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Italia – Ad Amsterdam per cementare un’identità

LA VITTORIA CONTRO L’ALBANIA HA CONSOLIDATO IL NOSTRO PRIMATO NEL GIRONE, ASSIEME ALLA PROLIFICA SPAGNA. IL TEST CONTRO UN’OLANDA INVOLUTA CI PERMETTEREBBE DI RICAVARE RISPOSTE PIU’ IMPORTANTI

A un anno dalla morte del suo profeta, l’Olanda del calcio brancola nel buio, ancorata ad un 21° posto nella classifica FIFA che rende perfettamente l’idea del momento di crisi che stanno attraversando gli Oranje. Dopo i due podi consecutivi negli ultimi Mondiali, la Nazionale olandese ha raccolto agli Europei, suo terreno di caccia prediletto, soltanto smacchi, con l’onta di una sconcertante eliminazione in fase di qualificazione nel 2015. La strada per la Russia si complica, dopo la clamorosa débacle contro la Bulgaria, e il cambio di guida tecnica – da Danny Blind a Fred Grim, suo vice – sottolinea quanto sia regnante la confusione nella terra dei polders.

L’Italia, sempre desiderosa di dare corpo al suo 4-2-4, incarna un movimento in rapida crescita. Sono ormai lontani i tempi in cui i vari Lippi, Prandelli e Conte lamentavano una certa carenza di alternative da presentare in azzurro. Soprattutto in attacco, dove ci si ancorava alle lune di un Balotelli che nel ruolo di salvatore della patria pallonara ha fallito su tutta la linea. Ora, stia pure a Nizza, perchè di frecce nella faretra di Ventura ce ne sono parecchie e di qualità. Belotti e Immobile hanno confermato a Palermo, gol a parte, che sulla loro intesa si può lavorare, in quanto perfettamente compatibili.

A centrocampo Verratti ha dimostrato che anche da regista con un mediano a supporto, nella fattispecie De Rossi, riesce a rendere ad altissimi livelli. Il pescarese, che vorrebbe tornare in Italia, sia con un centrocampo a tre – come mezz’ala – sia a quattro – come regista puro – ha confermato di essere uno dei migliori in circolazione per visione di gioco e duttilità. In più è migliorato anche nei movimenti senza palla, componente su cui aveva mostrato alcune carenze in passato, basti pensare alle tante ammonizioni subite a causa dei suoi interventi in scivolata in mezzo al campo, sinonimo questo di scarsa lettura difensiva.

L’importante, per supportare bene questo modulo, è il lavoro delle ali. Sia Candreva ma soprattutto Insigne, facendo il pendolo, devono garantire qualità in fase di possesso e copertura in chiave difensiva. Più a suo agio il primo, ancora da migliorare il secondo, che già a Napoli nelle prime settimane targate Sarri, giostrando da trequartista, aveva mostrato di digerire poco il lavoro sporco.

Quello che fa ben pensare anche in chiave futura è il serbatoio a cui Ventura può attingere, e non parliamo soltanto di Donnarumma – che giocherà dall’inizio ad Amsterdam – ma anche di alcuni elementi che nelle selezioni giovanili hanno avuto modo di risultare già pronti per il grande salto. Ad esempio Alex Meret, perno dell’Under 19 battuta in finale agli Europei dalla Francia di Mbappè, selezione che vantava fralaltro nell’empolese Di Marco un terzino di grandi prospettive e soprattutto pericoloso anche in chiave offensiva. Per non parlare di Locatelli, grande rivelazione nel girone d’andata del Milan di Montella che corteggiava la Champions League. Il rossonero, assieme a Gagliardini, saranno i principali candidati al ruolo di compagno di reparto di Verratti.

Anche l’attacco presenta alternative interessanti su cui lavorare. Belotti e Immobile partono in pole, ma occhio allo stesso Insigne qualora si dovesse giocare col modulo a tre punte, per non parlare di Berardi, al quale manca un centesimo per fare l’euro. Ad Ascoli si sono messi in evidenza Ottolini, esterno d’attacco di grande qualità, e Favilli, anche lui esploso nell’Under 19 di Vanoli. Per non parlare di Petagna, che a Bergamo è maturato molto, diventando la chiave della prolificità del “Papu” Gomez, risultando il classico ariete in grado di creare voragini per la seconda punta o la mezz’ala in grado di inserirsi. Migliorasse in chiave realizzativa, diventerebbe un simil – Vieri.

Quindi, fra una Serie A che ha deciso di ricostruirsi facendo perno sulle proprie risorse, una B diventata ottima palestra per le nuove leve, e un’attività a livello nazionale con l’Under 21 di Di Biagio in prima fila, c’è di che stare tranquilli. Riflettano i soloni coi colletti bianchi che storcono il naso quando sentono la parola “stage”, dato che da iniziative come queste, se supportate da un calendario più snello, il nostro calcio può solo che progredire.

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