Roma, verso il sogno Kiev: l’ultimo ostacolo è il Liverpool

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Pescara-Roma

Alzi la mano chi, ad agosto, pensava, il giorno dei sorteggi delle semifinali di Champions League, di trovare il biglietto “AS Roma” dentro una delle quattro palline. Alzi la mano chi, ad agosto, pensava,  il giorno dei sorteggi delle semifinali di Champions League, di trovare solo la Roma a rappresentare il nostro calcio nel penultimo step della competizione europea più importante. Neanche il tifoso giallorosso più pazzo avrebbe pensato di veder la propria squadra tra le top 4 d’Europa, insieme a Real Madrid, Bayer Monaco e Liverpool, tre squadre che insieme hanno vinto ventidue volte la “coppa dalle grandi orecchie”. A fare compagnia alla Roma a Nyon poteva esserci anche la Juventus, se Cristiano Ronaldo non avesse segnato il rigore al minuto 98 e se i bianconeri avessero sconfitto il Real Madrid nei supplementari o dopo i calci di rigore. E poteva esserci anche una grande accoppiata romana a Nyon, se la Lazio ieri sera non si fosse “suicidata” alla Red Bull Arena di Salisburgo contro la squadra di Marco Rose: 0-1 al minuto 55, 4-1 il risultato finale con i ragazzi di Inzaghi usciti con le ossa rotte dopo aver preso tre gol tra il  72′ ed il 76′. Biancocelesti eliminati ed Europa League che neanche per questa stagione tornerà in Italia.

LA RIMONTA PAZZESCA 

Grazie a quella che è passata alla storia come la “Romuntada”, i ragazzi di Eusebio di Francesco martedì sera hanno compiuto un qualcosa di incredibile portando la squadra capitolina a giocarsi la semifinale di Champions League a distanza di trentaquattro anni dall’unica disputata (allora l’avversario erano gli scozzesi del Dundee United). La Roma contro il Barcellona ha giocato la partita perfetta. Uno a zero dopo sei minuti, raddoppio su rigore (che risarcisce la squadra di quello netto non assegnato all’andata) prima dell’ora di gioco e tris a otto minuti dalla fine dell’incontro.
Roma avanti e Barcellona che è uscito per il secondo anno consecutivo nei quarti di finale di Cahmpions contro una squadra italiana e dopo aver subito un altro 3-0 che ha, come si dice in gergo, “spezzato le gambe”.

OSTACOLO LIVERPOOL 

L’urna di Nyon ha stabilito che a contendere a de Rossi e compagni l’aereo per Kiev sarà il Liverpool di Jurgen Klopp, che nei quarti ha rifilato cinque reti in due partite al Manchester City di Pep Guardiola e prossimo alla conquista del titolo nazionale. I tifosi romanisti pensando ai Reds non possono che far tornare la loro mente alla sera del 30 maggio 1984, giorno della finale dell’Olimpico di Roma che vide imporsi gli inglesi ai calci di rigore dopo l’1-1 dai tempi regolamentari e supplementari. Gli errori di Conti e Graziani furono fatali e l’allora capitano del club del Merseyside Graeme Souness alzò sotto il cielo romano l’allora quarta Coppa dei Campioni del Liverpool. Dell’intera rosa giallorossa, solo due giocatori si sono spinti a giocare fino al penultimo atto della Champions League: Maxime Gonalon con l’Olympique Lyonnais (stagione 2009/2010) e Aleksandar Kolarov con il Manchester City (2015/2016). A parte Federico Fazio che ha anche disputato due semifinali di Europa League quando militava nel Siviglia, per tutta la rosa romanista (mister di Francesco compreso) si tratta di una prima volta emozionante, eccitante e inaspettata. E le avversarie (Reds compresi) hanno sperato fino all’ultimo di non prendersi in carico la squadra della Lupa, la vera mina vagante di questa manifestazione.

LE ALTRE AVVERSARIE 

Delle tre avversarie, la Roma ha trovato quella più soft, visto che l’altra semifinale vedrà in campo i bi-campioni d’Europa e del Mondo del Real Madrid e i tedeschi del Bayer Monaco, freschi vincitori del loro sesto titolo consecutivo in Bundesliga.

VERSO UN SOGNO…

Che squadra è quella che ha come tridente d’attacco Firmino, Mané e l’ex romanista Mohamed Salah? Una squadra forte (è terza in campionato) che professa un gioco molto interessante (il famoso Gegenpressing) e che, con il mercato di gennaio, si è rinforzata in difesa con l’arrivo del craque Virgil van Dijk, pagato 85 milioni di euro e diventato il difensore più costoso della storia del calcio. Roma che parte svantaggiata quindi? Mai dire mai nel calcio, anche perché la Champions di questa stagione ha visto una Roma davvero in formato…Champions: undici punti su diciotto realizzati nella fase a gironi contro Atletico Madrid, Chelsea e Qarabag con lo scalpo dei londinesi letteralmente travolti (3-3 e 3-0) dal ciclone Dzeko. Da vincitrice del girone, i capitolini hanno poi avuto ragione del tosto Shakhtar Donetsk negli ottavi e poi hanno toccato il cielo con un dito contro i blaugrana ribaltando il 4-1 del Nou Camp.

Dopo il 3-0 di martedì sera, di Francesco non si è posto limiti: la finale di Kiev è un obiettivo. Del resto, come non dargli ragione? La Roma ha fatto trenta, ora può fare trentuno e arrivare a giocarsi la coppa più prestigiosa nell’ultimo atto proprio nella stagione in cui la si dava per spacciata già nella fase a gironi. La Roma è la terza squadra italiana (dopo l’Inter e due volte la Juventus), nelle ultime nove stagioni, a giocarsi la semifinale della ex Coppa dei Campioni. E per il nostro calcio questa è una bella rivincita, con il sogno che la squadra giallorossa possa emulare i nerazzurri, ultima italiana ad alzare al cielo la Champions League. Un’impresa titanica, forse impossibile, ma ora arriva il bello e la squadra romanista ha le carte in regola per far faticare la squadra di Klopp.

LA ROMA DI DI FRANCESCO 

De Rossi e compagni hanno, a oggi, un merito incredibile. Laziali a parte (ma non tutti), sono riusciti nell’impresa di unire il Paese. Martedì, dopo il triplice fischio di Tupin, i social network erano letteralmente impazziti: tutti i tifosi italiani erano contenti dell’impresa della Roma e hanno ammesso che la supporteranno per tutti i prossimi 180 minuti. E il motivo è semplice: la Roma, da totale underdog, ha giocato quasi alla pari al Nou Camp e ha fatto (come detto) la partita perfetta al ritorno, senza compiere alcuna sbavatura. Merito di di Francesco, ma anche delle parate e della precisione di Alisson, del fisico di Manolas, dell’esperienza di de Rossi e di un attaccante come Dzeko che a gennaio doveva andare al Chelsea ma che poi non si è mosso da Trigoria, dimostrandosi fedele alla causa. Il merito non è solo di questi quattro atleti, ma di tutta la rosa, forse la più debole delle otto partecipanti ai quarti, ma che invece ha mandato a casa un Messi incredulo ed un Iniesta in lacrime.
Grandi sono state anche le scelte tecnico-tattiche di di Francesco e quelle finanziario-tecnico-tattiche del direttore sportivo Monchi. Insomma, in questa “Roma dei miracoli” ognuno ha fatto un qualcosa di incredibile, forse irripetibile.
“I sogni sono desideri” diceva Cenerentola e ora, derby di domenica a parte, la testa va ad Anfield Road la sera del 24 aprile e poi al ritorno dell’Olimpico il 2 maggio.
Vediamo se questa Roma è pronta a fare il salto di qualità e regalare un qualcosa di impensabile alla sua gente e al movimento calcistico italiano.