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La Cina non scherza

La Cina non scherza

La Cina è il mercato del futuro. Lo si sa ormai da qualche tempo: sono un Paese in forte espansione economica, hanno tanti (ma tanti, tanti e tanti) soldi da investire e sono la seconda economia (praticamente) del Mondo, con ritmi di crescita che qua in Europa (in Italia figurarsi) sono inimmaginabili: 6,9% loro contro il nostro 0,9%.

E la Cina, lo stiamo leggendo da qualche settimana, ha deciso di mettere becco (o meglio, i soldi) anche nello sport più seguito del Mondo, il calcio. E l’ultima notizia è il tesseramento biennale di Carlos Tevez con lo Shanghai Lüdi Shenhua: 38 milioni a stagione che lo proiettano al numero 1 del ranking dei giocatori più pagati del Mondo. Questo acquisto è l’ultimo di una serie che vede le compagini cinesi (dai nomi impronunciabili ma dai portafogli molto generosi) intente a costruire squadre d’eccellenza puntando su giocatori in là con gli anni ma ancora capaci di dire la propria.

La domanda che tutti si pongono è: perché spendere cifre astronomiche per questi giocatori? Semplice: come detto prima, sono un mercato in espansione e hanno tanti sponsor pronti ad investire (vi dice nulla il nome “AliBaba”?). Oggi Tevez, ieri Oscar per 60 milioni e domani Axel Witsel per una somma che la Juventus ha deciso di non investire (soprattutto come ingaggio). Senza contare che il parco-giocatori della massima serie cinese vede militare gente come Gervinho, Fredy Guarin, Jackson Martinez, Ramires, Demba Ba, Alex Teixeira, Renato Augusto, Ezequiel Lavezzi, Burak Yılmaz, Obafemi Martins, Papiss Cissé e Hulk. E anche il nostro Graziano Pellé, al termine dello scorso Europeo, ha accettato il contratto faraonico offertogli dal Shandong Luneng: 38 milioni in due stagioni e mezzo. Magari Pellé avrebbe accettato anche una proposta italiana, ma di sicuro non a quelle cifre. E fa sorridere che proprio uno come Pellé, poca gloria in Italia ma idolo in Olanda e a Southampton, un buon mestierante del calcio, sia il calciatore italiano più pagato al Mondo nonché essere nella top ten dei più pagati al Mondo. Ma non tutti accettano di andare a giocare in Cina: Nikola Kalinić ha rifiutato un lautissimo ingaggio da parte del Tianjin Quanjian di 10 milioni a stagione e la Fiorentina ha rispedito al mittente l’offerta da 50 milioni. Come l’attaccante croato, hanno rifiutato la sirene cinesi anche Michael Essien, Dani Alves (che ha preferito gli euro della Juventus la scorsa estate), Wayne Rooney, Alvaro Arbeloa, Fernando Llorente, Arda Turan e Fernando Torres. Ma soprattutto hanno rifiutato ingaggi da cento e centocinquanta milioni a stagione (!) Lionel Messi e Cristiano Ronaldo.

Dall’estate 2015 a oggi, i presidenti delle squadre di calcio cinesi di massima serie e “cadetteria”, secondo alcune fonti, avrebbero speso qualcosa come 250 milioni di euro solo in campagne acquisti, senza contare i salari di ogni giocatore.

Il calcio in Cina è praticamente una cosa nuova: la Chinese Super League (la loro Serie A) è stata istituita solo nel 2004 mentre un accenno di professionismo si ha dal 1994. La Nazionale di calcio, detta (ça va sans dire) “la grande muraglia”, dopo molte vicissitudini, è affiliata alla FIFA solo dal 1979 e i suoi risultati migliori li ha avuti nella Coppa d’Asia (due secondi posti) mentre ha partecipato una volta sola ad un Campionato del Mondo (Corea-Giappone 2002) con zero reti segnate e nove subite in tre partite. Il ranking FIFA di dicembre 2016 la colloca alla posizione numero 82, dietro a Saint Kittis e Nevis e davanti a Far Oer. Insomma, un movimento calcistico in espansione ma poverissimo di tecnica e tattica. Per questa ragione in Cina si vuole rendere il campionato di massima serie tra i più interessanti e più belli del Mondo investendo all’estero e puntando a fare diventare il Paese il nuovo centro del calcio mondiale.

La squadra con cui gli italiani si sono avvicinati al calcio cinese è stato il Guangzhou Evergrande: considerata la squadra più forte di Cina, in questi ultimi sei anni questa squadra ha vinto sei Super League consecutive, due Coppe e Supercoppe di Cina e, soprattutto, due Champions League asiatiche. Il gran visir di questi trionfi è stato un tecnico che all’ombra della Grande muraglia ha trovato una terza “giovinezza”: Marcello Lippi. E dallo scorso ottobre il tecnico viareggino è il Commissario tecnico della Nazionale cinese che vuole centrare la qualificazione a Russia 2018. Ovviamente lo stipendio di Lippi è elevatissimo (con 20 milioni è il Commissario tecnico più pagato al Mondo), ma nel Paese più popolato al Mondo l’ex CT della nostra Nazionale è considerato un vero e proprio talismano.

Ma anche in Cina esiste un mercato degli allenatori molto interessante: allenano in Super League Felipe Scolari (Guangzhou Evergrande), Dragan Stojković (Guangzhou R&F), Fabio Cannavaro (Tianjin Quanjian), Manuel Pellegrini (Hebei China Fortune), Felix Magath (Shandong Luneng), André Villas-Boas (Shanghai SIPG), mentre in League One (la loro serie B) siedono Ciro Ferrara (Wuhan Zall), Juan Ramón López Caro (Dalian Yifang) e Sven-Göran Eriksson (Shenzhen).

Con l’arrivo di Lippi, nell’estate 2012, il calcio cinese ha preso un’altra piega, grazie anche all’interessamento del governo locale, è stato stanziato un piano decennale che vede nei prossimi sette anni (è partito tre anni fa) di creare un sistema-calcio adeguato e all’avanguardia, investendo nei settori giovanili e costruendo stadi e centri di aggregazione dove poter avvicinare i giovani facendoli diventare un domani atleti di successo. Va bene portare in Cina i Tevez e strapagarli, ma dietro sembra esserci un progetto più profondo e serio. Tutto con il beneplacito del governo con la speranza che dalle parti di Pechino possano esserci sempre più sponsorship da attirare.

E questi soldi che girano nella Cina “pallonara” (nel senso di “pazza per il calcio”) sono veri ed infatti si teme in un effetto domino “al contrario”: più le offerte sono elevate, più le squadre (europee o sudamericane che siano) sono costrette a blindare i loro atleti con cifre per loro astronomiche. Ovviamente l’astronomico per la Premier League, la Liga o la nostra Serie A non è neanche avvicinabile alla Chinese Super League.

In Italia sono di proprietà cinese Inter e Milan con il gruppo Suning e la Sino-Europe Sports. Ma anche molte squadre europee hanno quote cinesi: dall’Inghilterra (Manchester City, West Bromwich Albion , Wolverhampton e le due squadre di Birmingham, il “City” e l’Aston Villa) alla Spagna (Espanyol, Granada e Atletico Madrid) alla Ligue 1 francese, con quote in Auxerre, Nizza, Olympique Lione e Sochaux, interamente cinese.

Le intenzioni sono buone, i soldi ci sono ma peccato che la strada sia molto in salita. E il fatto di giocare in un campionato modesto non alletta molto i giocatori ad andarci: un conto era, in tempi remoti, andare a giocare nella NASL americana, un conto nella Chinese Super League; un conto era giocare a New York, Los Angeles, Chicago o Tampa, un conto è farlo a Canton, Changchun o Chongqing. Come un conto è andare a giocare per gli sceicchi a Manchester, Parigi,a Montecarlo o in Russia, un altro è andare a giocare con Beijing Guoan, Changchun Yataim, Tianjin Teda o Henan Jianye e Jiangsu Guoxin-Sainty.

Eppure da quelle parti stanno facendo le cose in grande, ancora di più che in Arabia, in Qatar e Dubai. E tra le tante idee della Federcalcio cinese si pensa di arrivare ad organizzare non solo un giorno la Coppa del Mondo, ma anche di vincerla. Solo il tempo dirà se in Cina è tutto un bluff o sarà la nuova El dorado del calcio mondiale.

Nel frattempo stropicciamoci gli occhi con la prossima offerta e il prossimo contratto faraonico offerto ad un calciatore: 94 milioni al Chelsea per Diego Costa a 25 milioni a stagione da parte del Tianjin Quanjian di Fabio Cannavaro che ha appena tesserato Witsel pagando allo Zenith 20 milioni e tesserando il belga per quattro anni a diciotto milioni a stagione.

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