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La corsa scudetto entra nel vivo

Scudetto

Si scalda la corsa scudetto

Hanno vinto tutte e tre, e questo ci consegna una classifica dove le tre battistrada stanno affilando i coltelli per il lauto pasto pre-Natalizio. Altro che notti di magro! Sono stati tre successi diversi nella loro maturazione, ma ugualmente indicativi per lo status psicofisico delle tre reginette del quartierino. Il prossimo turno, allo Stadium e all'”Olimpico”, dovranno confermare le loro legittime velleità di protagonismo, ben sapendo che il vestito di gala presenta ancora delle imperfezioni.

Vediamo, a una settimana dal grande ballo, cosa si evince dalle tre premiate sartorie:

1. JUVENTUS – Contro la squadra più in forma del campionato, la Juve era attesa ad una prova di carattere che spegnesse tutte le polemiche e i veleni delle ultime settimane. Il bel gioco è ancora una chimera, ma contro l’Atalanta si sono visti già dei confortanti progressi. Logico che tutto è legato allo stato di forma dei singoli, che se girano per la concorrenza si fa notte. Pjanic, nelle vesti a lui congeniali di trequartista scortato da un bel trio di pretoriani, ha dimostrato che in questa Juve non è una comparsa. Forte di un piede baciato dal Signore, ha dipinto calcio come i bei tempi, dando qualità ad una squadra muscolare e aggressiva. Il break che ha chiuso il match già dopo 20 minuti ha stordito i ragazzi di Gasp, vittime del “miedo escenico” dello Stadium. Da lì per la Juve è stato facile giocare al gatto col topo con gli imberbi nerazzurri, bravi a non scomporsi del tutto ma ormai in balìa dell’avversario. Ottime le indicazioni offerte da Alex Sandro, che come quarto di sinistra, ha messo la briglia al bravissimo Conti, senza disdegnare le consuete sortite offensive. I vari Sturaro, Khedira e Marchisio hanno protetto la schiena di Pjanic, ma se si vuole puntare in alto anche in Europa, per la Juve qualche ritocchino in mezzo per Gennaio sarebbe gradito. Ad Allegri, dovesse schierare Dybala, solletica l’idea del tridente; con un Pjanic così, riportarlo sulla trequarti o addirittura metterlo in panchina, sarebbe un rischio non da poco.

2. ROMA – Per i giallorossi il derby vinto, il quarto di fila, regala all’ambiente un’ulteriore iniezione di fiducia. Soprattutto alla luce del fatto che, pur non giocando una grande partita, la Roma è riuscita a regolare una buona Lazio facendo leva su muscoli e carattere. In più, il saper sfruttare gli errori avversari, dà alla creatura di Spalletti quella connotazione predatoria affetta da “killer instinct” che finora nelle occasioni più importanti è mancata. La mossa di spostare Nainggolan a ridosso di Dzeko, mordendo le caviglie a Biglia, è stata fondamentale in una partita dove però, prima dell’errore marchiano di Wallace, i giallorossi avevano comunque faticato a rendersi pericolosi. ma la qualità della rosa a disposizione di Spalletti è elevata, seconda solo alla Juve, e nei match che contano, quando i tre punti hanno un peso specifico superiore, non può questo fattore non fare la differenza. L’importante è non incappare in black-out come a Bergamo; finora soltanto una certa vena di follia ha frenato la Lupa. Il recupero di Strootman, impreziosito da un gol liberatorio per lui, sarà una chiave di volta importante, perchè De Rossi, col sostegno dell’olandese, ha potuto fungere da regista con le spalle coperte, mentre da centrale in una mediana tre ha sofferto il pressing avversario. Ormai il 4-2-3-1 è lo sparttito da seguire. Se gli interpreti non steccano, si può assistere ad un bel concerto.

3. MILAN – Il Milan, da bravi “casciavìt”, incarna una realtà più operaia e di basso proflilo estetico in questa triade di primattori. Ovvio che, rispetto a Juve e Roma, il gap tecnico è evidente. La bravura di Montella, orfano per sua fortuna delle ingerenze dall’alto in materia di moduli e formazioni, sta nell’aver dato un’anima battagliera ad un gruppo giovane e coeso. Soprattutto consapevole di avere meno cavalli nel motore rispetto alle due fuoriserie sopracitate, ma una berlina affidabile nei viaggi lunghi potrebbe dare maggiori garanzie di un bolide d’alta ingegneria che, al primo granello di polvere, potrebbe incepparsi. Lapadula ormai è diventato uomo da copertina in questo Milan, segnando un altra rete decisiva, dopo una partita che si stava avviando verso uno scialbo pareggio pieno di rimpianti. Per lo scbntro diretto contro la Roma, l’Aeroplanino deve ritrovare il miglior Niang, troppo immalinconito nelle ultime uscite, ma soprattutto un centrocampo di maggior qualità. Tradotto, Sosa colga l’attimo, sfruttando le assenze dei vari Bonaventura e Fernandez (più Kucka squalificato). Suso, senza le sue coperture e assistenze, ha sofferto troppo, cantando (suo ruolo ideale) e portando la croce (che non gli garba affatto). Per il closing c’è tempo, Montella continui a impermeabilizzare l’ambiente e per il Milan le fondamenta di un futuro roseo saranno ancor più solide.

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