Ronaldo, vale la legge del campione: Madama si piega ai capricci del fenomeno

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Juventus, Ronaldo detta la “legge del campione”: nessuna multa dopo essersi ribellato ad una sostituzione

Una primadonna che eclissa una Signora: Cristiano Ronaldo è forse uno dei pochi casi d’insubordinazione sui quali Madama ha preferito sorvolare invece che agire. Ricapitolando: durante il match Juventus-Milan, disputato all’Alianz Stadium domenica scorsa, poi vinto dai bianconeri per 2-1, CR7 è uscito per far spazio a Dybala (match winner dell’incontro) dopo essersi reso protagonista di una prestazione abulica e non degna dei suoi livelli (come gli capita da tempo). Una sostituzione giusta, pensata per il bene della squadra. Eppure, proprio lui, il campione che afferma di preferire il collettivo all’Ego, ha lasciato anzitempo la panchina e lo Stadio, mancando di rispetto a tutti: società, tecnico, compagni e pubblico astante. Una reazione di stizza assolutamente non giustificabile: primo, perché Ronaldo ha 35 anni e una discreta esperienza per comprendere che certi atteggiaenti non possono far altro che ledere all’armonia di squadra e creare inutili “polveroni” attorno a tutto l’ambiente. Secondo, perché qualunque leader che si rispetti dovrebbe fare innanzitutto autocritica e capire quando giunga il momento di mettersi da parte.

Juventus e il caso Ronaldo: come dovrebbe sentirsi Bonucci?

Ma a stupire in tutta questa vicenda non é solo la reazione eccessiva del fenomeno di Madeira, quanto la reazione avuta dalla societò bianconera: passività assoluta, a cominciare dalle parole di Sarri il quale, nel post gara, ha dichiarato: “Ronaldo bisogna ringraziarlo perché oggi si è messo a disposizione”, quasi come se il numero 7 dovesse giocare per diritto acquisito. Ma la Juventus si è mai comportata così con i propri tesserati? A memoria d’uomo, e di casi simili ce ne sono stati anche in questa stagione (Emre Can e Mandzukic insegnano), la  società bianconera ha sempre reagito in maniera autoritaria all’insofferenza dei propri assistiti, condannandone i gesti a costo di esclusioni eclatanti. Successe anche a Leonardo Bonucci (che alla Juve ci stava da 7 anni, non da uno e mezzo), escluso da un importante ottavo di Champions League contro il Porto per aver avuto un confronto a “muso duro” con Allegri prima di abbandonare anch’egli la panchina su tutte le furie. Allora, non ci fu possibilità di perdono e quell’esclusione segnò una rottura che portò Bonucci ad abbracciare i colori rossoneri. La storia recente, poi, ci racconta di un Mandzukic messo fuori rosa perché restio a lasciare Torino e di un Emre Can comunque bersagliato dalla critica per aver espresso il proprio malcontento al di fuori degli spogliatoi. Su Ronaldo, invece, tutto tace: compreso, coccolato, perdonato e magari anche vittima di una situazione che lui stesso ha generato.

La Signora si è fatta ammaliare dal fascino del campione?  Sembra di sì, altrimenti non si spiegherebbe come mai si siano usati due pesi e due misure. Siamo sicuri che, vista l’intelligenza di Ronaldo, il caso verrà metabolizzato abbastanza rapidamente. Resta il fatto che il club bianconero esce per la prima volta sconfitto da un confronto diretto con un proprio assistito. Paradossalmente, sebbene meno lusinghiero degli altri, il “caso” Ronaldo si aggiunge alla sfilza di primati detenuti dal portoghese: è il solo elemento indispensabile di un club che ha fatto del proprio insieme di valori, e non dei singoli interpreti, una delle chiavi del proprio successo duraturo.

ph: Fornelli/Activa