Giampaolo: “Testa alta e pedalare. Milan grande chance”

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Giampaolo allenatore Torino

Giampaolo si prende il Milan

Prime parole da allenatore del Milan per Marco Giampaolo. L’ex Sampdoria dimostra di aver le idee chiare, la voglia di far bene è tanta. Di seguito le parole riportante da mediaset.

Riparte dal Milan: “Per me è una grandissima opportunità. Attraverso il lavoro e il sacrificio, penso di aver meritato questa chance. Ora devo meritarla sul campo. Non c’è mai una fine a un percorso: il mio è stato pieno di cadute e risalite. Il club mi ha detto ‘Diffidiamo da chi non ha mai sbagliato’. Mi ha fatto molto piacere. Arrivo qui all’età giusta”.

Quando l’ha chiamata Maldini?
“Stavo salpando quando ho ricevuto, è squillato il telefono e Paolo mi ha detto di venire a Milano. I miei amici sono partiti io ho preso il primo aereo e sono venuto qui. Cinque anni fa per ripartire sono partito dalla Serie C, una scelta che poteva chiudere la mia carriera professionistica da allenatore. Ho accettato, ho avuto la follia di ripartire da lì, ero risentito e volevo tornare in Serie A partendo dalla categoria più bassa. Cinque anni dopo la chiamata di Paolo mi ha reso un uomo felice. Sono pronto a raccogliere questa sfida””

Cosa ha in mente di fare?
“Il Milan per me rappresenta un senso di appartenenza, un modello di gioco, una riconoscibilità calcistica. Ha raggiunto i risultati attraverso un’identità. Non siamo riconoscibili solo per la maglia rossonera a strisce verticali. Le grandi squadre devono avere un’identità. Ho in testa mille cose, i calciatori devono riconoscersi in quello che fanno e i tifosi del Milan devono avere questo senso di appartenenza”.

Qual è il mio motto?
“Testa alta e giocare a calcio. Non mi piacciono titolari e riserve. Voglio giocatori motivati che vogliono essere ricordati per aver scritto una pagina importante. Il progetto è offrire uno spettacolo apprezzabile. Non parto da un obiettivo finale. Il Milan deve giocare per l’obiettivo più alto, lo so. Ma non parto da lì. Il mio pensiero è domani”.

Quanto è bello e difficile dovere esaudire le aspettative?
“Io penso che non si possa giocare bene a calcio senza giocatori di qualità. Nessun allenatore può proporre un calcio apprezzabile senza qualità, la caratteristica che rende un gruppo di calciatori in sintonia, perchè ascoltano la stessa musica. Il Milan ha diversi giocatori di qualità. L’anno scorso pensavo che il Milan potesse essere la sorpresa del campionato. Ho visto la partita dell’anno scorso a Napoli, partita che poi il Milan ha perso. Ho sempre pensato che dentro questa squadra ci fossero giocatori capaci di suonare un certo spartito”.

Le difficoltà di ottenere risultati da Milan con le difficoltà attuali?
“Sono d’accordo che ci voglia dal tempo. Il Milan è composto da calciatori molto giovani, forse sarà la rosa più giovane del campionato. A questo gruppo bisognerà trasmettere le ambizioni. Tra arrivare primo, secondo, terzo o quarto, le differenze sono sottili. Bisognerà dare una mentalità vincente. Maldini e Boban mi aiuteranno a fare questo. Allenare il Milan non capita tutti i giorni. Devi essere orgoglioso, senza paura. Questa squadra non deve avere paura di essere se stessa. In questo senso sono fiducioso, dovrò capire i calciatori e dovrò farlo in breve tempo. Una bella sfida, che raccolgo con grande entusiasmo”

Cosa manca per dare qualità?
“Mi dispiace di non poter disporre di alcuni giocatori (Cutrone, Laxalt, Bonaventura, Kessié, Caldara e Paquetà), tutti di valore. Prima di muoverci in qualunque direzione, voglio capire chi potrà essere funzionale al progetto. QUalche periodo di riflessione voglio prendermelo”.

Il modulo sarà il 4-3-1-2?
“Per me è il primo giorno, in tutti i sensi. Non partirò dal modulo, ma dalle caratteristiche dei giocatori. Sicuramente giocheremo a quattro dietro, cercherò di sbagliare il meno possibile”

L’obiettivo è il quarto posto? I riferimenti possono essere Donnarumma, Piatek e Paquetà?
“L’obiettivo finale devo costruirlo. Si guarda sicuramente verso quell’obiettivo, ma devo costruirlo attraverso step di lavoro. I miei riferimenti saranno 24-25 giocatori, portieri compresi. Il Milan è al di sopra dell’interesse individuale. Il gruppo di calciatori sarà al servizio della squadra. Non ci saranno primedonne”.

Per lei è rivincita?
“Non userei questo termine. È stato un percorso pieno di alti e bassi. Sono rimasto deluso, ma ho studiato, mi sono aggiornato e mi piace farlo perché non si finisce mai di imparare. Non è una rivincita, è l’attaccamento al mio lavoro che mi ha portato qui e spero possa portarmi a fare meglio possibile qui”.

Dove vede bene Suso?
“È un calciatore di qualità e mi piace tantissimo. Ha dribbling e personalità. Senza calciatori di qualità non vinci le partite. Non mi focalizzo sul modulo, Suso sarà elemento di valutazione non in quanto valore del calciatore ma per la posizione, per farlo rendere per lui e per la squadra”.

Cosa ha chiesto alla società in termini di mercato?
“Io traccio profili, la ricerca la fa il club. Io mi esprimo sui calciatori che ho allenato, posso farlo perchè ne conosco vita, morte e miracoli. I calciatori forti rendono le idee dell’allenatore migliori rispetto alle proposte”.

La sua amicizia con Maurizio Sarri?
“Ci vediamo spesso, in vacanza. Ma non parliamo moltissimo di calcio. È stato l’esempio di chi ha sofferto, patito, si è sbattuto in categorie inferiori, ma ha studiato, ricercato e ha vinto. Gli devo molto. È stato lui a suggerirmi alla dirigenza dell’Empoli quando io allenavo in C a Cremona. Siamo cresciuti rubandoci alcune idee”.

La stima di Sacchi?
“Impensabile per me, quando sei stimato aumentano le responsabilità perché non devi tradire la fiducia. Ma non ho paura. Ho paura solo di arrivare in ritardo all’allenamento”.

Cosa può dare Theo Hernandez?
“Il Milan ha fatto un investimento importante. Sono curioso di capire che giocatore sia. Si porta dietro l’ambizione di poter diventare uno dei giocatori migliori in quel ruolo tra qualche anno. Ha determinate caratteristiche, diverse rispetto a Rodriguez, e anche lì dovremo pensare in quale direzione muoverci”.

Farà di tutto per avere Praet e Veretout? Ci sarà spazio per André Silva?
“Ringrazio Ferrero perché mi ha messo nella condizioni di far bene il mio lavoro e mi ha liberato dandomi la possibilità di venire al Milan. Praet? Giocatore che ho allenato e stimo, non so se sarà un giocatore in più per questo Milan. Il Milan oggi ha quattro mezzali e in quel ruolo siamo coperti. Poi cosa succederà in futuro non so. Veretout non è un giocatore del Milan, André Silva e Cutrone, come sensazione, sono giocatori diversi per caratteristiche e devo valutarli insieme alla rosa che ho a disposizione. Devo capire come metterli insieme e chi è più funzionale. Oggi sono giocatori forti del Milan ed è già un buon punto di partenza”.

Il mio giocatore ideale?
“Una sintesi tra Maldini e Boban”.

Quali promesse fa?
“Promettere meno per ottenere di più. Promettere meno significa lavorare tanto. Gestiamo una squadra di calcio e ci sono tante cose da valutare. I carichi di lavoro, le ambizioni e i tratti psicologici dei calciatori. Prometto lavoro e serietà, quelle che sono state sempre la mia squadra. Entrerò a Milanello alle 8 del mattino e uscirò alle 20 di sera, come ho sempre fatto. Questo sì che posso farlo. Mi piacciono i giocatori che si divertono a giocare a calcio. Non mi piacciono gli inaffidabili o quelli che gestiscono il loro mestiere in modo sbagliato. E questo è un club che non ha l’ambizione di vince, ha l’obbligo di fare risultati importanti. Lo dice la sua storia. Io la respiro questa responsabilità. I tifosi devono raccogliere il frutto di questo lavoro ma siamo noi a dover farci trascinare e a creare il feeling. Siamo noi che determiniamo tutto questo”.

Cosa ha pensato quando il Milan è stato escluso dall’Europa League?
“Ci dispiace non disputare la competizione europea. Da questo bisogna cogliere l’altro lato, la possibilità di lavorare sette giorni, avere un ciclo settimanale per poter creare le condizioni di farla nel migliore dei modi l’anno successivo”.

Come si conciliano le sue idee con quelle della società sul mercato: Ibra e Nesta arrivarono ad agosto, lei fa pressioni su Boban, Maldini e Massara?
“Non sono stato pressante. Ho esposto le mie idee, ho chiesto un calciatore nel breve tempo per essere funzionali nel nostro lavoro e questo lo sapevano già. Ho fiducia per la loro conoscenza. I loro suggerimenti sono sempre statiu pertinenti”.

Nell’immediato la sua sarà un’opera di rivoluzione o correzione?
“Per ora partiamo con una rosa ristretta. Per me sarà motivo di portare avanti delle idee con i giocatori dello scorso anno ed educare i giovani della Primavera. Non devo fare esperimenti, devo conoscere le caratteristiche tecniche e comportamentali. Un calciatore non è solo quello che voi ammirate la domenica”.

Donnarumma sarà titolare l’anno prossimo?
“È un giocatore fortissimo. Io chiedo pochissime maglie agli avversari, ma nel primo anno di Sampdoria la chiesi proprio a lui”

Che Milan era quello di Gattuso o quale sarà il suo?un
“Era una squadra che difendeva bene, faceva densità e in aggiunta a questa organizzazione aveva qualità. A Gattuso ho fatto i complimenti per la gestione dialettica della situazione. Si è sempre assunto le responsabilità in prima persona, tanti colleghi gliel’hanno rinfacciato in maniera negativa ma per me in quanto tecnico va fatto. Devo cambiare? Vediamo. Devo conoscere le qualità dei giocatori. Voglio una squadra dove il calciatore si senta protagonista, che giochi la partita e non si faccia giocare dalla partita. Per fare questo c’è bisogno di lavoro, lavoro, lavoro. E poi disponibilità dei giocatori, che sposino il progetto perché ci credono e non per forza”.

L’incontro con Allegri?
“È un appuntamento ricorrente quello con Galeone e Allegri. Galeone mi ha insegnato tantissime cose, Max era nostro calciatore e mi ha raccontato tante cose del Milan, l’ho sentito anche qualche ora fa. Ha fatto una carriera straordinaria, ha una grandissima capacità di gestire le cose. Il confronto ci arricchisce, gli chiederò altre cose, per me è importante capire bene dove sono, l’ho già capito ma devo approfondire”

Cercate top player?
“Cerchiamo solo top player… (ride. n.d.r.)”

Come ha strutturato il lavoro per arrivare pronto al campionato?
“Bella domanda, complesso rispondere. Mi servirebbe tempo. C’è un percorso da seguire, la qualità dei calciatori sposta gli equilibri ma il primo messaggio deve essere collettivo. Ci devono essere degli step da seguire. Fanno prima 25 giocatori a conoscere me che viceversa. Non conosco scorciatoie e non le perseguo. Io rappresento un’idea per i calciatori, ma solo loro possono realizzarla. La visione c’è, dove bisogna andare lo so”.

Che Milan sarà in sintesi?
“Conosco i numeri e ci ho ragionato sopra. Il Milan ha segnato 55 gol e subito 36. Bisogna farne di più e subirne meno”.

Fabiano Corona
Fabiano Corona, redattore di SportPaper.it e di Sport Paper TV, esperto di calcio italiano ed estero