Lazio: il 26 maggio 2013 il trionfo “eterno” contro la Roma

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Ph: Fornelli

Sette anni fa la Lazio di Petkovic batteva la Roma in finale di Coppa Italia grazie ad un goal di Senad Lulic. Un successo diventato storico, che ancora oggi echeggia tra le vie della Capitale

Solo chi scrive la storia ha il privilegio di poter sfogliare a ritroso le pagine del libro in cui è custodita e poterla rileggerla in qualunque momento. L’opera in questione narra la vittoria della Lazio nella finale di Coppa Italia del 2013 contro la Roma allenata da Aurelio Andreazzoli. Un testo che nemmeno il miglior scenografo biancoceleste poteva ideare. In questi casi bisogna lasciare agire il fato e costui ha voluto dipingere di gloria l’aquila.

L’antefatto

Ma riavvolgiamo il nastro ai mesi precedenti, per l’esattezza al 17 aprile 2013 quando la Roma battendo l’Inter nella semifinale di ritorno a San Siro si guadagna il pass per la finale contro la Lazio di Vladimir Petkovic (che aveva già fatto il suo dovere eliminando la Juventus). Da quel momento nell’Urbe Eterna si inizia a respirare una strana tensione, sconosciuta fino a qual momento e che nemmeno dopo è stata più assaporata.

Notoriamente a Roma il derby ha una connotazione particolare, ha degli effetti sul morale della gente e sulle loro abitudini. Viene vissuto con grande allegria e con coloriti sfottò, ma stavolta è diverso: è la prima stracittadina della storia con in palio in trofeo, oltre che un pezzo di storia da tramandare ai posteri.

L’entusiasmo lascia spazio alla paura di perdere almeno per quanto concerne i tifosi. Le squadre invece devono fare i conti con i rispettivi problemi tecnici e si leccano le ferite di una stagione caratterizzata da alti e bassi. Ed è qui che c’è da aggiungere al bollente calderone del match l’esclusione dalle coppe europee. Domenica 19 maggio 2013 ultima di campionato: la Roma vince in casa con il Napoli, la Lazio esce sconfitta dal neutro di Trieste contro il Cagliari, in Europa League va l’Udinese (grazie al netto successo in casa dell’Inter). Dunque, la finale vale anche l’accesso alla manifestazione internazionale.

Pre-partita

Ormai ci siamo quasi. È domenica 26 maggio e l’inconsueto orario del fischio di inizio (ore 18:00), rende l’attesa ancor più trepidante. Ponte Milvio e Ponte Duca d’Aosta si colorano rispettivamente di biancoceleste e di giallorosso. La gente prova a farsi coraggio ma non riesce a sciogliersi del tutto e ciò si riflette anche all’ingresso nel “teatro” dello scontro, a cui sembra mancare l’ingrediente più bello: il solito calore delle tifoserie.

I giocatori in campo di fatto assorbono le preoccupazioni dei propri sostenitori e la logica conseguenza è una partita bloccata caratterizzata da molta tattica e pochi spunti degni di un atto finale. La Lazio riesce a costruire alcune occasioni pericolose con il bomber tedesco Klose, la Roma risponde con Destro, ma al termine della prima frazione è 0-0.

Il Trionfo della Lazio

Al rientro in campo cambia poco e visto l’andamento della partita, inizia ad aleggiare sull’Olimpico l’incubo supplementari. Petkovic però da ottimo condottiero però azzecca il cambio decisivo in un momento di grande difficoltà. L’infortunio di Ledesma lo costringe ad una sostituzione forzata.

D’altronde il tecnico di Sarejevo nella prima parte della stagione aveva impressionato proprio per la sua capacità di saper interpretare le partite. Poi, il calo della squadra nei mesi primaverili, aver minato in parte le sue certezze. Ma non poteva di certo alzare bandiera bianca, aveva ancora una missione da compiere.

Per questo inserisce Mauri che dà freschezza ai suoi compagni e cambia il volto della sfida. Dai suoi piedi parte il pallone messo al centro da Candreva e appoggiato in rete da Lulic dopo la deviazione del portiere romanista Lobont. Sono le 19:27, uno strano scherzo del destino vede andare in goal la Lazio nella combinazione di numeri tanto cara agli eterni rivali (il 1927 è l’anno di fondazione della Lupa).

La traversa colpita da Totti su calcio di punizione un minuto dopo è l’unico vero brivido corso da Marchetti. L’estremo difensore dopo il rimbalzo sul legno blocca la palla e la tiene fuori dalla porta, proprio per far capire che la stessa non aveva superato la linea bianca.

Il finale regala a Mauri la possibilità di raddoppiare, ma il centrocampista spreca e rende “la sofferenza” ancor più bella. Doveva andare così, con la corsa e gli abbracci al triplice fischio di Orsato, una delle istantanee più belle e profonde della lungo cammino del sodalizio romano.

La festa biancoceleste

Appena dopo la premiazione, la festa si sposta a Ponte Milvio dove i giocatori della Lazio a bordo di un autobus scoperto sfogano la loro gioia lasciandosi definitivamente alle spalle gli spettri delle ultime settimane. Forse in quel momento ancora non si rendevano conto di ciò che avevano fatto, oggi riguardando indietro sanno bene che i loro nomi non verranno mai dimenticati dai laziali. La vita naturalmente va avanti, ma quel successo rimane scritto indelebilmente negli almanacchi della storia del calcio e della città di Roma, dove ancora oggi se ne parla.