Moratti-Thohir, storia di un divorzio annunciato

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E così, dopo 19 anni, finisce davvero l’era Moratti bis. Dopo i successi di papà Angelo con la celeberrima Grande Inter di Helenio Herrera, il figlio Massimo chiude il secondo capitolo della storia morattiana in nerazzurro. Uno scossone, non c’è dubbio, ma le avvisaglie c’erano tutte. Certo, l’inizio era stato incoraggiante: la nuova proprietà, da una parte, e la famiglia Moratti dall’altra, parevano avere tutta la buona volontà di portare avanti insieme il nuovo corso nerazzurro. Thohir, dopo aver acquisito il pacchetto di maggioranza del club, si poneva a capo di un’Inter in cui comunque Massimo Moratti sarebbe stato, in teoria, figura presente e rappresentativa. Futuro e continuità, insomma, ma la realtà, fin dalle prime battute, ha raccontato altro. Ed era ovvio che sarebbe finita così. Perché Massimo Moratti, da parte sua, non è mai stato e mai sarà un “soprammobile” da esibire nell’album dei ricordi e, sull’altro fronte, l’indonesiano Thohir è tutt’altro che un investitore disposto a “cacciare il grano” senza avere carta bianca.

Il popolo nerazzurro si commuove in queste ore, ricordando la passione e l’amore, oltre ai successi, di Massimo Moratti. Ma la realtà più cruda dice che oggi come oggi Thohir è la normalità e Moratti l’eccezione. Purtroppo, aggiungiamo noi, innamorati di un calcio romantico che appartiene al passato. Ronaldo come un figlio coccolato e ingrato, l’amore fraterno per Giacinto Facchetti, l’invaghimento per Roberto Mancini, il fuoco di passione verso José Mourinho, la voglia quasi isterica di vincere che lo portava a investimenti al limite della follia, le sconfitte brucianti e le ricompense sotto forma di trionfi senza precedenti: per disegnare Massimo Moratti servirebbe un libro. Ma i numeri, nella loro cruda incisività, a volte sentenziano meglio delle parole. E quei 103 milioni di passivo sottolineati dalla nuova proprietà sono una realtà che oggi non è più sostenibile. Oggi, certo, perché fino a ieri la famiglia Moratti aggirava l’ostacolo ricapitalizzando ogni anno a colpi di centinaia di milioni. Thohir e il suo entourage non sono quegli spietati rivoluzionari giacobini di cui qualcuno parla in questi giorni. No, semplicemente sono quanto di più diverso possa esistere rispetto a Massimo Moratti. Può piacere o meno, ma un dato vale su tutti e parte proprio dalla passione e dal sentimento: se Moratti, nonostante il viscerale amore per la “sua” Inter, ha deciso di vendere, significa che di alternative ce n’erano ben poche. E il “collega” Berlusconi, sull’altra sponda del Naviglio, non sincero quando afferma come non lascerebbe mai il Milan in mano straniera: che sia stato proposto un ingresso in società anche in casa rossonera è notizia di dominio pubblico.

L’ha fatto la Roma e oggi, settebello del Bayern a parte, il popolo giallorosso si gode una squadra che fa sognare come ai tempi di Falcao e Capello. Prima Marco Branca, quindi i 4 moschettieri argentini – Zanetti, Samuel, Milito, Cambiasso – poi Ivan Ramiro Cordoba: addii a volte non dolci ma esistono storie d’amore che finiscono con baci e abbracci? Thohir vuole voltare pagina e fare a modo suo, visto che suoi sono i soldi e sua, ora, è la faccia. Non sarà facile offuscare l’amorevole nerazzurra milanesità di Moratti e la strada è una e una soltanto: i risultati.