Home Editoriale C’erano una volta le milanesi. Inter e Milan cercasi disperatamente…

C’erano una volta le milanesi. Inter e Milan cercasi disperatamente…

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Il direttore mi chiede un punto della situazione sulle milanesi, la sera prima ho visto a San Siro il Match for Expo 2015. Una consecutio che innesca inevitabilmente un mood mentale particolare. Per fare un punto della situazione sulle milanesi dovrei parlare di mister Bee e del 51% di Milan che Berlusconi parrebbe intenzionato a tenere per sé. Ci sarebbe un Pippo Inzaghi che ne prende due o tre alla volta ma alla fine in sala stampa elogia il carattere dei suoi. Oppure, sull’altra sponda del Naviglio, un Roberto Mancini che vince due partite e alla terza, in casa col Chievo, floppa miseramente e porta a casa un solo punticino compromettendo la corsa per l’Europa League.

Ci sarebbero un po’ di cose da scrivere ma… Vedete, il dovere di cronaca è sacro, ma il cuore pretende qualche soddisfazione, ogni tanto. E allora a Milano, ieri sera, è andato in scena un amarcord da lacrimuccia, specie se si pensa ai tempi grami che stanno vivendo Inter e Milan. E’ stata la serata di Zanetti, con il 4 che è diventato eternamente suo. Personalmente non amo i ritiri delle maglie: adoro, per esempio, il 7 del Manchester United passato da Best a Beckham fino a Cristiano Ronaldo. E’ bello, intendo, poter sognare di indossare la casacca che è stata di un mito del passato. Detto ciò, Javier Zanetti merita tutto questo dopo una carriera, dentro e fuori dal campo, da campione assoluto. E Crespo? Il Valdanito, a un certo punto, ha fatto fuori Ranocchia con facilità disarmante per poi insaccare a modo suo. Ancora fortissimo nonostante vecchietto l’attaccante argentino o sempre troppo sbadato l’attuale capitano dell’Inter? Chissà. La curva nerazzurra ha passato la serata intonando cori ai vecchi campioni, ricordi di un’Inter stellare lontanissima da quella attuale. Cambiasso, Figo, Stankovic, Eto’o, Chivu, Cordoba, Samuel: alcuni con qualche chiletto di troppo, ma piedi, visione di gioco e classe sembrano non avere età.

Dall’altra parte, sponda Milan, Boban, Nesta, Shevchenko, Seedorf, Ambrosini, Inzaghi: gente che ha fatto la storia del Diavolo, gente che il Diavolo l’ha portato in vetta all’Europa e al mondo.  Ritmi bassi, ovviamente, come si addice ad un’amichevole tra vecchie glorie. Ma è bastato rivedere certi nomi sulle maglie e certi palloni accarezzati in quel modo per non riuscire a trattenere una lacrimuccia di nostalgia. Tredici anni fa, in una serata simile, Inter e Milan si giocavano la finale di Champions League in due derby da urlo che facevano di Milano la capitale mondiale del calcio. Sette anni fa il Milan vinceva la quinta Champions dell’era Berlusconi, cinque anni fa l’Inter metteva a segno un Triplete a coronare anni e anni di investimenti incredibili di Massimo Moratti. Roba forte, insomma. Mentre la Torino bianconera si prepara ad una sfida epica contro il Real Madrid, Milano si accontenta di un Match for Expo 2015. Non è il massimo, ma tant’è. E il direttore mi perdonerà se in questo punto della situazione sulle milanesi preferisco scrivere di Zanetti e Maldini piuttosto che di Ranocchia e Montolivo.

 

ph: Komunicare

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