Tennis, Sinner e il peso della pressione

19 anni e un mare di aspettative. Sinner sbaglia e impara, sempre concentrato sull’obiettivo.

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Sinner
Sinner - Foto tratta da Facebook

Sinner ha rilasciato una lunga intervista al giornale L’Equipe. L’azzurro ha parlato delle sue origini, delle sue aspettative e della pressione sulla sua carriera.

Sinner, da n.553 alla Top 40 in meno di due anni.

Il tennista altoatesino è entrato subito nel mondo dei grandi, saltando la gavetta con i più giovani: ”Per tutti è diverso, per me il passaggio dalla cinquecentesima alla cinquantesima posizione è stato molto rapido, così come quello dai Futures ai tornei ATP. Non ho giocato a livello juniores, ho preferito misurarmi contro giocatori adulti nei Futures. Non ho nemmeno giocato molti Challenger, credo 10 o 12, prima di passare al tour principale”.

Jannik, 19 anni e un mare di pressione

Sinner ha parlato dell’etichetta da predestinato che lo contraddistingue:“Tutti si aspettano titoli Slam, ma questo non mi disturba , ho 19 anni e so che la strada è lunga e che la pressione più grande è quella che mi metto io. Per vincere dei grandi tornei, bisogna perdere delle grandi partite, è una cosa che fa male ma fa crescere, come successo all’Australian Open con Shapovalov. Ne ho parlato tanto con il mio team: vogliamo vincere, ma quando si è giovani è importante anche perdere.Non voglio mettermi fretta, sono diventato professionista a 18 e voglio giocare fino a 38! i prossimi tre anni saranno fondamentali per me. Devo lavorare, perdere delle partite, capire perché ho perso e giocare il più possibile per migliorare.Quando avrò fatto 200 partite ATP inizierò a conoscermi meglio. E poi non è detto che continui così, potrei rallentare o anche peggiorare qualora mi facessi male. Ma so quello che faccio e che senso abbia la mia vita, il tennis è la cosa più importante per me” .

Sinner e gli inizi da sciatore

Il tennista di San Candido ha raccontato l’origine delle sue passioni:“In Italia del nord ci sono delle bellissime montagne, dei bellissimi inverni e delle ottime stazioni sciistiche, quindi tutti sciano. Casa nostra a Sesto si affaccia proprio sulle piste. Ho iniziato a sciare a tre anni e mezzo, passando poi all’attività agonistica con gli allenamenti. Fino all’età di 12 anni ho fatto abbastanza bene con gli sci, mentre non giocavo molto a tennis, un’ora due volte a settimana durante l’estate e quasi mai d’inverno, mentre sciavo due ore al giorno con anche le gare durante i week-end”.

Qual è stata quindi la svolta della sua carriera da tennista? “A 13 anni ho iniziato a perdere nelle competizioni sciistiche perché non ero più abbastanza forte fisicamente, e ho iniziato ad apprezzare il tennis perché è veramente un gioco. Nello sci fai una discesa di un minuto e mezzo e se sbagli sei finito, non puoi più vincere. Nel tennis puoi sbagliare e continuare a giocare per altre due ore e mezza. A me piace giocare, avere tante opzioni, accelerare, rallentare…“. Da allora, come detto, il tennis è diventato la vita di Jannik, che però continua a portare dentro di sé il suo primo sport: “Gli sci mi sono serviti per il footwork e per l’equilibrio, che sono fondamentali nel tennis. Se sei rapido e hai un buon equilibrio, non hai bisogno di essere troppo potente”.

Samuel Tafesse
Samuel Tafesse - Giornalista Sportivo | Komunicare Editore