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NBA, vaccino Covid: la situazione ai Lakers e le altre franchigie

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Campagna che procede bene… ma non benissimo

L’NBA si sta preparando al meglio per affrontare una nuova Regular Season, la 75esima della sua storia, che dopo due travagliate stagioni potrebbe tornare alla normalità: nel 2019/20, infatti, tutto si è concluso nella storica bolla di Orlando dopo l’interruzione di marzo, mentre il 2020/21 ha visto la stagione regolare disputarsi in 72 partite per squadra, 10 in meno del solito. 

I meriti del miglioramento della situazione sono chiaramente dei vaccini anti Covid-19, somministrati, come ha riportato ieri Shams Charania di The Athletic, a circa il 90% dei giocatori della Lega. In ogni caso alcune squadre, come i Los Angeles Lakers, arriveranno all’inizio della stagione (si parte il 19 ottobre 2021) con tutto il roster vaccinato. 

Questo permetterà ai giocatori di poter disputare partite anche in città o stati che prevedono l’obbligo vaccinale per gli atleti: tra queste New York, San Francisco e Toronto, in Canada.

NBA e vaccini, chi è a rischio?

Due casi di cui si è discusso recentemente riguardano proprio giocatori di Golden State e Brooklyn: si tratta di Andrew Wiggins, sponda Warriors, e Kyrie Irving, al terzo anno ai Nets. L’ex Minnesota, se non cambiasse idea entro inizio stagione, sarebbe costretto a saltare tutte le partite casalinghe dei 6 volte campioni NBA (ben 9 delle prime 12). Stesso discorso per Kyrie, nonostante il General Manager Rob Pelinka si sia detto fiducioso di poter disporre di tutti gli uomini a roster entro l’inizio del training camp, previsto per il 28 settembre.

 

 

 

 

 

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