Napoli: Nun ce scetate ‘ra stu suonno

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Napoli

Lunedì sera il match clou della 14a giornata ha visto il Napoli vincere 2 a 1 al “san Paolo” contro l’Inter. Grazie a quella vittoria, i partenopei guidano in solitaria la classifica con 31 punti, con un +1 sui ragazzi di Roberto Mancini. Una partita mai messa in discussione che ha visto Hamsik e compagni passare in vantaggio già dopo 64” con un gran gol di Gonzalo Higuain, che si è ripetuto al 62′ contro un avversario in dieci uomini. Al 67′ il neo entrato Adem Ljajić ha riacceso la partita e l’Inter ha colpito due legni nel giro di un minuto nel recupero. Napoli non solo una macchina perfetta, ma anche una macchina…fortunata.

Quattordici partite, nove vittorie di cui cinque tra le mure amiche dove sono cadute nell’ordine Lazio (5 a 0), Juventus (2 a 1), Fiorentina (2 a 1) ed ora i nerazzurri milanesi. Gli azzurri non perdono in casa da 31 maggio scorso.

Nulla da eccepire, visto che il Napoli sta facendo un campionato sopra le più rosee aspettative e che sta impressionando tutti per solidità, forza, grinta e capacità realizzativa.

E come se non bastasse, ecco arrivare puntuale la cabala, tanto cara ai napoletani: l’ultima volta che i partenopei erano soli al comando del torneo risale a 25 anni fa. Erano i tempi di Diego Armando Maradona, Antonio Careca, Ciro Ferrara, Ricardo Alemao e mister Albertino Bigon in panchina. E domenica prossima il Napoli farà visita al Bologna: il 22 aprile 1990 il Napoli vinse nella città felsinea 4 a 2 (reti di Careca, Maradona, Francini e Alemao) ipotecando il titolo. Titolo che arrivò la settimana dopo con la vittoria contro la Lazio con il gol (leggendario) di Marco Baroni. “San Paolo” in festa tre anni dopo il primo, incredibile, scudetto.

Ed è proprio il tanto contestato (strutturalmente) stadio partenopeo la risorsa in più di questo Napoli. L’altro ieri sera a Fuorigrotta, 54 mila tifosi hanno cantato tutta la partita la loro gioia e a fine partita la squadra è andata sotto la curva “B” a cantare insieme a loro Una città pazza per la propria squadra, una squadra che sta facendo sognare un’intera città.

Per il Napoli, quello di lunedì sera è stato il 18° risultato utile consecutivo in stagione e da ventiquattro giornate segna almeno una rete in casa. Ad oggi il Napoli ha segnato 26 reti incassandone solo nove (come l’Inter), diventando la sesta difesa europea (top il Bayern Monaco con sei reti al passivo finora). Finora Higuain e compagni solo una volta non hanno segnato per primi (13 settembre, terza giornata, avversario l’Empoli) e nelle ultime undici partite giocate in campionato, il Napoli ha incassato solo tre reti.

La nota “negativa” della festa di lunedì sera è stato il gol di Ljajić che ha messo fine all’imbattibilità in campionato di “Pepe” Reina dopo 533 minuti: prima dell’attaccante serbo, l’ultimo a segnare all’ex portiere del Bayern Monaco era stato Kalinic circa un mese e mezzo prima. Una striscia che per ora non ha eguali in Europa

E la deviazione sul palo del colpo di testa di Miranda è valsa quasi quanto una rete.

Chi compone la spina dorsale di questo Napoli dei miracoli? Semplice, ReinaJorginhoHiguain. Da leggere tutto d’un fiato.

Lo spagnolo ha incassato, come detto, nove reti e spesso non è stato impegnato, ma quando è stato chiamato in causa, ha sempre fatto il suo dovere. Uomo-spogliatoio mancato molto al Napoli (cosa è andato a fare di preciso a Monaco di Baviera lo scorso anno?), è amato dalla folla e lui ama la folla partenopea e con il giro di campo con i pugni chiusi ha fatto impazzire uno stadio intero. Ah, in quindici anni di carriera ha vinto un solo titolo nazionale, ma da comprimario. Che sia arrivato il momento giusto a 33 anni?

A centrocampo, davanti alla difesa, si muove leggiadro uno che sarebbe dovuto essere altrove: Jorge Luiz Frello Filho, detto Jorginho, dopo un inizio in salita lo scorso anno, ha preso confidenza con il “mezzo” (il Napoli è il suo primo top team in carriera) e coadiuvato da Allan (che bell’acquisto, signor Giuntoli) e da “Marek-iaro ” ha reso il centrocampo del Napoli uno dei più solidi d’Europa. Nel 4-3-3 sarriano, il ragazzo nato a Imbituba recupera palloni come pochi in Italia ed in Europa.

Ci ha visto bene Sarri credendo in lui fin sa subito, dicendo al suo presidente di non cederlo in quanto gli avrebbe trovato lui la posizione giusta in campo. Detto, fatto: ora il biondo numero 8 ha una valutazione di mercato molto più alta di questa estate e se a giugno (se continuerà a giocare così), oltre magari a strappare una convocazione al CT Conte per la Francia, verrà ceduto, porterà nelle casse napoletane tanti soldi. Ma uno così non si cede.

E poi davanti c’è Lui, Gonzalo Higuain. Un nome, una garanzia, un sacco di gol. Il numero 9 ha segnato finora 12 reti (14 compresa l’Europa League) con una media di 0,86 gol a partita. E fa sorridere (amaramente) che il ragazzone nato per caso a Brest non sia nemmeno entrato tra i best 59 stilati dalla FIFA per il Pallone d’oro 2015: la doppietta di lunedì sera può essere considerata una (piccola) rivincita contro chi guarda più alla mediaticità dei giocatori e non a chi, come l’ex River e Real, bada alla sostanza. Nelle sette partite giocate finora in casa, il numero 9 azzurro ha segnato dieci reti, per un totale di 67 reti da quando ADL lo ha strappato al Real Madrid nell’estate 2013.

Gonzalo Higuain, il vero ed indiscusso top player del nostro campionato e, ad oggi, capocannoniere con dodici reti, dimostrandosi un marcatore davvero implacabile.

Higuain è l’attaccante che farebbe comodo a tutti i tecnici: forte fisicamente, dotato di un senso del gol spiccatissimo unito ad una dose di altruismo molto forte visto che se non segna, fa segnare i compagni (Insigne ringrazia, per l’appunto) e se necessita torna anche a centrocampo, involandosi poi verso la trequarti avversaria. Facendo la gioia non solo dei tifosi del “san Paolo”, ma anche di quelli che lo hanno nelle proprie squadre al fantacalcio.

Gonzalo è un vero trascinatore, ogni volta che tocca la palla ha sempre un raddoppio di marcatura e il più delle volte lascia i difensori sul posto, involandosi verso la porta dove quasi sempre gonfia la rete. Insomma, Higuain tesoro ma soprattutto “oro di Napoli”. E con un presidente-produttore cinematografico come de Laurentiis, questo aggettivo calza proprio a pennello. Ma non si scopre ora il talento dell’attaccante che ha ancora qualche problema con i rigori: in dodici anni di carriera (e con solo tre maglie all’attivo) ha segnato la bellezza di 203 reti.

Del resto gli argentini a Napoli hanno fatto sempre bene e si sono trovati a casa dalle parti del Vesuvio: da Guillermo Stábile a Bruno Pesaola a Omar Sivori, da Maradona e Daniel Bertoni, da Roberto Ayala a Roberto Sosa, da Hugo Campagnaro ad Ezequiel Lavezzi, il Napoli ha ballato bene il tango in tante stagioni.

Gonzalo Higuain si sta consacrando in maniera definitiva nella città che ama il calcio più visceralmente di qualunque altra in Italia, e per una classifica marcatori che vuole vincere a tutti i costi.

Chi non si lascia scalfire dall’emozione del momento è Maurizio Sarri, che ha già la testa al Bologna.

Arrivato tra i mugugni e la diffidenza più estrema visto che arrivava dai buonissimi risultati di Empoli ma che era a digiuno di serie A medio-alta e di Europa, il mister toscano sta facendo giocare bene i suoi ragazzi e può contare sull’apporto di un ottimo Kalidou Koulibaly, un rinato Marek Hamsik ed un Lorenzo Insigne che con il “pipita” fa ammattire tutte le difese avversarie. Ma anche Raul Albiol, Allan, Faouzi Ghoulam e, fino al loro stop, Dries Mertens e Manolo Gabbiadini stanno dando grosse soddisfazioni alla curva “B”.

Ed invece l’occhialuto tecnico di origine fiorentina ma nato casualmente a Napoli e che usa i droni in allenamenti ed in panchina va in tuta, con il suo bel gioco sta trasformando il Napoli in una squadra pronta a lottare per il titolo e non più per le “coppette”.

Sarri, toscano atipico non guascone, guardando la classifica, ed incalzato dai giornalisti, ha detto che con 31 punti non ci si salva nemmeno. Una frase che sembra smorzare gli animi, ma sicuramente detta per far volare basso i suoi ragazzi in quanto da oggi alla fine del torneo (ultima giornata, il 15 maggio in casa contro il Frosinone) mancano ancora ventiquattro partire e c’è una Europa League da onorare e da proseguire il più possibile, magari arrivando finalmente in finale dopo ventisei anni.

Il Napoli di Maurizio Sarri è la squadra top di questa Serie A che sta giocando meglio e che sta impressionando di più. Il campionato è lungo, ma le avversarie devono cercare di ricompattarsi per evitare che lo svantaggio possa aumentare di settimana in settimana.

Poco prima della vittoria del primo scudetto, sul balcone di una casa napoletana apparve il mitico striscione “si chist è nu suonno nun me scetà” (se è un sogno, non svegliatemi). A Napoli sono scaramantici per definizione e chissà se quello striscione esiste ancora. Chissà mai che possa venire rispolverato e messo ancora una volta sullo stesso balcone.

Ma lasciate dormire il suo proprietario nel frattempo, però.