Aaaaaah come giocava Del Piero…

419

GOL DA PITTORE, ARTISTA DEL CALCIO

Bernardino di Betto Betti era un pittore perugino attivo tra la fine del XV secolo e l’inizio del XVI. Era un artista diremmo ora “eclettico”, in quanto spaziò dalla pittura su tavola alle miniatura agli affreschi. Era di piccola statura e per questo motivo era chiamato “pinturicchio”, piccolo pittore.

Nell’agosto 1995 il suo nomignolo è stato trasportato dai pennelli al campo di calcio grazie a Gianni Agnelli che lo conferì ad Alessandro Del Piero, allora promettentissimo giocatore neanche 21enne della Juventus. Il motivo era semplice: l’allora attaccante bianconero sui campi da calcio “pennellava” con il suo destro palle magiche che sembravano le mani e le braccia magiche di un pittore e, visto che entrambi erano di piccola statura, del Piero divenne “pinturicchio”. E quel soprannome lo ha accompagnato per tutta la carriera, in contrapposizione a “Raffaello” Roberto Baggio, soprannome dato al “divin codino” sempre dall’Avvocato.

Ieri Alessandro del Piero ha compiuto 42 anni, non fa più il calciatore ma l’opinionista televisivo. Si è ritirato due anni fa dopo la sua breve parentesi con la squadra indiana dei Delhi Dynamos. Prima dell’approdo in Indian Super League, l’ex numero 10 juventino aveva giocato due stagioni in Australia con i Sidney FC dove, con la fascia di capitano ed il suo “dieci” sulle spalle, riuscì a far avvicinare gli australiani al soccer, poco diffuso a quelle latitudini.

UNA CARRIERA UNICA ED IRRIPETIBILE IN BIANCONERO

La carriera di Alessandro del Piero durò, in massima serie, dal 12 settembre 1993 al 13 maggio 2012, gli anni che lo videro leader incontrastato della Juventus. Tra il suo debutto contro il Foggia al cambio in favore di Pepe allo “Juventus Stadium” contro l’Atalanta, l’attaccante nativo di San Vendemmiano, nell’operosa provincia trevigiana, raccolse 705 presenze realizzando 290 reti e ad oggi è il recordman di caps e gol in maglia bianconera. Il suo palmares vede anche sei scudetti vinti sul campo, una Coppa Italia, quattro Supercoppe italiane, una Champions League, una Coppa Intercontinentale ed una Supercoppa europea. Ma la coppa che da quel quid in più alla sua bacheca è la Coppa del Mondo vinta a Berlino il 9 luglio 2006 dopo anni bui con la maglia azzurra.

Del Piero per la Juventus, e per i suoi milioni di tifosi, ha rappresentato un qualcosa di magico, quasi inspiegabile ma con tanta emozione. E la standing ovation tributatagli dallo “Stadium” all’ultima giornata del campionato 2011/2012 ne è stato l’esempio lampante: l’arbitro Gava al 60′ ha sospeso la partita affinché il giocatore salutasse tutti i compagni e gli anniversari (l’Atalanta), concedendogli la passerella finale, con inchino a tutto lo stadio. E il giocatore, legato molto ai tifosi, non si sedette in panchina ma fece un giro dello stadio nonostante la partita fosse ripresa: tutti i tifosi continuarono ad applaudire il giocatore infischiandosene del match pur di vedere per l’ultima volta il loro Idolo che lasciava per sempre i colori bianconeri.

Una carriera pazzesca quella di del Piero che decise nell’estate 2006 di proseguire il “matrimonio” con la Vecchia Signora anche in Serie B, dove l’allora numero 10 bianconero vinse campionato e la classifica marcatori con 20 reti. L’anno dopo vinse anche la sua prima classifica marcatori in Serie A con 21 reti.

Alessandro del Piero amato in Italia e anche all’estero. E la mente volta al match vinto dalla Juventus al “Bernabeu” il 5 novembre 2008: al minuto 91, Claudio Ranieri, allora tecnico bianconero, lo sostituì e l’impianto madridista si alzò in piedi per tributare il giusto saluto ad un grande del calcio mondiale dopo che aveva segnato una bellissima doppietta alle merengues.

Del Piero ha segnato in tutti i modi (anche di tacco in una finale di Champions) in tutte le coppe cui ha preso parte con la maglia bianconera e quando si pensa a lui, si pensa al gesto atletico che ha fatto storia, il gol “alla del Piero”: tiro di destro a giro con effetto, che difficilmente veniva parato dal portiere di turno sul palo più lontano.

LE SETTE MERAVIGLIE DI DEL PIERO DI “SFIDE”

La trasmissione “Sfide”, il 27 febbraio 2015, ha dedicato un’intera puntata incentrata sui sette gol più belli segnati da Alessandro del Piero in carriera (“Le sette meraviglie di Del Piero”): il gol del 2 a 1 contro la Fiorentina (4 dicembre 1994); il gol del vantaggio al “Westfalen Stadion” di Dortmund contro il Borussia (13 settembre 1995, primo gol europeo di del Piero e 1 a 3 finale); il gol del momentaneo 3 a 0 allo Steaua Bucarest a Torino (18 ottobre 1995, 4 a 0 al triplice fischio); il gol della vittoria nella Coppa Intercontinentale (26 novembre 1996); il gol-vittoria contro il Bari al “San Nicola” (18 febbraio 2001); la già citata partita del “Bernabeu” con la sua doppietta al Real Madrid al 17′ e al 66′ (5 novembre 2008); il gol del 2 a 0, ancora a Dortmund, segnato con la Nazionale alla Germania durante il mitico Mondiale tedesco (5 luglio 2006); il gol su punizione da 25 metri su punizione contro la Lazio, il gol che valse la vittoria contro la Lazio (11 aprile 2012) e la discesa verso la vittoria di quello che è stato il primo dei cinque titoli consecutivi juventini.

Del Piero rientra a pieno titolo in quella elite che sono le Bandiere del calcio: del Piero come Baresi, Costacurta, Maldini, Zanetti e Totti, giocatori mitici cui gesta rimarranno scolpito nel ricordo di chi li ha visti giocatore e che hanno emozionato tutti, anche chi mastica poco di calcio.

DEL PIERO BANDIERA, DEL PIERO IDOLO DI UNA GENERAZIONE

Ragazzo per bene e mai espulso, Alessandro del Piero è stato un leader silenzioso cui bastava un solo sguardo per far capire ai compagni che tutto era a posto anche se il periodo era difficoltoso. Un uomo freddo ma sensibile, un ragazzo che è partito dal Trevigiano con il sogno di fare il calciatore prima a Padova e poi alla Juventus e che è arrivato ad alzare la Coppa del Mondo e a segnare un rigore in finale. Quando si dice realizzare i proprio sogni.

La giusta di ricompensa dopo qualche infortunio di troppo, come il più terribile capitatogli: ultimi secondi di Udinese-Juventus al “Friuli” con del Piero che, dopo uno scontro di gioco, si ruppe il legamento crociato del ginocchio sinistro l’8 novembre 1996, il giorno prima del suo 24° compleanno, che gli costò la rottura del legamento crociato del ginocchio sinistro. Quattro giorni dopo, il giocatore era a Milano sul palco del Forum di Assago alla premiazione degli MTV Europe Music Award.

Dopo una lunga e snervante riabilitazione,con la forma che non tornava più come prima, l’Avvocato Agnelli diede, tra il serio e il faceto, ad Alex del Piero un altro celebre soprannome, “Godot”, come il personaggio dell’opera teatrale di Samuel Beckett (“Aspettando Godot”) che doveva arrivare ma che invece non arrivò mai.

Dopo il ritorno al gol (e alle vittorie) con Ancelotti e Lippi, arrivarono le incomprensioni tattiche con Capello, la retrocessione in B con il capitano che non volle lasciare la sua Juve ed il ritorno immediato in massima serie. Dopo qualche periodo di scarsi risultati, con l’ex compagno di squadra (cui tolse la fascia di capitano) Antonio Conte, Alessandro del Piero divenne ancora decisivo e vinse il suo ultimo scudetto al termine della stagione 2011/2012, la sua ultima alla Juve prima delle due parentesi esotiche in Australia ed India.

Alessandro del Piero è stato, inoltre, uno dei tedofori dell’Olimpiade invernale torinese del 2006 e ha partecipato a diverse iniziative a scopo benefiche, un uomo a tutto tondo che ha scaldato i cuori di un’intera generazione di tifosi e che molti vorrebbero giocasse ancora oppure che entrasse dove gli spetterebbe di diritto, nella dirigenza juventina a fianco della squadra che ha fatto grande.

E siamo sicuri che, ogni qualvolta che in televisione, o su internet, guardate un gol di del Piero “alla del Piero”, orgogliosamente dite, come il buon Maurizio Mosca: “aaaaah come gioca del Piero” e anche voi, come faceva “pinturicchio”, tirate fuori la lingua.