Pjanic, tra passato e presente: ”Vincere a Roma sarebbe stato qualcosa di unico, a Torino per migliorare come giocatore”

214

Pjanic, tra passato e presente: ”Vincere a Roma sarebbe stato unico, a Torino per confrontarmi con un nuovo ambiente”

Le 35 presenze stagionali, condite da 6 marcature, fanno di Miralem Pjanic l’elemento imprescindibile del centrocampo juventino. Intervistato dal quotidiano Il Messaggero, il centrocampista bosniaco ha fatto il punto sulla cavalcata scudetto, lanciando un messaggio ai suoi vecchi tifosi della Roma con i quali ha condiviso vittorie e soddisfazioni nell’arco delle 5 stagioni giocate in giallorosso tra il 2011 e il 2015.

IL TRAFERIMENTO IN BIANCONERO

”Dopo anni bellissimi a Roma ho scelto di fare altre esperienze. La Juventus mi ha voluto e avvertivo l’esigenza di confrontarmi in un nuovo ambiente. Vincere non è mai facile, nemmeno alla Juventus anche se Nainggolan pensa il contrario. Ci vuole molto lavoro e sudore, solo così si ottengono i successi meritandoli. Allegri mi ha migliorato molto come giocatore, sono più maturo e con una visione maggiore di squadra”.

SULLO SCUDETTO

”Vincere non è mai facile, neanche alla Juve. Le vittorie si ottengono sudando. Il Napoli gioca bene, possiamo dire che gioca il calcio migliore d’Italia, ma sono d’accordo con mister Allegri: nel calcio conta solo vincere. Noi siamo più pericolosi e difendiamo meglio”.

PJANIC-ROMA, UN LEGAME INDISSOLUBILE

Vincere in giallorosso sarebbe stata un’emozione unica, ma non ci sono riuscito e mi dispiace. I tifosi sono rimasti male che sia andato via ma non ho tradito nessuno. A Roma si vive la squadra con molta passione, è bellissimo, ma non hanno il senso della ragione. Un successo ti porta alle stelle, ma dall’altra parte il problema è che si perde l’equilibrio nei giudizi”.

INFINE UN COMMENTO SUI TECNICI AVUTI A NELLA CAPITALE

Luis Enrique è straordinario, ci è dispiaciuto quando è andato via ma non aveva giocatori adatti al suo calcio. Con Garcia andavamo bene all’inizio, poi non ha saputo invertire la rotta negativa. Spalletti è un grande, sono stati sei mesi importanti per me con lui. Con Zeman non c’era dialogo, parlava solo con Totti, l’atmosfera era pesante e non sopportavo il suo silenzio”.