Provaci ancora, Federico

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Macheda ci riprova

Il calcio è (spesso) come la vita: se qualcosa va storto, c’è sempre una seconda possibilità per rimediare. Venticinque anni per un calciatore sono un’età di mezzo, a metà tra la consacrazione e l’addio ai sogni di gloria.

Federico Macheda di anni ne ha proprio venticinque e di professione fa il calciatore professionista. Dopo sei mesi senza squadra, con allenamenti solitari e la lontananza dagli stadi gremiti, l’attaccante romano tornerà finalmente a giocare e per farlo ha scelto il Novara per ricominciare da zero la sua carriera di calciatore.

“Kiko” Macheda da inizio dicembre è a Novarello, il centro sportivo del club, dove prima si è allenato con la Primavera, poi ha iniziato a fare sul serio con da Costa e compagni e da oggi è ufficialmente agli ordini di mister Roberto Boscaglia. I tifosi azzurri sperano che il suo arrivo serva a dare dinamismo all’attacco della loro squadra, che segna con il contagocce (solo otto gol sui venti finora realizzati dagli azzurri sono ad opera dei punteros).

Prima punta classica, può fare anche la seconda punta vista la sua duttilità in avanti. Fatto sta che dovrà giocare le sue carte con i vari Galabinov, Sansone, Bajde, Lukanovic, di Mariano e Corazza (quando tornerà dall’infortunio) per convincere il tecnico azzurro a dargli una maglia da titolare.

Il lettore più attento, qualche riga prima, si sarà fermato e avrà pensato: “Ma Macheda, quel Federico Macheda?”. Si proprio quel Macheda che il 5 aprile 2009 segnò il gol-vittoria ad Old Trafford con la maglia del Manchester United all’Aston Villa al 93′: entrato al novantesimo minuto al posto di Nani, dopo alcuni movimenti interessanti, quasi allo scadere del tempo di recupero, Giggs gli servì un assist al bacio e lui prima fermò la palla di tacco destro e poi, sempre di destro, calciò ad effetto, impedendo all’allora portiere dei Villans, Brian Friedel, di poter fare qualcosa se non vedere la palla insaccarsi. Giocatore abbracciato dai compagni e poi di corsa commosso ad abbracciare il padre sugli spalti. Vittoria importante per il Manchester e Macheda che finì su tutti i quotidiani sportivi d’Oltremanica e non.

Si iniziarono a scrivere fiumi di inchiostro su di lui: 17 anni e qualche mese, dalle giovanili della Lazio sedicenne alla volta dello United, le presenze ed i gol nella Primavera ed infine il debutto in prima squadra con rete da tre punti allo scadere. La partita successiva contro il Southampton, Macheda entrò un po’ prima (75′) e segnò un altro gol vittoria su assist, questa volta, di Carrick.

L’Inghilterra si coccolava quel ragazzino che il Manchester United aveva strappato ai capitolini per un “vuoto” contrattuale (i ragazzi under 16 da noi non possono essere tesserati come professionisti, mentre in Inghilterra ciò è possibile), facendolo diventare il quarto italiano di sempre a vestire la gloriosa maglia dei Red Devils (dopo Sartori, Taibi e “Pepito” Rossi).

Federico Macheda era stata una felice intuizione di Alex Ferguson che aveva creduto in lui fin da subito (e si sa che il manager scozzese non è uno sprovveduto). Nelle prime due stagioni e mezzo a Manchester, l’attaccante romano collezionò 27 presenze e quattro reti tra campionato e coppe, con il debutto in Champions League contro il CSKA Mosca il 21 ottobre 2009. In quel periodo fu anche convocato dall’Under 21 di Pierluigi Casiraghi e anche lì “timbrò il cartellino”.

Ma come detto, quello era un grande Manchester United con fior fior di campioni in rosa (da Van der Sar ad Evra, da Giggs a Rooney, da Owen a Carrick, da Rio Ferdinand al “Chicarito” Hernandez) e per Macheda ci sarebbe stata molta panchina. Ferguson gli consigliò di farsi sei mesi di prestito in un’altra squadra, giusto il tempo per trovare più spazio, crescere e tornare poi alla base: nel gennaio 2011 Macheda tornò in Italia e si accasò alla Sampdoria in prestito secco. Ma i sei mesi “italiani” dell’attaccante classe 1991 furono molto negativi, con quattordici presenze e nessuna rete (se non una in Coppa Italia). A fine stagione la Samp, partita ad agosto con l’eliminazione nei preliminari di Champions League, retrocesse mestamente in cadetteria e Macheda tornò a Manchester. Stagione sfortunata, si pensò.

Quella successiva fu identica alla precedente e gli spazi con i Red devils divennero ancora minori (sei presenze, una rete in Coppa di Lega) e a gennaio fu ancora una volta dato in prestito. Questa volta la meta fu Londra sponda Queens Park Rangers. Anche li fece male, giocando ancora meno ed il ritorno ad Old Trafford fu ancora più mesto.

Macheda aveva 21 anni e da allora iniziò un altro giro di prestiti e cambiamenti di maglia: ancora sei mesi con il Manchester, altri sei mesi con lo Stoccarda (Bundesliga) e poi le esperienze in Championship (la cadetteria inglese) con le maglie di Doncaster Rovers, Birmingham City, Cardiff City e Nottingham Forrest, ultimo loan in ordine di tempo sotto contratto con i gallesi.

A parte i sei mesi di Birmingham e i primi sei mesi a Cardiff (diciotto reti totali), furono tutte esperienze negative con qualche infortunio di troppo. Il giugno scorso, Macheda ed il Cardiff decisero di risolvere il contratto triennale in essere.

Se prima del giovane Macheda si scrissero fiumi di inchiostro, da tempo quei “fiumi” si sono prosciugati fino alla firma con il Novara, club ora a metà classifica in Lega B e lo scorso anno a giocarsi la promozione in Serie A con play off.

L’ex prodigio del calcio italiano è stato lontano dal calcio giocato sei mesi in cui ha cercato di ritornare in pista per dimostrare che a 25 anni si è a tutti gli effetti ancora un giovane calciatore e non un “bollito”.

E Macheda ha voluto ripartire dalla Lega B, dalla provincia, e proprio da Novara ricomincerà ad essere un calciatore: contratto fino al 30 giugno 2018 con il compito di condurre la squadra verso la salvezza e mostrare ai suoi compagni (e ai suoi nuovi tifosi) quei colpi con cui ha ammaliato Alex Ferguson. Il Novara ha voluto scommettere in pieno su di lui e non è la prima volta che il sodalizio azzurro ingaggia giocatori che provano a risollevare la loro carriera, anche se gli esiti non sono stati del tutto positivi (da Nicola Ventola a Giōrgos Katidīs, da Daniel Jensen a Leandro Rinaudo fino Jorge Martinez). A Macheda il compito di invertire il trend negativo.

I dubbi sul giocatore sono tanti tra i tifosi: è giusto investire a dicembre su un giocatore senza contratto? Giusto investire su un giocatore che non vede il campo da sei mesi? Giusto investire su un ragazzo che ha deluso le aspettative? Il Novara investirà su un giocatore arrivato a parametro zero cui dovrà solo pagare l’ingaggio ma che è già ready-set-go e potrebbe trovare spazio nelle ultime tre partite di campionato dei piemontesi nel girone di andata (Cesena e Carpi in casa, Virtus Entella in trasferta) e godere poi della lunga sosta invernale del torneo cadetto per apprendere al meglio i dettami tecnici di Boscaglia e trovare il giusto feeling con da Costa e compagni. C’è una carriera da recuperare e una rete avversaria da gonfiare.

Buona fortuna, “Kiko”. E bentornato a giocare a calcio, la cosa più importante