, il film romantico ed il soft core, fu un vero successo al botteghino. Francesco Totti allora aveva undici anni mentre proprio oggi compie i suoi “primi quarant’anni”.

Buon compleanno, Totti

Ne ha fatta di strada quel ragazzino che debuttò timidamente a poco più di sedici anni, il 28 marzo 1993, in un Brescia-Roma e che oggi è il Simbolo (con la S maiuscola) di una squadra e di una città intera. Da quella partita ne sono passate altre 762 partite (605 totali in Serie A), con centodiciassette assist e 306 reti, di cui solo 250 in campionato, tutte in maglia giallorossa. Ma Totti non è solo un giocatore della Roma, di cui ne è il capitano indiscusso: Totti è la Roma e la Roma è Totti. Ed in città ci sono ben due murales a lui dedicati, uno nel rione “Monti”, dipinto dopo la vittoria dello scudetto del 2001, e l’altro nel quartiere San Giovanni, grosso come una casa, nel vero senso della parola. Il motivo? Totti è unico nonché vero core de Roma.

Il “Pupone” è l’idolo della Curva Sud, il feudo del tifo giallorosso, ed ogni qualvolta che lo speaker dell'”Olimpico” grida il suo nome, tutto lo stadio grida ancora più forte il nome del suo Capitano.

Totti si sta preparando per l’importante match di Uefa Europa League, che vedrà la Roma giocare dopodomani in casa contro i rumeni dell’Astra Giurgiu per cercare la prima vittoria europea della stagione, dopo il fallimento nei play off contro il Porto ed il pareggio contro il Viktoria Plzeň.

Chissà se dieci anni fa, dopo il brutto fallo alla caviglia subito in un Roma-Empoli che poteva compromettergli la convocazione in Germania, avrebbe pensato di arrivare a soffiare le quaranta candeline giocando ancora a calcio. Ma il Francesco Totti di oggi è solo un 40enne nella testa, perché fisicamente è integro e carico come se avesse almeno dieci-quindici anni di meno, anche se non ha il passo per giocare una partita intera ma quando entra in campo sono dolori per gli avversari. E la testa va subito allo scorso Roma-Samp: 1 a 2 dopo la fine del primo tempo, il numero 10 in campo subito nella ripresa e tra il 61′ ed il 93′ ha servito l’assist per il pareggio di Dzeko e all’ultimo secondo ha realizzato il rigore della vittoria. Non a caso domenica non appena è entrato in campo, i tifosi del Torino lo hanno applaudito fragorosamente.

Molti giocatori a quarant’anni hanno smesso da tanto tempo, ma lui no: Totti sempre in prima linea, Totti sempre sul pezzo, Totti sempre più idolo di una tifoseria che spera arrivi il più tardi possibile il 28 maggio 2017, giorno di Roma-Genoa all'”Olimpico” in quella che sarà l’ultima partita del numero 10 non solo da giocatore della Roma, ma da calciatore professionista.

E per Spalletti contare su un giocatore come il capitano è una manna dal cielo. Eppure il tecnico di Certaldo aveva compiuto (secondo l’ottica dei tifosi romanisti) lo scorso campionato un atto di lesa maestà: non credere più in Francesco Totti, trattandolo come l’ultimo degli arrivati. Tutti ricorderanno la cacciata del capitano dal ritiro prima della partita contro il Palermo dello scorso 21 febbraio (Spalletti fischiatissimo nel pre-partita), i pochi minuti contro il Real Madrid in Champions League (dove lo stesso Totti disse ad un giornalista di non intervistarlo perché non contava più nulla), le tante panchine ed i tanti subentri successivi in stagione. E tutti contro Spalletti che alla fine dovette dare più spazio al giocatore, il quale lo ripagò in pieno. Gli amanti del calcio, come in tutte le diatribe, si divisero in pro-Totti ed in anti-Spalletti. Solo che l’ago della bilancia è in favore dei sostenitori dell’eterno capitano giallorosso. Al cuor non si comanda, figurarsi se a comandarlo è colui che sta riscrivendo la storia del calcio italiano degli ultimi venticinque anni.

Il ragazzo di Porta Metronia è un giovanotto che non vuole smettere di fare ciò che gli riesce meglio, quello che sa fare più di tanti altri colleghi più giovani e più viziati e che dovrebbero abbassare la testa al suo cospetto (calcistico): fare il trascinatore, neanche il calciatore. Perché Francesco non gioca, trascina la sua squadra del cuore di cui è da sempre tifoso e, come un effetto domino, la sua passione e la sua emozione viene trasmessa ai compagni che, quasi come dei militari, obbediscono al loro maggiore in grado.

Francesco Totti è un patrimonio del calcio non solo italiano ed europeo, ma anche mondiale. E’ conosciuto in tutti i lati del Mondo, i grandi giocatori del passato e del presente per lui hanno avuto solo parole di elogio e di invidia. Qualche allenatore del passato lo voleva dare alla Sampdoria in prestito, il Real Madrid (ma anche la Juventus e tante altre squadre), pur di tesserarlo, avrebbe firmato tonnellate di carte false. Ma lui ha voluto dare anema e core alla Roma, alla “sua” Roma. Magari avrebbe potuto vincere di più, ma a lui alla fine è andato bene così: uno scudetto con la Roma vale (forse) l’intero palmares del Real Madrid.

E rimanendo alla Roma, Totti è stato capace di farsi amare per la sua goliardia e per le maglie mostrate nei derby: dal “Carica ragazzi!” del 29 novembre 1998 al “Vi ho purgato ancora” del 1° aprile 1999; dal “6 unica” dedicato all’allora fidanzata (ora moglie) Ilary Blasi del 10 marzo 2002 al Totti “regista” che manovrava una telecamera a bordo campo il 21 aprile 2004; dalla “simulazione” del parto del 23 ottobre 2005 al grido “Godo come un maiale” del 8 aprile 2013 fino al selfie con sullo sfondo la Curva Sud dopo il gol dell’11 gennaio 2015. Di derby, il Pupone ne ha giocati ben (a oggi) 41, segnando undici reti: è il giocatore con più presenze e gli manca una rete sola per agguantare Dino da Costa, top scorer storico della stracittadina capitolina. Batti pure ‘sto record, France’.

Ma la storia del Totti giallorosso toccò l’apice il 17 giugno 2001, ultima di giornata di campionato: 3 a 1 al Parma e Roma, dopo diciotto anni, sul tetto d’Italia, sfilando il tricolore ai “cugini” laziali.

Il palmares personale di Totti vede anche la vittoria della Scarpa d’Oro (il premio al calciatore che ha segnato più gol in Europa in un campionato), che il numero 10 giallorosso si aggiudicò nell’edizione 2006/2007 con 26 reti. E sempre in quell’anno il giocatore vinse la classifica marcatori di Serie A, a distanza di ventuno anni dalla vittoria di Roberto Pruzzo, ultimo romanista a riuscirci nell’impresa.

Sono inoltre diciotto anni che Francesco Totti indossa la fascia di capitano della Roma, appartenuta, negli anni, a gente di spessore come Fulvio Bernardini, Guido Masetti, Amedeo Amadei, Giacomo Losi, Agostino di Bartolomei, Beppe Giannini e Aldair. E proprio “Pluto” gliela diede il 31 ottobre 1998 e da allora Totti non l’ha più lasciata: dopo dodici anni, la fascia tornava ad un romano de Roma di appena 22 anni. E chissà se dopo il suo ritiro finalmente Daniele de Rossi si scrollerà di dosso l’etichetta di “Capitan futuro”.

Tutto il Mondo ci invidia un giocatore di questo tipo: atleta completo, assist man, goleador di sempre del club di cui fa il tipo da quando era piccolo, uomo spogliatoio ed ambasciatore della romanità nel Mondo.

Quello di oggi è un Francesco Totti sicuramente più maturo, più conscio delle sue possibilità e delle sue qualità: è lontano lo sputo a Christian Poulsen ad Euro2004 come è lontano il calcio a Mario Balotelli nella finale di Coppa Italia del 5 maggio 2010, come è lontano il tempo dei libri delle barzellette. Oggi Totti è un padre di famiglia, è un Totti che non vorrebbe smettere mai, è un Totti che vorrebbe regalare il quarto scudetto alla Roma, è un Totti che non vuole fare il dirigente nel breve periodo, è un Totti che vuole incidere il suo nome nella storia del calcio italiano. E pazienza se non dovesse superare il record di gol in Serie A che dura dal 1954: da allora Totti è l’unico ad essersi avvicinato di più al record di Silvio Piola e per eguagliare l’attaccante lomellino gli mancano ancora ventiquattro reti.

Francesco Totti è sempre stato un esempio per tutti, anche per i tifosi delle squadre avversarie. In questo calcio mordi e fuggi non nasceranno altri Francesco Totti ed altre bandiere come lui (Baresi, Maldini, Costacurta, Zanetti, del Piero). E questo è un peccato.

La nostra generazione però è fortunata perché ha potuto vedere giocare un uomo che ha lasciato un segno nella storia di questo sport e nel cuore della sua città.

Buon compleanno, Capitano.

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