ESCLUSIVA – Sebastian Giovinco: “Tra Soulé e Yildiz scelgo il turco. Quella di sabato sarà una partita molto tattica”

Le parole di Giovinco ai microfoni di Roberta Pedrelli e Andrea Verdenelli

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ph: Fornelli

Riportiamo l’intervista completa a Sebastian Giovinco per la trasmissione QUELLI CHE LA ROMA condotta da Roberta Pedrelli e Andrea Verdenelli su FM 101.5 CentrosuonoSport101.5

Roma e Juventus si giocano molto in questo turno: i giallorossi possono allungare di sette lunghezze sugli avversari, mentre i bianconeri non possono assolutamente permettersi di perdere questo match. Tra l’altro, la squadra di Gasperini non ha mai pareggiato quest’anno; che partita ti aspetti?

Secondo me sarà una partita molto tattica, nessuno vorrà sbagliare, entrambe vengono da un risultato positivo.

Nelle probabili formazioni si parla di un 3-4-2-1 per entrambe, ma l’assenza di Koopmeiners potrebbe costringere Spalletti a scegliere la difesa a 4. Non mi aspetto una partita dove  entrambe le squadre saranno super offensive, perché la Roma sta arrivando all’Allianz con una considerazione diversa rispetto alla Juventus. I bianconeri saranno più prudenti?

Sicuramente la Juve cercherà di fare risultato, visto che gioca in casa. Non penso che sarà attendista: non sta attraversando un momento positivo in generale anche se gli ultimi due risultati sono stati buoni. Sicuramente non sarà una partita facile, conoscendo Gasp, il quale ha dimostrato di aver fatto un grande lavoro all’Atalanta.

Tra Yildiz e Soulé chi potrà fare davvero la differenza? Cosa pensi di entrambi i giocatori?

Sono entrambi due grandi giocatori, però vado su Yildiz. Mi piace di più in generale, senza nulla togliere a Soulé.

Dybala è il grande ex della gara e tornerà in quella che per anni è stata casa sua. Sarà la volta buona del gol dell’ex? Ti aspetti faccia la differenza?

Sì, mi aspetto che possa giocare e possa salutare i suoi ex tifosi e che possa comunque ritagliarsi quel momento. Fa piacere quando un giocatore ritorna in uno stadio così contro quella che è stata la sua squadra più importante fino a ora.

Immaginavi un Gasperini così decisivo fin da subito a Roma oppure credevi che avrebbe avuto bisogno di più tempo?

Conoscevo le sue qualità, in questi anni all’Atalanta è stato uno dei migliori allenatori in circolazione. L’inizio della sua carriera è stato difficile, però adesso fa la differenza e quindi non avevo alcun dubbio su di lui.

Spalletti ha un contratto con la Juve piuttosto breve, infatti il suo accordo scadrà a giugno: pensi che questo potrà motivare il tecnico a dare tutto oppure può renderlo distaccato dalla realtà Juventus? 

Secondo me Spalletti deve fare il suo lavoro, cioè quello di cercare di vincere e cercare di fare bene con la Juve. Non credo che adesso stia pensando a ciò che farà in futuro.

Chi può essere il giocatore chiave, quello che può cambiare le sorti della partita? Uno per la Roma e uno per la Juve.

Dico Yildiz e Soulé: sono per la qualità.

Da una parte c’è una difesa (Roma) che è la prima tra i cinque maggiori campionati europei, mentre dall’altra c’è quella della Juve che lamenta carenze. Quanto è importante il ritorno di Bremer per i bianconeri? 

Alla Juve è mancato tanto, quindi dico che è fondamentale soprattutto nei calci piazzati, perché queste partite potrebbero essere decise proprio da un guizzo. Sarà una gara molto tattica, nessuno vorrà sbagliare: il ruolo del difensore quindi è importantissimo, perché in queste partite puoi essere decisivo anche sulle palle inattive.

La Roma ha tanti marcatori diversi, pur avendo realizzato poco e non ha fatto spiccare nessuno su tutti. Hanno fatto da padrone anche i gol di Mancini, Cristante e Wesley: quest’ultimo è la freccia che potrebbe fare del male alla Juve. Ti piace questo giocatore? 

Sì, credo che potrà fare la differenza. Parliamo di un giocatore molto duttile che sta facendo molto bene, sarà interessante vedere la sua partita di domani.

Nella testa di un giocatore, quando non riesci a sbloccare la partita, può andare bene uno 0-0 oppure si pensa sempre a portare a casa i tre punti?

Devo essere sincero, ci sono momenti della stagione in cui dipende molto da come ti senti in quel momento. Quando giocavo io bisognava vincere sempre, non si poteva giocare per pareggiare. Adesso non conosco le dinamiche, però ti posso dire che quando ero alla Juve non si poteva pensare al pareggio.

Sei mai stato vicino a trasferirti alla Roma? Saresti comunque venuto dopo l’esperienza alla Juve?

No, non è mai successo, ma è comunque una piazza importante.

Vista la situazione rinnovi a Roma, la domanda è d’obbligo: a cifre consone, sarebbe giusto tenere Dybala? Oppure è il caso di dividere le strade?

Sicuramente c’è bisogno di giocatori così, però ci sono anche momenti in cui le motivazioni mancano e devi cambiare. Solo lui può saperlo.

Tu sei stato allenato da Ranieri alla Juventus: che persona è? Lo scorso anno ha gettato le basi per la ripartenza della Roma di quest’anno. 

Il mio ricordo è molto positivo. Non ho giocato tantissimo con lui, era un abile gestore, non c’era molto lavoro da fare visto che giocavamo quasi ogni tre giorni. Per quanto mi riguarda non ho avuto modo di stringere un grandissimo rapporto.

Roma-Juventus non è una partita sentita come le altre, ha un sapore diverso: mi puoi raccontare qualche aneddoto? 

Per quanto mi riguarda, all’Empoli sono stati i primi gol in Serie A ed erano sensazioni diverse. Noi poi ci dovevamo salvare e giocavamo contro la Roma che era una grande squadra; con la Juve invece non te li godi abbastanza, perché appena finisce quella partita devi già pensare alla successiva. Nonostante questo, fa tutto parte del percorso: sicuramente i gol all’Empoli sono stati i più emozionanti.

Tu hai esordito a vent’anni il 12 maggio 2007, subentrando a Raffaele Palladino e hai servito l’assista a David Trezeguet. Cosa ricordi di quell’esordio? Ti sentivi già pronto?

Quell’anno lì io, Marchisio e De Ceglie fummo fortunati a esordire in Serie B, ma riuscimmo a cogliere la grande opportunità. Se non ci fosse stato il problema della cadetteria, ci sarebbe stata un’altra strada per noi; questo ci ha aiutato a farci esordire.

Hai qualche aneddoto interessante sulla tua carriera contro la Roma? 

Una volta, durante una partita contro la Roma io ebbi modo di tirare verso la porta più volte, sfiorando anche l’incrocio: Totti mi disse scherzosamente di smettere di tirare.

Sei andato a Toronto nel 2015: la tua ultima apparizione in Nazionale risale proprio in quell’anno, da allora non sei più rientrato nel giro degli Azzurri. Pensi che abbia influito il fatto che giocassi così lontano da casa? 

Decisamente sì, ho perso la Nazionale perché sono andato via dall’Italia. Adesso però il calcio è diventato molto più equilibrato, come nel caso di Retegui, il quale è decisivo sia nel club (in Arabia) che in Nazionale.

Il tuo legame con la Juventus Academy Toronto è ancora attiva?

Sì, ne ho due adesso. Ne ho una lì e un’altra vicino alle Cascate del Niagara, ma sono anche Ambassador e Advisor per il Direttore Sportivo del Toronto.

Sai, ora non so qual è la tua squadra del cuore…

Da bambino tifavo Milan. Poi ho cominciato a giocare alla Juve, a 8 anni, poi da lì in poi ho cercato in tutti i modi di poter debuttare con i bianconeri.

Il VAR avrebbe dovuto placare le polemiche, ma sembra averle aumentate. Cosa pensi di tutte queste innovazioni nel calcio?

Non credo che faremo un passo indietro, non siamo mai contenti perché ci sono sempre cose da dire, ci sono sempre problemi.

Guardandoti indietro, lasceresti di nuovo l’Italia nel pieno della carriera?

Non ho avuto una brutta carriera, però l’aver perso la Nazionale e non essere riuscito a fare un Mondiale è stato un grande rammarico. Non si può tornare indietro, ma forse questo l’avrei cambiato.