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Football Legend Paolo Maldini

Maldini

Maldini

Lo chiamavano “Cuore di drago” ed è stato una Bandiera, nel vero senso della parola. E’ stato il più forte terzino sinistro della Storia ed esempio di correttezza sportiva. Si dice che giocatori come lui ne nascano pochi, perché è facile fare il calciatore ma è difficile fare il…Paolo Maldini.

PAOLO MALDINI, UNA VITA IN ROSSONERO

Milanese del 1968, Paolo Maldini è stato uno dei giocatori più importanti della storia del calcio italiano, nonché uno dei più vincenti. Difensore completo, elegante, potente, dal tackle (vincente) facile e con una falcata da centometrista, ha giocato dal 1978 (pulcini) al 31 maggio 2009 con una sola maglia, quella rossonera del Milan.

LE VITTORIE COL MILAN

Con il club meneghino, Paolo Maldini vinse sette scudetti, una Coppa Italia, cinque Supercoppe italiane, cinque Supercoppe europee e, soprattutto, cinque Champions League e tre Coppe Intercontinentali (di cui un Mondiale per club). Nella sua bacheca mancano però due trofei: il Pallone d’oro e la Coppa del Mondo. Nel primo caso, il fatto di essere stato un difensore non lo ha messo nella condizione di poter vincere l’ambito premio di France Football, arrivando due volte terzo nel 1994 e nel 2003, mentre il 17 luglio 1994 solo la sconfitta ai rigori contro il Brasile gli negò la gioia di alzare al cielo la coppa che tutti sognano di alzare al cielo.

Era il 20 gennaio 1985: il Milan giocava contro l’Udinese e mister Nils Liedholm decise di gettare nella mischia quel ragazzino di poco più di 16 anni, figlio di grandissima arte. Tutti a pensare: “ecco il solito raccomandato”, “non sarà mai come il padre”, “è troppo giovane, si brucerà”. Ed invece dal 1′ della ripresa della partita del “Friuli”, Paolo Maldini dirà addio al calcio solo il 31 maggio 2009, dopo aver indossato la maglia del “Diavolo” altre 901 volte. Un predestinato, un campionissimo.

E poi ci sono i record, gli innumerevoli primati conquistati da Paolo Maldini nella sua carriera: maggior numero di presenze con la maglia del Milan (902); maggior numero di presenze con il Milan in Europa (174); otto finali di Coppa dei Campioni/Champions disputate; il più giovane debuttante in Serie A con la maglia del Milan (16 anni e 208 giorni); il record di presenze in Champions con il Milan (139); il record di presenze in Serie A con una sola squadra (647); venticinque stagioni consecutive in Serie A; l’amarissimo record del gol più veloce in una finale di Champions (51 secondi scarsi) e quello di giocatore più vecchio a segnare in una finale (36 anni e 334 giorni); il record di minutaggio ai Mondiali (2216 minuti).

E proprio il 18 giugno 2002, al termine di quel maledetto Italia-Corea del Sud, dopo 126 partite (di cui 74 da capitano) e sette reti, Paolo Maldini decise di dire basta all’azzurro per dedicarsi esclusivamente al suo amato rossonero: nonostante avrebbe avuto 38 anni, nei “ventitre” campioni di Berlino 2006 ci sarebbe potuto stare senza problemi. Con la Nazionale maggiore Paolo Maldini giocò quattro Mondiali e tre Europei, arrivando ad un passo dal sogno nel 1994 e nel 2000.

Maldini nel Milan visse tre ere calcistiche: quella di Arrigo Sacchi, quella di Fabio Capello e quella di Carlo Ancelotti. Con il “vate” di Fusignano, Maldini scoprì l’Europa che conta, fece parte di una difesa di immortali (TassottiBaresiCostacurtaMaldini), vincendo due Coppe dei Campioni e Coppe Intercontinentali consecutive (1989-1990 e da allora nessun’altra squadra ci è riuscita); con il tecnico di Pieris fu uno degli artefici del “miracolo di Atene” contro il Barcellona, mentre con l’ex compagno di squadra in panchina trionfò, e pianse, in Champions. Per due volte, “cuore di drago” alzò la coppa più prestigiosa d’Europa (il 28 maggio 2003 ed il 23 maggio 2007) con la fascia da capitano, come fece il padre Cesare a Wembley il 22 maggio 1963. E la fascia di capitano fu sua dall’estate 1997, ereditandola dal mitico compagno di squadra Franco Baresi fino all’ultima volta in cui sentì il “triplice fischio”.

Il 24 maggio 2009 il Milan giocò la sua ultima partita stagionale al “Meazza”. Avversario di allora fu la Roma, che si impose per 3 a 2. La sconfitta non intaccò il posto Champions dei ragazzi di Carlo Ancelotti, ma quella fu l’ultima volta che nella “Scala del calcio” giocò Paolo Maldini. Al termine del match, il giro di campo del giocatore fu agrodolce, in quanto parte della Curva sud, feudo del tifo caciavit, non salutò il ritiro dell’eterno capitano, srotolando anche uno striscione polemico nei suoi confronti, a causa di alcuni attriti in passato con lui. La settimana dopo i rossoneri giocarono al “Franchi” e alla fine della partita, lo stadio fiorentino fece una standing ovation in onore del giocatore avversario.

Proprio come fatto per Baresi con la maglia numero 6, il club meneghino con il ritiro di Maldini, ritirò la maglia numero 3, ma con un “distinguo”: se uno dei suoi due figli, Daniel o Cristian, giocherà in futuro nel Milan, potrà indossare la maglia del padre. Un onore, ma anche un onere, davvero importante. I Maldini ed il Milan, un amore che non tramonterà mai.

Paolo Maldini è stato un esempio per tanti e per tutti, un giocatore amato ed idolatrato in ogni angolo del Pianeta. Giocatori come Maldini oggi mancano come il pane in questo calcio “mordi e fuggi” fatto di calcio-spezzatino, stadi vuoti, cori beceri e pay tv.

Anche se tanti ragazzini sognano di diventare in futuro come il grande Paolo Maldini, il “cuore di drago” che tutti quanti avremmo voluto giocasse nella squadra del nostro cuore.

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