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Lazio, Tudor si presenta: “Stimo Sarri. Immobile ha voglia di dare il suo contributo, Luis Alberto è forte”

Igor Tudor è stato presentato quest'oggi a Formello

L'URLO DI IGOR TUDOR CHE PUNTA IL DITO ( FOTO FORNELLI/KEYPRESS )

Intervenuto in conferenza stampa, Igor Tudor, nuovo allenatore della Lazio, è stato presentato ai cronisti presenti e ha parlato di tanti temi tra cui Maurizio Sarri, Immobile e la squadra.

Tudor: “Lazio, eri nel mio destino. Su Kamada..”

Queste le parole riportate da Tuttomercatoweb.it:

“La Lazio è una squadra importante, si accetta perché è la Lazio. Già dall’esterno, avevo l’impressione che il tecnico fosse importante per il progetto che si ha in mente. Non voglio parlare dei singoli, preferisco prima valutare ciascuno. Scelgo in base a quello che vedo sul campo. Nella palestra c’è una scritta che mi rappresenta tanto perché è la voglia che c’è nel prepararsi alla vittoria che porta a vincere le partite”.

Su Immobile:
“Tutto il popolo laziale ama Ciro, è un ragazzo di cuore, ha voglia di dare il suo contributo. Mi piace il calcio offensivo, ma deve sempre esserci equilibrio”.

La Lazio può giocare a due punte?
“Stimo tanto Maurizio Sarri, ha fatto la storia con il suo calcio, anche per questo preferisco non commentare il passato. Le due punte possono essere un’opzione. Ogni allenatore deve adattarsi alle caratteristiche del gruppo che ha a disposizione”.

Che Lazio sarà tatticamente?
“Questo lo vedremo in corsa, devo valutare. Chiaramente un allenatore prende un giocatore in base al proprio modo di giocae. Staremo attenti a fare valutazioni in fretta, poi magari in estate aggiustare. Prima però priorità a questi due mesi, ci sono punti in palio e la coppa”.

Come va rivalutato Kamada?
“Non si parla di modulo di gioco, ma di stile. Un allenatore porta cose nuove, non vorrei parlare di singoli, devo valutarli tutti. Sono molto attento, scelgo in base a quello che vedo. Nella palestra c’è una scritta che mi rappresenta: non è la voglia di vincere che determina, ma di prepararsi a farlo”.

Lei si considera un sergente di ferro?
“No, è una brutta descrizione. Si dev’essere tutto, dare carota e bastone. Io qua in quattro giorni non ho mai dovuto alzare la voce. In Italia c’è una grande cultura del lavoro. Io ho lavorato in tanti paesi, ma non come qua. Poi è normale che i giocatori vanno stimolati. Gli allenamenti sono esigenti”.

Che importanza ha questa parte finale della stagione, anche in vista del futuro?
“Penso che tutto ha importanza, fare programmazione a lungo termine non ha senso. Io credo nel lavoro, vogliamo partire subito forte, non sarà facile tanto e subito, ma questo non vuol dire che non bisogna attendere molto. Ora ci aspettano gare belle, forti, così come piace a me. Alla fine i giocatori fanno la differenza, io vedo una squadra forte e che ha un po’ di tutto. Si può fare bene”.

In che modo si può avviare una progettazione?
“A me la lunghezza del contratto non ha importanza. Se non lavoro bene posso andare a casa domani. Io vivo nel presente e per il lavoro, se faccio bene resto, sennò vado avanti”.

Il suo rapporto con Guendouzi?
“Non leggo i giornali. Cos’è successo a Marsiglia? Con Matteo ho un ottimo rapporto, è sanguinoso, vuole giocare sempre. Siccome non si possono giocare tutto, ogni tanto succedono cose di campo: niente più, niente meno. Sono contento che lo ritrovo. Ha un’esperienza importnate, faremo bene le cose insieme”.

Il quinto posto è possibile?
“Su questo non posso esprimermi”

La Lazio in Italia è la sua grande occasione e debutterà due volte con la Juve, cosa ne pensa?
“Conta poco il mio passato, c’è da prepararsi al meglio, trovare le motivazioni. Io sono carico per tutte le gare, quando affronti squadre come la Juve c’è sempre grinta. Io martello più però con le piccole. Sono due belle sfide, poi c’è anche il derby: belle partite. La Lazio? Sono contento di essere qua!”.

Che caratteristiche si aspetta dai centrocampisti?
“I centrocampisti devono avere tutto, devono essere completi, avere intelligenza tattica. Giocare verticale e orizzontale”.

Con Sarri la squadra faticava a rimontare le partite, lei in passato invece rimontava spesso…
“Sono tanti i fattori. Il precedente allenatore non lo commento. Maurizio è una persona che stimo tanto, è uno che ha fatto la storia a Napoli, vincendo anche in carriera”.

Qual è l’aspetto migliore che può prendere dalla Lazio di Sarri e in quale si deve migliorare?
“C’è una grande predisposizione e cultura del lavoro grazie a Sarri. Poi c’è un ordine nella linea difensiva, il lavoro in passato fatto bene. Qualcosa lascerò, aggiungendo altro. Nei dettagli non entro perché ci vuole tempo e perché restano nello spogliatoio”.

Che caratteristiche devono avere gli attaccanti?
“Un allenatore si adatta ai giocatori, anche perché puoi fare le stesse cose, ma il risultato non è mai uguale, magari simile. Poi è normale che un tecnico non deve rinunciare al suo?”.

Un punto sulla difesa?
“Abbiamo difensori bravi. Non do l’importanza a come sono abituati a giocare, ma mi importa che siano forti. Magari serviranno tempistiche diverse, ma se sono forti escono tutti. Ho tanti giocatori di livello”.

Ha visto il calcio italiano da dentro e da fuori, che immagine ha il calcio italiano e la Lazio dall’estero?
“Il calcio italiano è sempre stato molto tattico. Qui c’è grande capacità di adattarsi, all’estero c’è più ritmo. Però il calcio va in una direzione più fisica e di ritmo, ma non è solo questo che ti porta a giocare bene, in Italia ci sono altre qualità”.

Che impatto ha avuto con l’ambiente?
“Bello, molto, Qua mi sento bene, non vedo l’ora di iniziare”.

Ha mai pensato che la Lazio fosse nel suo destino?
“C’era la possibilità che venissi da giocatore. Poi c’è Boksic che ha fatto bene qua ed è un mio amico e connazionale. Questa è sempre una stata una sqaudra di livello, è bello arrivare qua”.

Qual è la sua filosofia? Ha parlato con Boksic?
Sì, lui vive la squadra e la città di Roma. La mia idea di calcio vedremo, io penso che un allenatore non debba rinunciare a niente nel calcio, bisogna provarr a dare tutto a una squadra. A me piace vincere, non far divertire, ma se vedo una partita e dopo un po’ mi annoia, cambio canale. LA gente è sempre più esigente, vuole vedere vincere la squadra, ma se non gli piace non va bene. Per me non bisogna vincere per caso, poi è chiaro che se si è inferiore e bisogna rinunciare a qualcosa. Io ho smesso di giocare presto e ho iniziato ad allenare da giovane. Ho un bagaglio importante all’estero e questo è importante. Poi avere una cultura del lavoro è importante. Aver passato così tanti anni all’estero è stato importante per scegliere una via”.

Si aspettava una chiamata della Lazio? Qualcuno le ha parlato del derby?
“No nessuno ha parlato di derby. Per me le partite sono tutte uguali, poi è normale che il fatto che arrivi tra poco porti emozione e non vedo l’ora di provare queste emozioni”.

Luis Alberto dove lo vede?
“L’importante che un giocatore sia forte, lui lo è. Può giocare ovunque: mezz’ala, dietro la punta e anche dietro la difesa se vogliamo essere offensivo. Sono tanti anni che sta qua, qualcosa vorrà dire. Lo vedo motivato, orgoglioso, oggi ha fatto un grande allenamento. Se ci sono giocatori a fine ciclo? Secondo me è un modo di dire che non mi appartiene”.

Il suo calcio di solito è molto fisico, di pressione e veloce. La squadra per distacco è la più vecchia, può influire?
“Più che l’età sono importante le caratteristiche. E’ chiaro che con i giovani si può lavorare più facilmente, ma alla fine contano le gambe e la tecnica. Ora dobbiamo capire chè e chi non è, è normale che ci siano giocatori più o meno adatti, ma questo è normale”.

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