Napoli, Garcia: “Sempre difficile riconfermarsi. E su Osimhen..”

Il tecnico francese ai microfoni di DAZN

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Garcia
RUDI GARCIA SORRIDENTE ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

Rudi Garcia, nuovo tecnico del Napoli, ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni di DAZN.

Su Napoli:  

“Ho vinto il campionato con a Lille 52 anni dopo e la Coppa di Francia, nello stesso anno, 55 anni dopo l’ultima volta. Quindi era una vita che non vincevano niente, è stato molto bello. Sono rimasto, però la passione a Napoli è oltre. Più che una passione, il calcio è una religione e il Napoli lo è per i napoletani. Per me questo è il calcio e dovrebbe essere sempre così”.

Sullo scudetto: 

“Dopo la doppietta al Lille potevo andar via ma sono rimasto. Ho vissuto in prima persona il fatto che quando hai vinto pensi di ottenere lo stesso risultato e fare la stessa cosa. Però invece fai un po’ di meno, è umano. Il mio compito è dire ai ragazzi ‘Vi siete fregati da soli. Avete raggiunto questo livello e non mi accontenterò, vorrò lo stesso livello dell’anno scorso. Sarò la sveglia del gruppo’. Confermarsi è difficile, è sempre così”.

Sul nuovo Napoli di Garcia:

“Dopo la doppietta al Lille potevo andar via ma sono rimasto. Ho vissuto in prima persona il fatto che quando hai vinto pensi di ottenere lo stesso risultato e fare la stessa cosa. Però invece fai un po’ di meno, è umano. Il mio compito è dire ai ragazzi ‘Vi siete fregati da soli. Avete raggiunto questo livello e non mi accontenterò, vorrò lo stesso livello dell’anno scorso. Sarò la sveglia del gruppo’. Confermarsi è difficile, è sempre così”.

Su Raspadori: 

 “Raspadori può fare tante cose, la mezzala, l’esterno, il trequartista, anche la punta. Contro l’Ajax ad Amsterdam l’ha fatto ad alto livello. Dobbiamo anche avere la capacità di giocare a due punte, perché quando hai il Cholito Simeone sei armato. Però Victor è Victor”.

Su Osimhen:

 “Lui è un trascinatore pazzesco. Appena metti una competizione qualsiasi sul campo vuole vincere, porta la sua squadra con lui. Un po’ come Cristiano Ronaldo quando vince. È contentissimo, chiama la squadra, vuole fare la foto ricordo. Mi piace tanto, è uno dei centravanti più forti al mondo. Ho letto che alcuni lo volevano, poche cose (ride, ndr). Bello vedere che un giocatore che potrebbe fare solo la fase offensiva difende come un matto, pressa, torna indietro, aiuta la squadra. È bellissimo. Questa è una delle caratteristiche del gruppo: non fanno solo un gioco offensivo di qualità, però lavorano. Questo ci serve per vincere”.

Su Kvara: 

“Kvara può migliorare ancora tanto però quando ha la palla nei piedi è intuitivo, quando dribbla è bello da vedere”.

Su Giovanni Di Lorenzo:

“Devo stare attento a quello che dico perché spesso si riprendono i titoli di coda. Ad esempio se dicessi che è il genero perfetto allora ci sarebbe il titolo ‘Genero perfetto’. Invece voglio dire che è un uomo di grande qualità perché lui pensa agli altri e per questa cosa è un grande capitano. Poi è un leader, motiva la squadra, è un esempio. Poi è proprio un bel giocatore. Io normalmente faccio così: arrivo in un club, mi do tre settimane su sei per decidere chi sarà il capitano della squadra, perché voglio scegliere io il capitano. Però ho bisogno di tempo per fare colloqui individuali, vederli in campo, vederli vivere fuori dal campo con i compagni. Non ho avuto nessun dubbio sul fatto che sarà Di Lorenzo il capitano. Ce ne sono altri di leader. Attorno a me c’è un po’ di scaramanzia, quindi pensavo che un po’ di novità le devo anche portare ma alcune volte devo anche adattarmi. Io non credo alla scaramanzia ma alle onde positive, quindi se un ambiente va bene ai giocatori perché cambiarlo”.

Federico Maria Santangelo
Redattore SportPaper.it, esperto di calcio italiano ed estero