Roma, festa a metà: Karsdorp di nuovo KO

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Roma-Udinese

No VAR, Yes Party

Il risultato finale di Roma-Crotone potrebbe ingannare. Così come le polemiche emerse in seguito al mancato intervento del VAR, in occasione del rigore, realizzato da Perotti, concesso a causa del presunto contatto Mangragora-Kolarov.
Ma l’analisi del match non può essere limitata a un singolo episodio – dubbio, per carità – che però non può sminuire quanto fatto dai giallorossi nell’arco dei 90 minuti, sintetizzabile nel 72% di possesso palla, nei 20 tiri totali, nei 2 legni colpiti e dai 619 passaggi andati a buon fine.
L’unica colpa attribuibile a Dzeko e compagni è quella di non essere stati in grado di dilagare, e quindi di chiudere sin da subito un match a senso unico dal primo all’ultimo minuto. Recupero compreso.

Ora testa al Bologna

In occasione dell’undicesima giornata di campionato all’Olimpico sbarcherà il Bologna, autore sin qui un ottimo campionato come testimoniato dai 14 punti fino a qui ottenuti – frutto di 4 vittorie e 2 pareggi – a secco di vittorie negli scontri diretti dal 16 settembre 2012, quando al doppio vantaggio iniziale firmato da Florenzi e Lamela i rossoblù risposero calando un tris soprendente che consegno loro l’intera posta in palio.

Dramma Karsdorp: crociato KO

Nel frattempo i giallorossi, in concomitanza con l’esordio stagionale di Karsdorp, dovranno presto dimenticarsi di lui. Al minuto 82, momento in cui Di Francesco richiama in panchina il laterale olandese, in molti hanno pensato che si trattasse di un cambio tattico, volto a far rifiatare un giocatore che mancava in campo da mesi. Ma gli esami strumentali effettuati in mattinata non hanno dato scampo: si tratta di rottura del crociato – infortunio che lo renderà indisponibile per 5 mesi.

I precedenti

A Trigoria sembrano però essere abituati ad infortuni di questo tipo. Si tratta infatti del 13esimo caso da marzo 2014: al ventiduenne ex Feyenord fanno compagnia i vari Florenzi, Nura, Ponce, Capradossi, Emerson, Tuminello, Strootman, Mario Rui e Rudiger.

Semplice sfortuna o errori nella preparazione?