Italia, così non ci siamo

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Roberto Mancini

Finisce il “girone di andata” di UEFA Nations League per la Nazionale italiana. Bottino magro per i ragazzi di Mancini: due partite giocate, un pareggio ed una sconfitta con un gol realizzato e due subiti. E’ un’Italia all’ultimo posto nel suo girone quella che si presenta in partite ufficiali sotto la nuova gestione di Roberto Mancini. E nulla è confortante: gli azzurri non vincono un match ufficiale dall’ottobre scorso (vittoria esterna contro l’Albania per le qualificazioni al Mondiale russo) e nelle cinque partite con in “panca” l’ex allenatore dello Zenith San Pietroburgo è arrivata solo una vittoria di misura, il 28 maggio, a San Gallo, contro l’Arabia Saudita e poi due pareggi (contro Paesi Bassi e Polonia) e due sconfitte contro i futuri campioni del Mondo della Francia e contro i campioni d’Europa in carica.

ITALIA, CHE SUCCEDE?

I due incontri contro due Nazionali di pari livello della Lega A del nuovo trofeo creato dalla UEFA (ma sulla carta tecnicamente più scarse della nostra, nonostante qualche individualità) hanno lasciato l’amaro in bocca a tutti.

Sulla graticola ovviamente il nuovo CT, reo di aver sbagliato le convocazioni e di aver stravolto troppo la squadra tra la partita di venerdì sera contro la Polonia e quella di lunedì a Lisbona contro i campioni d’Europa privi della loro stella Cristiano Ronaldo.

Il tecnico di Jesi in settimana si era lamentato che in Serie A giocano troppi pochi italiani perché i club prediligono investire su giocatori stranieri. Eppure i giocatori giovani il “Mancio” li ha convocati, ma di questo passo, ovvero arrivare terza su tre nel proprio girone, per la nostra Nazionale sarà tempo di retrocessione in Lega B. Una cosa da evitare e che potrebbe compromettere i piani di risalita della Federcalcio. E se non si risalirà la china, il nostro FIFA worst ranking di sempre, l’attuale 21° posto, potrebbe scendere ancora di più.

Mancini avrà le sue colpe, ma anche chi è sceso in campo non ha soddisfatto. Tolto il debuttante Manuel Lazzari (primo giocatore della Spal a giocare in Nazionale dopo sessant’anni) e l’ormai consolidato Gigi Donnarumma, autore di almeno sei interventi decisi contro polacchi e portoghesi, molti sono accusati di aver deluso. Tre su tutti: Mario Balotelli, Ciro Immobile e Jorginho.

Se il bomber della Lazio (capitano a Lisbona) si sa che non ha un grande feeling con l’azzurro (33 partite giocate, sette reti segnate), a deludere sono il metronomo del Chelsea e l’attaccante bresciano. Se il numero 5 si può consolare però “consolare” con il gol del pareggio su rigore contro la Polonia, su Balotelli si è aperta un’altra ennesima discussione: è da convocare ancora?

L’attaccante del Nizza è stato convocato nonostante abbia nelle gambe meno di 90 minuti di gioco, quindi non in grado di giocare dal primo minuto. Mancini, che con “Balo” ha sempre usato il bastone e la carota, lo ha convocato ancora una volta dandogli l’ennesima chance schierandolo titolare contro la Polonia. Morale: prestazione insufficiente, abulico e sostituito al 62′. Il giorno dopo iniziato il solito refrain: basta Balotelli, dentro altri giovani più motivati. E la mente è andata subito ai due giocatori più promettenti del nostro calcio: Federico Chiesa e Patrick Cutrone.

Se l’attaccante della Fiorentina ha causato il rigore per l’Italia a Bologna e contro il Portogallo ha fatto nel complesso benino, il numero 63 del Milan non è stato neanche convocato da Mancini, lasciandolo a Gigi di Biagio che lo ha convocato in Under 21.

Domanda: puntare sui giovani quando poi non li si da fiducia? Un gatto che si morde la coda. E pensare che le nostre Nazionali giovanili, in questi ultimi due anni, stanno dando soddisfazioni enormi: la Under 20 terza al Mondiale di categoria lo scorso anno in Corea del Sud, la Under 19 due volte consecutivamente vice-campione d’Europa e vice-campione continentale anche la Under 17. Insomma, i giovani calciatori ci sono.

Ed è stato sintomatico che Mancini in due partite abbia schierato solo tre giocatori della Juventus, la squadra che da sette anni consecutivi domina in Italia: contro il Portogallo, tra titolari e subentrati, non ne ha schierato nessuno, una cosa che non succedeva da venti anni.

Il nostro calcio è in crisi conclamata da ancora prima dei play off contro la Svezia. E’ un problema di “ciclo”, un problema di fiducia da parte dei club, è un problema strutturale.

Come si cura? Dando fiducia e spazio sia a livello di club, sia di Nazionale. Perché nel calcio ci sta eccome perdere. E’ sul “come” che c’è differenza e questa Italia non si può permettere di retrocedere in Lega B.