E’ un’Inter sContenta

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Conte
ANTONIO CONTE ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

L’Inter di Conte non convince, i risultati sono al momento deludenti e c’è chi vorrebbe subito Allegri. Il punto sul momento dei nerazzurri.

Cosa succede all’Inter di Conte? Una domanda che recentemente suona spesso nei pensieri di tifosi e addetti ai lavori a seguito dei nerazzurri. Solo un anno fa l’Inter Contiana respingeva al mittente le pressioni da “grande”, obbligata a tornare al successo, nonostante una classifica da protagonista assoluta. Il pensiero del suo condottiero era di un gruppo non ancora pronto alla vittoria, sia per il recente passato incolore del club, privo di successi dal 2011 e sia per la poca attitudine alla vittoria dei suoi ragazzi, facendo riferimento soprattutto ai nuovi arrivati: Sensi, Bastoni e Barella provenienti da club con obiettivi inferiori al blasone della storia della Beneamata.

Un limite se vogliamo creato dallo stesso allenatore che ha fatto sempre da contrasto durante la stagione ai risultati ottenuti sul campo, dove ha visto la squadra in estate sfiorare sia lo scudetto sia l’Europa League. Un contrasto di vedute che ha diviso stampa, tifoseria e infine anche società e allenatore. La domanda frequente per tutti è stata: l’Inter ha ottenuto il massimo che poteva come sostenuto da Conte? O avrebbe potuto vincere qualcosa, se avesse curato alcuni dettagli e creduto maggiormente in se stessa? Un punto dalla Juventus in campionato e la finale di Europa League persa, non solo ha alimentato la questione, ma il rammarico per l’occasione persa ha di fatto lasciato malumore nell’ambiente. Malumore giustificato oltre che dalle vittorie sfiorate, dagli investimenti fatti sul mercato dalla società, con ben 200 milioni di euro spesi, arricchito anche dall’arrivo di calciatori di caratura internazionale come Lukaku, Sanchez, Godin, Young, Moses ed Eriksen, quest’ultimo vero colpo di mercato nella sessione invernale 2020.

Alla luce di questo siamo sicuri che l’Inter non potesse pretendere di più da se stessa? In questo scenario, pieno di interrogativi si è svolto in piena estate, in un torrido pomeriggio di agosto il famoso incontro chiarificatore di Villa Bellini a Milano tra società e allenatore. Non sappiamo ancora come andrà a finire questa stagione da poco iniziata, ma sicuramente quel pomeriggio verrà ricordato come la genesi del destino che avrà di fronte l’Inter nei prossimi mesi. Gli organi di stampa nei giorni a seguire si sono divisi tra l’annunciare un nuovo inizio di intesa e coesione del progetto sportivo tra società e allenatore; e chi invece provava a dare sfumature diverse sfruttando il misterioso silenzio dei diretti interessati nel post incontro, sottolineando ad un accordo dettato più da esigenze di bilancio e di costi (per l’ingaggio elevato dell’ex ct) che non consigliavano certamente un divorzio per entrambi le parti.

A dare delle risposte certe ancora una volta, ci ha pensato la società in un mercato di settembre mai così difficile e pieno di ostacoli per la crisi economica dovuta alla pandemia che ha complicato molto i bilanci dei grandi club mondiali. Eppure la società è riuscita grazie al lavoro di Ausilio e Marotta a piazzare per quasi 60 milioni di euro, il colpo più costoso dell’intero mercato internazionale, cedendo Icardi al PSG definitivamente e investendo il capitale per assecondare e completare le richieste di Conte portando in dote il riscatto di Sanchez e Sensi, il rientro di Perisic e Nainggolan e gli arrivi di Kolarov e Vidal, rendendo la rosa dell’Inter completa in ogni reparto e competitiva per giocarsi il titolo senza timori con i rivali di sempre della Juventus. Sono passati 2 mesi dall’inizio della stagione, ben 10 partite tra Campionato e Champions e al momento le buone prestazioni non fanno seguito ai risultati in linea con le aspettative.

Ad oggi lo score parla di solo 3 vittorie, 5 pareggi e ben 2 sconfitte contro Milan e Real Madrid. Peggior risultato di sempre dal post triplete. Sia chiaro ancora nulla è definitivo e tutto può essere ancora ribaltato in maniera positiva, ma la domanda che personalmente vi chiedo è: se nella panchina attuale ci fossero i vari Mazzarri, De Boer o Spalletti avrebbero avuto ancora del credito? Molto probabilmente no. Molti in questi giorni descrivono Conte più riflessivo del solito, meno ossessionato dal risultato ma alla ricerca costante dell’estetica del bel gioco. Eppure in 14 mesi di gestione sono cambiati spesso gli interpreti negli schieramenti iniziali ma quasi mai il modulo che si alterna tra il 3-5-2 e il 3-4-1-2. Due moduli che spesso sono stati criticati dalla tifoseria nerazzurra perchè a loro modo di vedere non esalta al meglio le caratteristiche di molti giocatori in rosa. Quello che più preoccupa la tifoseria e la facilità di lettura e di prevedibilità che nell’ultimo periodo hanno gli avversari nell’affrontare l’Inter, ogni partita sta presentando uno spartito che fa da taglia e incolla alla partita precedente. I numeri come sempre non mentono e confermano la tesi, nelle 10 partite disputate fin qui, sono state siglate ben 19 reti ma subite 16. Ora facciamo un salto indietro nel tempo: stesso periodo, stesse partite giocate 14 goal fatti e solo 5 subite.

Torniamo ancora più indietro, verso l’Inter Spallettiana dell’annata 2018-2019, più giovane ed inesperta aveva comunque fatto registrare 11 goal fatti e appena 9 subiti. Sia Conte che i giocatori nelle ultime conferenze stanno ammettendo che la squadra è in cerca di equilibrio e deve crescere nella cura dei dettagli. Basterà solo questo?? O i numeri ci stanno dicendo che gli acquisti estivi necessitano di un vestito diverso da quello disegnato dal sarto Antonio? Essere passati ad esempio da esterni difensivi come D’Ambrosio e Biraghi ad esterni offensivi come Perisic e Hakimi nel 3-5-2 è stato un beneficio o uno svantaggio in nome dell’equilibrio? Aver scambiato un difensore di esperienza come Godin con un ex terzino di esperienza come Kolarov ha aggiunto o tolto solidità alla difesa? Eriksen e Vidal possono coesistere in un centrocampo a 3? Le risposte tendono quasi tutte al negativo. Il consiglio che mi permetto di dare all’allenatore è quello di rivedere le sue idee partendo da qua.

Si sa oramai in Italia siamo tutti allenatori, per di più noi dell’Inter siamo sempre stati una tifoseria Bauscia, per questo amiamo il grande calcio e i campioni che sanno emozionare. Oggi nella maggioranza del pensiero collettivo della tifoseria regna a gran voce la speranza di vedere un Inter diversa, un Inter che ritorni a giocare a 4 dietro, un centrocampo a rombo dove Brozovic e Sensi possono alternarsi nel vertice basso in regia, dove Barella, Vidal, Vecino e Gagliardini possono giocarsi ogni settimana 2 maglie come interni di centrocampo e dove dietro le 2 punte Lukaku e Lautaro possono alternarsi la classe di Eriksen o gli inserimenti di Nainggolan. Insomma, quel bel rombo Manciniano che ha
aperto il ciclo vincente anni fa e che è tanto caro ad un altro grande allenatore italiano, ovvero quel Max Allegri che fa da ombra ad Appiano Gentile dalla notte di Colonia. Forse tutto questo rimarrà solo la speranza di molti tifosi, ma siamo certi che potrebbe essere un aiuto per diminuire i mal di pancia di giocatori attualmente amati dal pubblico della beneamata come Eriksen, Skriniar e Nainggolan. Perché diciamola tutta oggi quello che porta più apprensione a chi segue questi colori con affetto è il rischio di rivedere gli stessi sbagli del passato, quando artisti del calcio come Clarence Seedorf, Andrea Pirlo, Roberto Baggio, Dennis Bergkamp o Roberto Carlos furono scaricati troppo frettolosamente per assecondare le idee dei mister del momento.

Ferite ancora aperte nei cuori dei nerazzurri. Per tutto questo oggi il morale di ogni interista è sCONTEnto… infine vogliamo mettere l’imbarazzo di vedere i cuginetti milanisti al momento in vetta giocando un calcio semplice con i loro giovanotti trascinati dall’eterno ex Ibra??? No.. non chiedete al momento di essere CONTEnti.

Marco Marramao
Marco Marramao, esperto di sport e calciomercato. Specializzato in interviste per SportPaper TV