Champions, impresa della Roma: il Barcellona si inchina ai gladiatori

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As Roma

CHAMPIONS, IMPRESA DELLA ROMA- L’ultima volta che la Roma aveva raggiunto la semifinale della coppa più importante d’Europa si chiamava ancora Coppa dei Campioni ed era la stagione 1983/1984. I giallorossi erano campioni d’Italia in carica e nei quarti avevano eliminato la Dinamo Berlino. Trentaquattro anni dopo, la Roma si presenta per la seconda volta nella sua storia al penultimo atto della coppa dalle grandi orecchie con lo scalpo del Barcellona di Messi, Suarez e Iniesta. Contro ogni pronostico, i ragazzi di Eusebio di Francesco hanno estromesso dalla Champions League una squadra come il Barcellona, compiendo una remuntada senza precedenti nella storia del club capitolino.

CHAMPIONS, UNA VITTORIA FANTASTICA 

Una vittoria di cuore, fede e coraggio che tiene alto il nome delle squadre italiane in attesa che anche la Juventus, impegnata questa sera al Bernabeu contro il Real Madrid, compia anch’essa un miracolo sportivo, e portare (almeno) due squadre in semifinale dopo quindici anni. A dire il vero, la Roma era già uscita a testa alta nonostante la sconfitta di mercoledì scorso al Nou Camp per 4-1. Un risultato pesante ottenuto da un Barcellona per nulla stellare come tutti si aspettavano, ma che ha fatto valere il peso della sua forza (ed esperienza) in Europa. Senza contare qualche topica dell’arbitro olandese Makkelie.

CONTRO I FAVORI DEL PRONOSTICO

Tutti i bookmakers davano la Roma ieri sera eliminata. E invece, De Rossi e compagni hanno compiuto una vera impresa sportiva contro chi a Roma aveva vinto la Champions nel 2009 e chi aveva già in cantiere ben quindici semifinali. Impresa titanica, considerando che i catalani avevano in campo il cinque volte Pallone d’oro Messi, il Maestro Iniesta, il “pistolero” Suarez e mister 150 milioni Ousmane Dembélé.

UNA SERATA INDIMENTICABILE 

E’ stata la serata di Allison, di Manolas, di de Rossi e Dzeko. E non solo perché il greco, “capitan futuro” e il bosniaco abbiano segnato ed il portierone di Novo Hamburgo abbia parato tutto e con una sicurezza disarmante, ma perché se i giallorossi sono entrati tra i top 4 team d’Europa il merito è stato sopratutto loro. Senza nulla togliere ai vari Fazio, Juan Jesus, Kolarov, Florenzi, Nainggolan, Schick (al debutto europeo), Strootman e a chi ieri ha regalato al proprio popolo (accorso numerosissimo all’Olimpico) un’impresa titanica. I meriti di grandi momento di calcio vanno a tutti, dal presidente all’usciere di Trigoria.

IL SUPEREROE BOSNIACO

Ma se c’è da trovare un Eroe con la E maiuscola, il prescelto non può essere quello che a gennaio doveva andare al Chelsea ma che ha rifiutato il trasferimento per rimanere in giallorosso per continuare il percorso nato tre anni e mezzo fa dopo un avvio molto difficile e che oggi vede Edin Dzeko come un attaccante forte, completo e che ha raggiunto il suo zenith. Lo stesso bosniaco, in gol sia a Barcellona che ieri sera, aprendo le danze, è già a sei gol in questa stagione di Champions League e all’Olimpico si è trasformato per una sera in…Lionel Messi. Perché se ieri la “pulce” è stato praticamente nullo, il numero 9 di Sarajevo si è trasformato (con i limiti del caso) nel numero 10 blaugrana, prendendo la Roma per mano e portandola nell’urna di Nyon. E quando ci saranno i sorteggi venerdì a mezzogiorno, le altre tre che competeranno per arrivare a Kiev e vincere la coppa dovranno fare i conti con lui e con la sua pazza Roma.

IL RISCHIO CESSIONE

Che sliding door: pensate se Dzeko avesse seguito Emerson Palmieri a Stamford Bridge a gennaio. I tifosi giallorossi non possono che amare ancora di più di quanto non lo amino quell’attaccante enorme che durante il suo primo anno si diceva non vedesse la porta (nel vero senso della parola) e che oggi ha mandato a casa la premiata ditta Messi-Suarez-Iniesta che per il secondo anno consecutivo esce ai quarti contro un’altra italiana e dopo un altro 3-0. Lo scorso anno c’era riuscita la Juventus con un grande Dybala, quest’anno la Roma con un altrettanto grande Dzeko.

LA RIVINCITA DI MONCHI

Una pazza Roma, una squadra con del grosso potenziale ma che in campionato fa molta fatica (nonostante sia ancora in corsa per un posto in Champions) ma che nelle notte europee si trasforma. Una sorta di dottor Jekill e mister Hyde…in pantaloncini corti e scarpini con i tacchetti.
Ma un merito, importantissimo, lo ha anche il direttore sportivo di questa Roma, Ramón Rodríguez Verdejo “Monchi”. Arrivato in pompa magna in estate, era noto per essere un vero fuoriclasse nel suo ruolo ma all’inizio è stato criticato dai tifosi perché pensava a fare enormi plusvalenze a scapito dei risultati. Gli si imputava di aver portato a Trigoria giocatori strapagati come Schick, sopravvalutati come Defrel, sconosciuti come Under ed ex laziali come Kolarov e ceduto gente come Rudiger, Salah, Paredes e non aver trattenuto Szczęsny per darlo alla concorrenza bianconera. Con il senno di poi, Monchi ha fatto un qualcosa di strepitoso. Ha trattenuto Dzeko, ha convinto Manolas a rimanere in estate, ha dato fiducia ad El Shaarawy e creduto come non mai a mister di Francesco quando in molti credevano che non fosse pronto per allenare una grande squadra. Monchi è il vero deus ex machina di questa Roma. Nella città eterna ci sono tanti monumenti e qualche tifoso romanista, siamo sicuri, avrà chiesto che venga eretto un qualcosa in onore del direttore andaluso.

CHAMPIONS: VERSO I SORTEGGI

Venerdì ci saranno i sorteggi e la Roma sarà la vera mina vagante. Partita nei quarti come Cenerentola, ora è l’avversaria più temibile e che lotterà fino alla fine (e senza nulla da perdere) per raggiungere, a distanza di trentaquattro anni, un’altra finale di Champions.
Ieri, come oggi, c’è ancora il Liverpool, che ha estromesso il Manchester City di Pep Guardiola, rovinando la serata a tutta la Catalogna. I tifosi sognano una rivincita contro i Reds, magari proprio ai rigori. Quei rigori che, la sera del 30 maggio 1984, all”Olimpico, punirono la Lupa contro il Liverpool.
Ma prima di pensare al prossimo avversario ed, eventualmente, alla finale Kiev, lasciamo i ragazzi di di Francesco e i loro tifosi a godersi questa “notte di sogni e di Coppe dei Campioni”.