Esclusiva – Tagliente: “Per battere il terrorismo è fondamentale non cambiare abitudini”

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Tagliente

Sportivo di alto livello (atleta delle Fiamme Oro nella lotta greco – romana, insignito della Stella d’oro al merito sportivo del Coni e della Medaglia d’oro al merito sportivo dalla Fijlkam), profondo conoscitore del mondo dello sport ed amante dello stesso, Francesco Tagliente ha ricoperto i ruoli più importanti all’interno dell’Amministrazione di Pubblica Sicurezza. Già Presidente dell’Osservatorio Nazionale per le Manifestazioni Sportive, nonché responsabile della Sicurezza della Nazionale di calcio dal 2002 al 2006, l’ex Questore di Roma e Firenze ha fatto parte, tra l’altro, della Commissione Sicurezza dell’Uefa. Con lui abbiamo affrontato i drammatici eventi di Parigi con uno sguardo al presente e, soprattutto, al futuro, cercando di capire quali rischi corrano i grandi eventi sportivi e quali contromisure si potrebbero attuare.

  • Dott. Tagliente nella capitale francese sono stati colpiti luoghi sensibili e di svago apparentemente non collegati tra loro come ristoranti, teatri, lo stadio: è una vera e propria strategia del terrore?
    A distanza di pochi mesi dell’attacco alla sede del giornale satirico francese Charlie Hebdo del 7 gennaio, la Francia il 13 novembre ha subito un altro attentato terroristico questa volta più scioccante, barbaro, vile, terribile, plurimo, fatto con ferocia sanguinaria causando 129 morti (a cui si aggiungono i 7 terroristi) e 352 feriti di cui 99 gravissimi. Un attentato che ha colpito la Francia e la comunità mondiale. Ci sono infatti anche molti stranieri tra vittime dell’attacco. Tra i morti identificati finora vi sono persone di 14 Paesi, oltre alla Francia: Algeria, Belgio, Gran Bretagna, Cile, Germania, Italia, Messico, Marocco, Portogallo, Romania, Spagna, Svezia, Tunisia, Usa. Gli attentatori non hanno puntato solo su obiettivi simbolici, su cui si può concentrare la sorveglianza. Sono stati attaccati anche luoghi affollati il cui effetto numerico e quindi il terrore alimentato è più elevato. Gli attentati sono stati compiuti da uomini addestrati e trasformati in robot della morte per incutere terrore. Concordo quindi nel ritenere questa una strategia del terrore”.
  • C’è grande apprensione per gli eventi sportivi: lei che ne è un profondo conoscitore ritiene che possano diventare obiettivi per l’Isis?
    “Questi ultimi attacchi non fanno stare tranquillo nessun Paese. I terroristi hanno mirato anche all’uomo qualunque. Questo ci conferma anche che nessun luogo può ritenersi immune dal terrorismo. Gli eventi sportivi, come tutti gli altri eventi che richiamano un considerevole numero di persone ora sono da considerare obiettivi esposti a rischio. Ma attenzione a non alimentare la paura. L’Italia dispone di servizi di intelligence e strutture investigative con una grande storia alle spalle, abbiamo maturato una grande esperienza nella lotta al terrorismo sin dagli anni della strategia della tensione durante i cosiddetti anni di piombo, le nostre istituzioni ora hanno una grande capacità di monitoraggio che può rassicurare i nostri concittadini. Parlo del Comitato di Analisi strategica antiterrorismo, dell’Aisi e dell’Aise. Parlo della direzione centrale della Polizia di Prevenzione (l’Ufficio Antiterrorismo) e del ROS dei carabinieri. Ma parlo anche delle strutture investigative territoriali come le DIGOS e gli omologhi Uffici investigativi dei Carabinieri”.
  • Lei fu Probabile Olimpico per le Olimpiadi di Monaco 1972: che ricordi ha di quei tragici eventi che funestarono i Giochi?
    “Un anno prima, nel mese di ottobre del 1971, sono entrato nell’Accademia del Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza. Di quel massacro però ho un ricordo ancora vivo forse perché all’epoca seguendo gli eventi pensavo che se non avessi vinto il concorso in Accademia mi sarei potuto trovare anche io a Monaco. Ricordo bene quell’attentato: I terroristi fecero irruzione negli alloggi destinati alla delegazione israeliana uccidendo subito due atleti che avevano tentato di opporre resistenza e prendendo in ostaggio altri nove membri della squadra olimpica. Un successivo tentativo di liberazione da parte della polizia tedesca portò alla morte di tutti gli atleti sequestrati, di cinque terroristi e di un poliziotto tedesco”.
  • Cosa si può fare, in Italia ed in Europa, per provare a contrastare questa escalation di violenza che sta coinvolgendo anche il mondo dello sport.
    Premesso che le due emergenze mondiali ora sono l’immigrazione e il terrorismo, è bene chiarire subito che lo sforzo di prevenzione può ridurre il rischio di attentati ma non eliminarlo con certezza. E’ difficile difendersi contro un nemico invisibile che può spuntare ovunque. Per la lotta al terrorismo serve intanto una condivisione e cooperazione operativa di tutte le potenze mondiali. I Paesi devono sentirsi uniti come è stato in passato per noi negli anni di piombo. Servono controlli più stretti alle frontiere, non escludendo l’ipotesi di acquisire anche i dati passeggeri. Servono espulsioni mirate, monitoraggio delle carceri e perquisizioni a tappeto nei luoghi dove si ritiene possa annidarsi l’integralismo. Servono controlli specializzati con monitoraggio dei siti, mirate intercettazioni ed agenti sotto copertura. Serve una continua rimodulazione dei dispositivi di controllo del territorio per adeguarlo alle nuove esigenze. Serve una continua penetrazione delle agenzie di controllo sociale e delle forze di polizia nelle periferie per prevenire il radicamento del fondamentalismo islamico. Servono controlli sugli aeromobili a pilotaggio remoto come i droni, metal detector per il controllo accesso nei luoghi ad alta concentrazione di persone. Un valido ulteriore strumento potrebbe essere l’anagrafe delle telecamere, che altro non è che il censimento di tutte le telecamere attive in città per poter agevolare l’attività preventiva, operativa e investigativa delle Forze di Polizia”.
  • Il prossimo anno ci saranno gli Europei in Francia: secondo lei, si dovrebbero svolgere ugualmente in territorio transalpino o il rischio di attentati lì sarebbe maggiore?
    “La minaccia terroristica non dovrebbe mai indurre alla sospensione di un evento programmato come gli Europei di Calcio in Francia e il Giubileo. Diverso è il caso della sospensione degli eventi, come spesso è avvenuto con i nostri campionati di calcio per commemorare le vittime di un attentato. Per battere il terrorismo è fondamentale non cambiare abitudini. Gli atti di terrorismo non dovrebbero farci cambiare i programmi. La lotta al terrorismo la possono fare anche i comuni cittadini continuando a vivere come prima”.
  • Lei è stato a capo della sicurezza della Nazionale. I giocatori sono davvero a rischio durante i grandi eventi? Certe pressioni esterne possono influenzare i ragazzi?
    Il responsabile della sicurezza di una delegazione sportiva che partecipa a una competizione internazionale come le Olimpiadi, i Mondiali o gli Europei di calcio deve garantire la sicurezza anche psicologica dei giocatori, degli atleti e di tutti i componenti della squadra che rappresenta. Per farlo deve anche raccordarsi, prima durante e dopo le gare, con i responsabili della gestione dell’ordine e della sicurezza pubblica designato, dalle Autorità del Paese ospitante, alle misure di sicurezza presso i villaggi e i siti olimpici. Cosa che ho fatto io in Giappone, Corea, Portogallo e Germania da responsabile della sicurezza della Nazionale Italiana di Calcio e che poi nel 2006, per le Olimpiadi a Torino, ho assicurato ai responsabili della sicurezza delle delegazioni, designando come loro referente il Vice Questore Massimo Germani”.
  • La sicurezza degli impianti in Italia: cosa ne pensa e cosa si potrebbe fare per migliorarla.
    “Gli ingressi agli impianti sportivi, piaccia o no, deve avvenire attraverso varchi di accesso, tutti dotati di sistema di videosorveglianza e metal detector portatili. Il numero dei varchi deve essere calibrato alla capienza dell’impianto. Il decreto interministeriale sulla sicurezza degli impianti del 6 giugno 2005 ormai è datato alle esigenze di 10 anni fa”.