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Top & Flop delle qualificazioni mondiali

Delude l’Argentina contro il Brasile, bene l’Inghilterra

IL TOP
1. IL BRASILE – Il doppio successo contro gli acerrimi rivali dell’Argentina e il colpaccio esterno di Lima, proiettano la Seleçao di Tite in testa al gruppo. Fin qui, tutto normale. Sulla carta, perchè dopo la sconcertante Copa America della scorsa estate, essere riusciti a creare delle basi solide in un gruppo avaro di risultati è quasi un mezzo miracolo. Principale artefice il neo c.t. Tite, bravo a far fruttare il successo olimpico di Rio, con l’inserimento costante di tanti giovani, Gabriel Jesus su tutti. Per Neymar e compagni il processo di crescita continua. Competitivo.

2. GARETH SOUTHGATE – In tempi di normalizzatori della panchina, pare che la selezione con i 3 leoni sul petto abbia trovato la sua guida. Calmo, riflessivo e preparato, per l’ex difensore dei Villains era difficile dare serenità ad un ambiente squassato dall'”affaire Allardyce”. Lui c’è riuscito, col gioco che a tratti è parso convincente, e con i risultati. Il successo nel derby con la Scozia potrebbe valere come candidatura ufficiale, cacciando indietro gli altri pretendenti. Convincente.

3. ALAN GASPERONI – Mettere un membro dell’Ufficio Stampa nella nostra Top 3 può apparire provocatorio. Invece non lo sembra, lo è. La sua lettera accorata inviata a Thomas Mueller (ma anche indirettamente al calcio dei “grandi”) è la lezione impartita da chi, non schiavo della tirannia del dio-risultato, riesce a godere della purezza del gioco, del suo spettacolo, dei suoi significati. Per San Marino “esserci” è più importante che “vincere”, perchè da questa consapevolezza sono nate nel tempo bellissime storie di calcio (vedi l’Islanda). Nella sua invettiva, da “Premio Pulitzer” il punto 10. Enorme.
IL FLOP
1. L’ARGENTINA – Il 3-0 rifilato ad una irriconoscibile Colombia rimette in corsa i ragazzi di Tata Martino nella lotta per un posto privilegiato sull’aereo che dal Sudamerica porterà a Mosca. Ma i dubbi restano, soprattutto per quanto riguarda l’aspetto mentale di una squadra dal potenziale deflagrante ma priva di quella “garra” che l’aficiòn brama in ogni esibizione. Col Brasile è scesa in campo una formazione più propensa a risparmiare i garretti piuttosto che a metterli a repentaglio, per giunta in un’occasione speciale come il Clasico del Mineirao. Il silenzio stampa ufficializzato dai giocatori dopo l’ultima partita ha del grottesco. I nemici vanno cercati in loro stessi, non di certo nei media. Delusione.

2. WAYNE ROONEY – O forse sarebbe meglio dire “Wine” Rooney. Dopo il 3-0 rifilato alla “Tartan army”, viene pizzicato a dir poco ebbro a fine partita, e non è la prima volta che gli accade. Se non riesce a godere serenamente di una vittoria così importante per tutto il movimento inglese, di cui lui è l’esponente di maggior prestigio, allora siamo dinanzi ad un caso vero e proprio. L’accantonamento da parte di Mourinho nel Manchester ormai viene vissuto in maniera nefasta da chi, invece, in Nazionale può ancora dire la sua. Soprattutto in un gruppo giovane che necessita però di un leader. Forza Wazza!!! Depresso.

3. LA CINA – Calcisticamente è un movimento in crescita, il campionato attira sempre di più nomi di prestigio, grazie al richiamo del dio-denaro. La base su cui lavorare c’è, grazie ad un programma di stato volto a fare del calcio quasi una sorta di media politico. A livello imprenditoriale, i cinesi hanno invaso il football della tradizionalissima Europa, e sapremo in futuro quanto possa costituire un bene. Ma la Nazionale, che più di tutti, sul campo, rispecchia la salute di un movimento, fa acqua. Un gigante coi piedi d’argilla, che per Marcello Lippi rappresenta la sfida forse più improba della sua carriera. L’ultimo posto in classifica di fatto è una condanna. Impresentabile.

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