Home Editoriale Denis Bergamini, un caso che fa ancora male

Denis Bergamini, un caso che fa ancora male

La verità sul caso Bergamini tarda ancora ad arrivare

 

La Statale 106 Jonica è una strada di 491 chilometri che collega Reggio Calabria a Taranto. Nei pressi di Roseto Capo Spulico, in provincia di Cosenza, il 18 novembre 1989, quel tratto di strada è stato teatro di un caso di cronaca nera ancora oggi irrisolto: la morte di Donato “Denis” Bergamini, giovane calciatore del Cosenza. Nativo di Argenta, in provincia di Ferrara, Bergamini militava nel club calabrese dalla stagione 1985/1986, ponendosi come uno dei più interessanti calciatori dell’allora Serie C1 e Serie B.

Nel tardo pomeriggio di quel 18 novembre, Bergamini morì travolto da un camion. Liquidato come “suicidio”, a distanza di allora la morte del centrocampista romagnolo è avvolta nel mistero.

La fidanzata dell’epoca, che assistette alla straziante scena, disse che erano diretti verso Taranto. Denis pareva turbato e ad un certo punto accostò la macchina, scese e si buttò in strada mentre passava un grosso camion: morte sul colpo e corpo trascinato per 60 metri.

Il prossimo 10 luglio la salma di Bergamini verrà riesumata e sul suo corpo verranno fatte le analisi del caso per scoprire cosa ne ha causato la morte.

Calcisticamente nato nell’Imola (militante all’inizio degli anni Ottanta nell’allora Campionato Nazionale Dilettantistico), Donato Bergamini nel 1985 passò dal Russi, squadra ravennate allora militante nella massima serie dilettantistica, al Cosenza, in Serie C1 ma con intenzioni di promozione in Serie B a distanza di vent’anni dal suo ultimo campionato. Dopo un 12° ed un quarto posto, il club calabrese venne promosso in cadetteria vincendo il campionato nella stagione 1987/1988: oltre a Bergamini, componevano quella squadra il portiere Luigi Simoni, il difensore Renzo Castagnetti, i centrocampisti Sergio Galeazzi e Alberto Urban e in attacco si stava facendo notare un altro giocatore del Nord Italia, Michele Padovano. Due anni dopo arrivò in maglia rossoblu un altro giocatore che ha fatto la storia del club, Luigi Marulla. Bergamini la stagione 1989/1990 (che si concluse con un amaro 14° posto), non la concluse: la sua ultima partita con la maglia del Cosenza la giocò al Brianteo di Monza il 12 novembre 1989. Con i calabresi Bergamini aveva giocato complessivamente 110 partite e segnato tre reti.

Ma come morì Denis Bergamini? Fa male pensare che a distanza di tanti anni non si sia ancora scoperto come abbia perso la vita. Da un iniziale ipotesi di suicidio, da tempo si parla di omicidio: morte voluta da altri e non da sé stesso. Effettivamente nessuno tra i suoi famigliari, amici e compagni di squadra aveva mai pensato che potesse essersi tolto la vita.

Si è detto tutto e il contrario di tutto su Bergamini, fatto sta che oggi non ha avuto ancora giustizia.

Il 27 dicembre 2009 i tifosi del Cosenza hanno celebrato il primo “Bergamini day” per manifestare la necessità di scoprire come sia morto veramente il giovane centrocampista di Argenta e favorire la riapertura delle indagini, chiuse ai tempi in maniera troppo veloce.

Il 14 giugno 2011 si è chiesto ufficialmente di riaprire le indagini: il 29 giugno 2011 la Procura di Castrovillari ha deciso di riaprire il caso viste le nuove prove in mano ad inquirenti e personale giudiziario. In pratica, tutto il lavoro fatto successivamente la morte di Bergamini presentava elementi necessitanti di maggiore cura ed attenzione.

Due mesi fa il procuratore di Castrovillari ha chiesto che la salma dell’ex centrocampista venga riesumata: il 10 luglio la bara verrà riaperta ed inizierà un lungo iter di analisi, sperando che si possa arrivare a scrivere la parola “fine” su questa dolorosa vicenda. Nel frattempo hanno ricevuto un avviso di garanzia l’allora ragazza del calciatore e l’autista del camion: le loro versioni non hanno mai convinto gli inquirenti.

Denis Bergamini però vive ancora nel ricordo dei tifosi del Cosenza, tanto che gli hanno dedicato la Curva Sud dello stadio San Vito, dal settembre 2015 dedicato ad un’altra leggenda del club calabrese, Gigi Marulla, scomparso pochi mesi prima.

L’attuale tecnico del Crotone, Davide Nicola, nel suo viaggio in bicicletta dalla Calabria al Piemonte per onorare il voto-salvezza del club pitagorico, si è fermato davanti alla lapide eretta in ricordo di Bergamini per onorare la sua memoria.

Sono stati scritti anche due libri sulla vicenda Bergamini: “Il calciatore suicidato” di Carlo Petrini (ex calciatore degli anni Sessanta-Settanta e già noto per una serie di libri controversi sul calcio) e “Denis Bergamini. Una storia sbagliata” di Alessandro Mastroluca, usciti nel 2001 e nel 2014.

E’ attivo inoltre un sito (www.denisbergamini.com) con tutte le informazioni sul giovane centrocampista di Argenta, con una sezione con gli articoli giornalistici dedicati alle indagini della sua morte, le interviste ai famigliari e uno spazio dove ex compagni di squadra, giornalisti e amici hanno riportato i loro ricordi. Ma il sito è il cuore dell’associazione “Verità per Denis Bergamini”, nata il 10 aprile 2010 e che si pone, come riporta il sito, “tramite la promozione e sviluppo di attività sportive, ludiche e di spettacolo, di reperire fondi per il conseguimento di due obiettivi fondamentali: [la] riapertura del processo, che si concluse frettolosamente e superficialmente con la sentenza di suicidio; [il] sostegno e beneficenza per quanti, accomunati da uno sfortunato destino, necessitano di aiuto”. Tra gli iscritti all’associazione anche Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, il ragazzo romano morto il 22 ottobre 2009 durante una custodia cautelare ed il cui caso ha scosso l’opinione pubblica.

Questa è la storia di un calciatore che era “sceso al Sud” per cercare la gloria e che trovò, oltre all’amore di una piazza molto calda e che gli ha voluto sempre bene, la morte. E’ doveroso quindi che il caso Bergamini venga chiuso in maniera definitiva e chi ne è responsabile paghi una volta per tutte.

Lo si deve a Dennis, affinché la sua anima possa riposare in pace una volta per tutte.

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