25 Aprile, il braccio basso del partigiano Berti – La storia di Bruno Neri

Bruno Neri, nato a Faenza nel 1910, è uno dei simboli sportivi dell'opposizione al Fascismo: dalla Fiorentina al campo di battaglia, con il ruolo di vicecomandante della brigata Ravenna, la sua storia tra calcio e resistenza.

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25 Aprile, Bruno Neri: una vita tra calcio e Resistenza

La nostra comincia a Firenze, è il 13 settembre 1931. Quel giorno viene inaugurato lo stadio dall’architetto Pierlugi Nervi e intitolato allo squadrista fascista Giovanni Berta, deceduto dieci anni prima. Lo stadio ha la forma di una D, un chiaro rimando al Duce, Benito Mussolini, promotore del progetto. Sul campo c’è la Fiorentina. I toscani affrontano gli austriaci dell’Admiral Vienna. Sugli spalti, tra 12.000 presenti totali, ci sono diversi gerarchi, tra cui vi è anche il podestà di Firenze, Giuseppe Maria della GherardescaAl fischio dell’arbitro tutta la squadra di casa alza il braccio per il saluto romano, tutti tranne uno, Bruno Neri.

Nato a Faeza nel 1910, Bruno Neri non è un calciatore qualsiasi. La lunga carriera calcistica, avviata nel 1926 nella città natale, lo porto in giro per la Toscana, con passaggi al Livorno, il lungo soggiorno alla Fiorentina – con 187 presenze e un gol – e l’ultimo atto alla Lucchese chiamato dallo storico tecnico ungherese Ernő Erbstein, prima di passare al Torino, squadra che verrà allenata da lì a breve proprio dal summenzionato. Nel mentre, il calciatore attira l’attenzione del selezionatore della Nazionale, Vittorio Pozzo, e il 25 ottobre 1936 esordisce con la maglia dell’Italia nella gara disputata a San Siro contro la Svizzera, valida per la Coppa Internazionale 1936-1938. Raccoglierà tre presenze in Nazionale, ma quel giorno otterrà uno spazio da titolare nella vittoria contro gli elvetici per 4-2. Il granata non sarà l’ultimo colore della sua carriera. Nonostante la guerra e la propria militanza partigiana, Neri continua ad essere presente sui campi da calcio con la maglia del Faenza, squadra della sua città.

Durante il periodo da calciatore non si limita al proprio ruolo. Difatti, a Firenze comincia a frequentare il Caffe delle Giubbe Rosse, celebre ritrovo di intellettuali e antifascisti. Nel periodo torinese, invece, si mostra membro attivo nella vita civile. Il 26 marzo 1940, dopo 219 presenze e due reti, lascia il calcio nella partita tra Torino e Ambrosiana Inter, terminata 2-3 in favore del club meneghino, a causa di diversi problemi fisici che lo tormentano. Terminata l’attività sportiva a 30 anni acquista, grazie ai proventi raccolti durante la propria carriera sportiva, un’officina meccanica, mantenuta viva sino all’avvio dei tragici avvenimenti bellici.

La militanza partigiana di Neri comincia con l’ingresso nell’Organizzazione Resistenza Italiana (ORI), ove divenne vicecomandante del battaglione Ravenna. Il nome di battaglia è Berni. Come anticipato precedentemente, nonostante l’attività svolta, l’amore per il calcio non viene accantonato. Il partigiano Berni disputa il campionato Alta Italia con la maglia del Faenza. La sua ultima partita sarà il 7 maggio 1944, pochi mesi prima della propria morte, in un derby contro il Bologna, vinto per 3-1 dalla squadre del capoluogo emiliano. Dal suo ruolo in campo, il mediano, a quello su un altro campo, quello di battaglia. Il partigiano Berni si dedica al recupero di armi e al trasporto di radio per i partigiani della zona, in un’area strategica, al ridosso della Linea Gotica. Il 10 luglio 1944, Nervi e il suo compagno, un altro sportivo, il cestita, Vittorio Bellenghini si trovano davanti ad un gruppo di militari tedeschi. Moriranno entrambi nei pressi dell’eremo di Camogna, tra l’Emilia e la Toscana, a poco meno di 100 km da Firenze, 13 anni dopo il suo primo segno di resistenza, avvenuto su un campo di calcio. In un articolo apparso su Il Manifesto del 9 novembre 2004, scritto da Greison e Lunardini, viene scritto: “Gli ultimi colpi di sten Berni li regala al nulla, come il triplice fischio di un arbitro. Su di loro si avventano i tedeschi che li finiscono con la baionetta. Muore così il mediano che giocava sempre per i compagni”.

Nei pressi della sua casa, a Faenza, lo ricordo un’iscrizione, apposta su una lapide, in cui compare:

«Qui ebbe i natali

BRUNO NERI
comandante partigiano
caduto in combattimento
a Gamogna il 10 luglio 1944
dopo aver primeggiato come atleta
nelle sportive competizioni
rivelò nell’azione clandestina prima
nella guerra guerreggiata poi
magnifiche virtù di combattente e di guida
esempio e monito alle generazioni future»