Roma, Francesco Totti: Core de sta città

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Totti
ph: Fornelli

Francesco Totti: So’ centomila voci C’hai fatto ‘nnamorà

Francesco Totti, leggenda e cannoniere all time della Roma (307 gol con questa maglia), si è confessato a Casa SkySport, rispondendo anche alle domande di amici, ex compagni, ex avversari, a Lippi, il ct nel Mondiale vinto in Germania.

Totti Lippi Del Piero De Rossi Simone Inzaghi Spalletti
ph: Fornelli

Come vive questo periodo?
«La giornata è lunga, però fortunatamente ho una famiglia che mi sostiene. Dobbiamo stare 24 ore dietro ai fi gli. Tra compiti, giochi, palestra, il tempo passa. Ho partecipato a varie iniziative per aiutare le strutture sanitarie a combattere il Coronavirus».

La chiamata di Lippi nel 2006

«Il 19 febbraio ebbi un infortunio serio, la sera stessa Mariani mi operò perché mi ero fratturato il perone e lacerato i legamenti.

Ero sicuro di non poter partecipare ai mondiali perché il tempo era poco. La sera stessa, dopo l’intervento, Mariani mi disse che toccava a me. Sarebbero dovuti passare 8/9 mesi, ma se ce l’avessi messa tutta sarei potuto partire. Il giorno dopo ci fu la sorpresa di Lippi, dove ho capito la voglia nelle sue parole. Mi si è capovolto tutto, mi ha dato la forza di uscire da quel tunnel lungo e buio. Con la voglia di partecipare a questo Mondiale, che per me era l’ultimo, perché avevo già deciso di smettere con la Nazionale. Ho avuto la forza di partecipare e vincere il trofeo più importante».

La rivalità con del Piero e la Juventus
«Hanno sempre creato un dualismo tra noi, cercando di metterci contro. Avendo due caratteri simili siamo riusciti ad unirci ancora di più, a capirci ed a sostenerci. Abbiamo un grandissimo rapporto e nessuno ce lo toglierà».

Sulla scelta di De Rossi
«Rispetto pienamente la scelta di Daniele, ognuno è libero di fare la sua.
Ho avuto opportunità a fi ne carriera, all’estero e in Italia. Mi sentivo di poter continuare. Un anno non avrebbe cambiato niente, però. La mia scelta era una sola: indossare solo la maglia della Roma. Per uno o due anni avrei dovuto cancellare tutto e sprecare 24 anni in giallorosso. Mi hanno cercato dagli Emirati Arabi. La Sampdoria mi voleva a tutti i costi. Pradé ha un debole per me, avrebbe fatto qualsiasi cosa per portarmi a giocare lì. Alla Samp sarei dovuto andare in prestito, da giovanissimo, quando c’era Carlos Bianchi che non mi vedeva molto. Se fossi andato non sarei tornato alla Roma».

Sul Principe Giuseppe Giannini
«Quando avevo 16 anni lui ed il papà mi sono stati vicino, mi hanno insegnato tante cose e mi hanno fatto capire cos’è la Serie A. Devo dire che sono stato fortunato ad averli vicino. Per noi romani avere la fascia da capitano significa tanto, dobbiamo portare in alto i colori della Roma. E’ un vanto, un privilegio, un onore».

Il doloroso addio
«Ne parlo ancora con le lacrime. È come se non fossero passati tre anni. Spesso e volentieri riguardo quella giornata indimenticabile, si racchiude tutto il mio amore per questa squadra, per i colori e quei tifosi. Ricordo ogni giorno, speravo non arrivasse mai la fine, ma arriva per tutti. Quando ho fatto la passerella non avrei salutato alcune persone, ma per quello che c’era intorno ho dovuto mettere da parte tutto. E’ un giorno per me brutto perché ho smesso col calcio che era la cosa più importante, ma l’amore che mi ha dato la gente quel giorno era inimmaginabile. Non pensavo si potesse arrivare a piangere così, non ho retto nemmeno io all’emozione. Sapevo cosa poteva succedere in quella partita e ringrazierò per sempre i tifosi perché mi hanno dato e mi danno tanto. Il campo per me era tutto, sapevo quello che potevo dare e lo facevo per far contento questo popolo che per la Roma farebbe qualsiasi cosa. So cosa significa essere romani e romanisti, cosa significa vedere la Roma dalla Curva o dalla Tribuna. I romani sono così e ne sono fiero».

Su Spalletti

«Sono stati due personaggi diversi. Il primo
Spalletti era top. Come un secondo padre, stavamo insieme quasi 24 ore al giorno. Il secondo, forse con le sue ragioni o forse per idee di altre persone, ha voluto mettermi i bastoni tra le ruote e qualcosa non è andato nel migliore dei modi.
Ho cercato sempre di tenere la testa alta e fare il mio meglio, anche se sapevo di essere in difficoltà». Prima del ritorno di Spalletti la
doppietta nel derby è rimasta indelebile: «Perdevamo il primo tempo 2-0 e poi siamo entrati con un’altra rabbia e cattiveria. Mi sono trovato al posto giusto in entrambi i gol. Il secondo è stato molto difficile: a quell’età fare un balzo del genere non è facile».

Su Simone Inzaghi
«Con Simone ho sempre avuto un bellissimo rapporto, condividiamo tanti amici ed abbiamo fatto un percorso insieme. E’ uno degli allenatori più forti in Serie A. Sarei stato contento per Inzaghi se avesse allenato un’altra squadra. Spero si possano fermare il prima possibile. Gli gira tutto bene, non gli si può dire nulla. Spero ci possa essere un black out il prima possibile».
Ora, che ha avviato l’attività da procuratore, ha le idee chiare: «Bisogna tornare alle origini, puntare sui settori giovanili e non cercare
stranieri. Puntare sui giovani come noi, abbiamo più possibilità di trovare i Totti, Baggio e Del Piero. Stavo partendo con la società di scouting ma il Coronavirus ci ha un po’ bloccati. Stiamo cercando un altro Totti, un calciatore di questo spessore. Cercherò in tutto il mondo e spero di trovarne di giocatori così e di farli crescere. Ho preso qualche giovane e lo crescerò come ho sempre voluto fare, come mi hanno cresciuto. Riuscirò a trovarlo».
Parla di Fonseca con ammirazione: «La Roma è alti e bassi adesso. Purtroppo siamo abituati a questi problemi. Fonseca è un grandissimo allenatore, che sta capendo il
calcio italiano, la città e tantissime altre cose. E’ addentrato, me ne parlano tutti bene, compresi i calciatori. Con l’unione e con alcuni innesti precisi possiamo fare un grandissimo campionato». Possiamo, perchè Totti non se n’è mai andato: «Io rimarrò sempre della Roma. Anche se sono fuori da Trigoria, il mio cuore sarà sempre lì dentro».