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Football Legend: Ronaldinho

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ronaldinhoCuzco è una cittadina situata nel sud-est del Perù a quasi 3.400 metri sul livello del mare. E’ la città simbolo degli Inca nonché patrimonio Unesco. Anche in quella cittadina si gioca a calcio e la squadra di riferimento è il Club Sportivo Cienciano, squadra della Serie A peruviana, il Campeonato Descentralizado. Un club come tanti nel mondo, come tanti in Sudamerica, come tanti in Perù, eppure dal 4 aprile la rosa del club ha un giocatore da un passato da grandissimo del calcio mondiale, Ronaldo Assis de Moreira, aka Ronaldinho.

RONALDINHO, ALLEGRIA E GOL

Non è che il talentuoso attaccante di Porto Alegre sia stato tesserato, ma giocherà, si dice, una partita di esibizione con la squadra.

Ma come? Uno come Ronaldinho che si presta a giocare “a gettoni”?”, direbbe il tifoso più critico. E gli si risponderebbe di si, in quanto da almeno tre anni Ronaldinho gioca per puro divertimento (venendo pagato) ed il giocare con il Cienciano è una forma come tante per stare in allenamento. Non si sa quante partite effettivamente giocherà, fatto sta che a 36 anni, Ronaldinho non ne vuole sapere di appendere le scarpe al chiodo.

Parlare di Ronaldinho significa parlare di due cose: puro Brasile e gioia di giocare a calcio. Anche se risulta ancora in attività, di “Dihno” si può iniziare a parlare al passato.

Nato il primo giorno di primavera del 1980, Ronaldo de Assis iniziò a giocare, e a farsi le ossa (ed i piedi), nel Gremio, squadra della sua città di nascita, Porto Alegre.

All’età di 13 anni, in una partita con la sua squadra giovanile, segnò 23-gol-23 in novanta minuti, un gol ogni quattro minuti, e gli addetti ai lavori, sebbene fosse molto giovani, iniziarono a scrivere il suo nome sui loro taccuini.

Nel 1997 fu tra i protagonisti della vittoria del Brasile nel Mondiale egiziano Under 17.

Con il Gremio debuttò in Copa Libertadores nel 1998 ed in Nazionale l’anno dopo. Con la Nazionale brasiliana, allora allenata da Felipe Scolari, nacque “Ronaldinho“: in parte dovuta al fatto che quando giocava era sempre il più nihno di tutti e poi perché in quel Brasile folleggiava un certo Ronaldo e lui, più giovane di quattro anni dell’allora interista, modificò il suo nome. Quel Brasile vinse, nel 1999, in Paraguay, la sua sesta Copa America e il “Gaucho” (uno dei suoi soprannomi) segnò una rete.

Con i “moschettieri” iniziò a farsi vedere come uno dei più promettenti attaccanti brasiliani della sua generazione, iniziando a stupire per agilità, tecnica, danza sul pallone, reti ed assist. Con il Gremio, Ronaldinho segnò 55 reti in tre stagioni.

E nel gennaio 2001 arrivò la chiamata europea: il Paris Saint-Germain, non ancora il PSG super ricco dei giorni nostri, portò in Europa l’erede di Ronaldo “il fenomeno”. L’acquisto ebbe uno strascico di polemiche, ma alla fine i parigini tesserarono, con un quinquennale, il 21enne attaccante brasiliano nato nella capitale del Rio Grande.

La Ligue 1 non era un campionato competitivo ed in due stagioni la squadra non vince nulla (se non una Coppa Intertoto in finale contro il Brescia), ma il suo numero 21 iniziò a distinguersi come un calciatore delizioso e dal fiuto del gol importante: 77 presenze, 25 reti e la consacrazione mondiale, visto che Ronaldinho fece parte del Brasile che vinse in Corea-Giappone il suo quinto mondiale. Era un Brasile dai nomi pesanti (da Roberto Carlos a Gilberto Silva, da Rivaldo a Kakà, da Ronaldo a Cafù), ma il numero 11 ci stette alla perfezione. Segnò la rete della vittoria contro l’Inghilterra nei quarti con una punizione da 35 metri.

Il 19 luglio 2003 arrivò la Chiamata con la C maiuscola, quella del Barcellona. Alla guida dei blaugrana c’era Frank Rijkaard e la rosa era composta da gente del calibro di Carle Puyol, Phillip Cocu, Javier Saviola, Luis Enrique e il duo Iniesta-Xavi. Doveva andare al Real Madrid e al Manchester United, fu tesserato dai catalani.

Il club catalano versò 30 milioni nelle casse parigine, Ronaldinho si prese la #10 e firmò un contratto quinquennale.

A Barcellona rimase cinque stagioni, vincendo due Liga, una Supercoppa di Spagna e la Champions League contro l’Arsenal allo “Stade de France” il 17 maggio 2006.

Con la camiseta barcelonista spiccò per reti, assist e giocate da vero numero uno. Segnò 70 reti, ma tre sono ricordate ancora oggi: il gol nel 3 a 0 al Real Madrid del 19 novembre 2005, quando partì palla al piede e scartò tre marcatori superando Casillas; il gol da fuori area con “balletto” veloce e tiro di punta di destro contro il Chelsea, l’8 marzo 2004, negli ottavi di Champions League; il gol in rovesciata contro il Villarreal del 25 novembre 2006. Con il Barcellona Ronaldinho segnò 94 reti in duecentosette partite. Ronaldinho a Barcellona divenne il giocatore più forte della prima metà degli anni Duemila: gol, numeri funambolici in campo, assist, velocità e difese ad inseguirlo.

Sempre durante gli anni catalani, il “Gaucho” vinse, a livello individuale, il Pallone d’oro 2005 (davanti a Lampard e a Gerrard) e ed il Fifa World Player nel 2004 e nel 2005. A livello verde-oro, Ronaldinho fu tra i protagonisti della vittoria nella Confederations Cup tedesca del 2005.

Ma nel Barcellona stava emergendo un ragazzino di Rosario di nome Lionel Messi che stava offuscando la stella di Ronaldinho e lui ed il suo procuratore-fratello maggiore Roberto de Assis si guardarono in giro per cercare una nuova squadra e la squadra che lo accolse a braccia aperte fu il Milan il 15 luglio 2008: 21 milioni più bonus ed un ingaggio triennale di 6,5 milioni di euro.

Prima di approdare in rossonero, il “Gaucho”, da capitano, portò il Brasile a vincere la medaglia di bronzo nelle Olimpiadi di Pechino, superando nella “finalina” il Belgio.

Con il Milan Ronaldinho non vinse nulla e non fu mai al top della condizione, anche se la tecnica era ancora ancora al top: in due stagioni e mezzo segnò 26 reti e fornì venticinque assist. Nel 2009 gli venne assegnato il Golden Foot e fu nominato miglior giocare del Decennio da “Wold Soccer”.

Nel gennaio 2011 però partì per il ritiro invernale rossonero a Dubai ma decise di tornare in Brasile. Saudade? Può essere, anche se sicuramente gli mancavano gli stimoli. Fatto sta che dopo dieci anni, Ronaldinho tornò in Brasile: per 3 milioni se lo aggiudicò il Flamengo, la storica ed importante squadra di Rio de Janeiro. Nel maggio 2012 però, dopo 28 reti in settantadue presenze, Ronaldinho rescisse a causa dei mancati pagamenti dovuti dal club rossonero. In bacheca, per lui, un Carioca.

Un mese dopo firmò con l’Atletico Mineiro di Belo Horizonte ed il 24 luglio 2013 vinse la sua prima Copa Libertadores (prima anche per il club bianconero) contro i paraguaiani dell’Olimpia Asuncion: in una carriera strepitosa mancava giusto il suggello nella “Champions sudamericana”.

Nel dicembre dello stesso anno portò la squadra in Marocco a giocarsi il Mondiale per club, ma il club brasiliano perse la semifinale contro i campioni africani del Raja Casablanca.Ronaldinho e soci batteranno i cinesi del Guangzhou Evergrande nella finale per il terzo posto. Il “Gaucho” segnò il gol del pareggio nella “finalina” e divenne il primo a segnare nella manifestazione con due squadre diverse.

Nonostante la beffa marocchina, Ronaldinho venne nominato giocatore sudamericano dell’anno da “El Pais”, succedendo a Neymar: divenne il decimo brasiliano a vincere l’ambito premio. Premio già assegnatoli dalla rivista uruguaiana tre volte di fila come giocatore europeo.

Il 30 luglio 2014 “Dihno” e il “Mineiro” rescissero consensualmente e quella, moralmente, è stata la sua ultima squadra. Ronaldinho era ormai sul viale del tramonto e nel settembre successivo si accasò in Messico al Querétaro, Serie A messicana e contratto biennale per lui.

Furono più ombre che luci, visto che il suo impegno fu scarso e fu bersagliato dalla critica per il suo pessimo approccio alla causa. Un anno dopo rescisse dopo 8 reti in ventinove partite ufficiali.

Ma la voglia di giocare era ancora tanta ed un mese dopo firmò con il Fluminense, una delle quattro squadre di Rio de Janeiro. “Dinho” fece molto male: pochi gol, poche presenze, poco feeling con squadra, compagni e…forma fisica. E due mesi dopo salutò anche i tricolor carioca.

Da allora per l’asso ex Barcellona solo partite “show”: Barcellona Guayaquil (Ecuador), Las Vegas City ed ora il tesseramento, anche in questo caso come “show”, con il Cuzco.

Ronaldinho “novello” Harlem Globetrotters, dove ogni sua partita attira migliaia di tifosi o curiosi di vedere colui che è considerato come il giocatore più forte di questo scorcio di XXI secolo, colui che ha dato a Messi le stimmate del predestinato.

Come detto, di Ronaldinho si può parlare al passato. Ma che passato: uno che ha dato tutto per il calcio e che ha fatto entusiasmare, anche i tifosi delle squadre avversarie. Poteva vincere di più, forse. Ma vederlo giocare è stato uno spasso: brasiliano dalla testa ai piedi e con quei piedi ha fatto finte, doppi-passi, rabone, rovesciate e punizioni di una precisione disarmante.

Non è dato sapere dove giocherà il ragazzo di Porto Alegre nei prossimi mesi, ma un appello a lui lo fanno tutti i tifosi ed appassionati di calcio: corri, ridi e segna. Come hai sempre fatto.

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