Il Giro d’Italia si avvicina, nella mente torna il mito Marco Pantani

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Il pirata nel cuore dei tifosi di ciclismo

Si avvicina il Giro d’Italia, Sportpaper vuole ricordare un campione, uno di quelli che ha avvicinato e fatto innamorare migliaia di persone al mondo del ciclismo. Un campione che purtroppo, ora non c’è più. Parliamo del grande Marco Pantani, nato a Cesena il 13/01/1970 e diventato professionista nel 1992. In breve tempo inizia a far parlare di se, arrivano i primi piazzamenti e nel 1994, i primi grandi risultati: un secondo posto al Giro d’Italia e un terzo posto al Tour de France.

Nonostante gravi infortuni che lo costringono a lunghi stop, la sua classe è innegabile; e l’anno della sua consacrazione arriva nel 1998, quando riesce nell’impresa di vincere nello stesso anno, Giro d’Italia e Tour de France. Pantani è l’ultimo ciclista a centrare la doppietta Giro-Tour nella stessa stagione; oltre a lui, solo i grandi Merckx, Hinault, Coppi, Indurain, Anquetil e Roche. Il ciclismo italiano ha finalmente trovato il suo eroe. La gente lo acclama, lo ama. Proprio lui, quel ragazzo con la bandana, che danza sulla bicicletta e scala le salite con una facilità incredibile, tenendo incollato davanti la televisione, lo stivale intero. Ma è proprio quando l’anno seguente, nel 1998 Marco è vicino alla vittoria del suo secondo Giro d’Italia, che qualcosa accade. Il 5 Giugno a Madonna di Campiglio, dopo un normale controllo antidoping arriva per lui lo stop. I valori di ematocrito nel sangue sono troppo alti e viene fermato. Mancano due giorni alla fine della corsa rosa, corsa che ha in tasca già da tempo. Questo stop, per Pantani, è l’inizio di una lunga odissea. Viene posto alla gogna da fette consistenti di quei media che fino a poco prima lo hanno osannato. I tribunali iniziano ad aprire fascicoli nei suoi confronti, iniziano ad indagare.

Alla fine saranno sette i tribunali ad indagare sul suo conto. “Sapendosi vittima di voleri superiori e con un fattore scatenante dettato da un controllo che sapeva di baro, si lascia andare alla disperazione, ed incontra la cocaina”. Quest’ultima frase, riportata sul sito ufficiale di Marco Pantani, evidenzia come già secondo lo stesso atleta, ci fosse qualcosa di oscuro sulla sua vicenda. Il Pirata verrà trovato il 14 Febbraio del 2004 privo di vita nella sua stanza d’albergo a Rimini. Tante le teorie sulla sua morte, suicidio, omicidio, complotto. Chi lo conosce è convinto che Marco non avrebbe mai commesso un gesto simile, nonostante siano tutti sicuri che la sua “morte” sia arrivata quel 5 Giugno. Le tante procure che hanno indagato e indagano ancora su questo caso, aprono e chiudono l’inchiesta come se fosse una semplice inchiesta. Eppure, come mostrato dalle “Iene” in occasione del suo 14esimo anno di scomparsa, non c’è nulla di semplice in questo caso. Troppe le ombre su quella giornata, troppe le ombre sulla sua morte. I medici incaricati del prelievo a Madonna di Campiglio, hanno fornito testimonianze diverse e la possibilità che la provetta col sangue del Pirata possa essere stata manomessa, è evidente, come confermato dallo specialista dell’Ospedale San Raffaele, intervistato sempre dal programma televisivo. La mamma del romagnolo, Tonina, si dichiara soddisfatta di quanto riportato dalle Iene, e promette di continuare a cercare giustizia per il suo Marco.

Tanta ancora la luce da fare; a partire dal perchè non sia stato preso in considerazione l’esame fatto in un laboratorio riconosciuto dall’UCI dallo stesso Marco poche ore dopo la sua sospensione (che riportava i suoi valori di ematocrito nel sangue sotto il limite), passando dalle dichiarazioni fatte da Vallanzasca, su un importante ruolo nella vicenda della Camorra, che doveva impedire tutti i modi la sua vittoria al Giro d’Italia a causa delle troppe scommesse sulla sua vittoria. Se tutto questo dovesse essere vero, è giusto che si faccia luce su tutta questa vicenda; chi ha sbagliato “volutamente” deve pagare, ed è giusto, che sia fatta giustizia nei confronti di un ragazzo, che non tornerà più in vita, ma potrà nuovamente sorridere da lassù.