C’erano una volta le ‘milanesi’…

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Inter Milan

SanSiro

Milan l’è un gran Milan, si diceva qualche tempo fa. Milano è grande, tradotto in italiano dal dialetto milanese. Milano capitale economica, capitale della moda, degli affari, dell’innovazione. Ma, anche e soprattutto, Milano capitale del calcio. Torino, prima con il grande Toro di Valentino Mazzola quindi con la Juventus degli Agnelli, era la “nemica” numero uno, ma Milano diceva sempre la sua. Da Meazza a Nereo Rocco ed Helenio Herrera, da Rivera a Mazzola, passando per la rivoluzione di Sacchi in rossonero e lo scudetto dei record nerazzurro, con i tre olandesi da una parte e i tre tedeschi dall’altra, fino ad arrivare alle Champions League del Milan ancelottiano e al Triplete dell’Inter mourinhana.

Alla “Scala del calcio” – così è da sempre soprannominato lo stadio di San Siro – c’era sempre da divertirsi. Luci a San Siro, per dirla alla Roberto Vecchioni, di cui oggi sembrano rimasti solo flebili lumicini di speranza. Smobilitazione, forse, è il termine più appropriato per raccontare quello che sta succedendo alle milanesi e un paio di elenchini sono illuminanti: Maldini-Seedorf-Gattuso-Pirlo-Nesta-Inzaghi da una parte, Zanetti-Samuel-Cambiasso-Milito-Eto’o-Stankovic-Maicon dall’altra. Forse dimentichiamo qualcuno, ma sia Milan che Inter, negli ultimi 2-3 anni, hanno voltato pagina relegando definitivamente al libro dei ricordi tutti i protagonisti delle recenti epoche trionfali. E’ il ricambio generazionale, ovviamente. Ed è stato utile anche ad abbattere quei mostruosi monti ingaggi che oggi non sono più sostenibili in un calcio nostrano molto ridimensionato rispetto ai fasti dell’ultimo ventennio. Ma ciò che sembra mancare ai rossoneri e ai nerazzurri, più della capacità di investimento economico che attualmente in Italia nessuno ha, è la programmazione. Certo, ricostruire sulle macerie di tanti successi non è semplice, ma negli ultimi anni da una parte e dall’altra i “pasticci” sono all’ordine del giorno.

In casa Inter quasi tutti indicano Mazzarri come primo responsabile del momento negativo, ma in pochi riflettono sui ben 6 allenatori che hanno “ballato” sulla panchina nerazzurra negli ultimi 4 anni. Al Milan – società che in epoca berlusconiana ha sempre gestito ottimamente le scelte tecniche e societarie – ha fatto scalpore l’affaire Seedorf, arrivato come simbolo del “Milan ai milanisti” e bruciato in pochi mesi da guerre intestine tra Barbara Berlusconi e Galliani più che dai risultati ottenuti sul campo. Tanta confusione, insomma, con Inter e Milan che sembrano non riuscire a ritrovare la strada maestra nei meandri della fitta nebbia meneghina. I tifosi, “bauscia” e “casciavit”, continuano a sognare come ai vecchi tempi, ma si devono mestamente accontentare – con tutto il rispetto – di Jonathan, Bonera, Kuzmanovic e Van Ginkel. E non è semplice, quando hai ancora negli occhi le coppe dalle grandi orecchie e quella Madonnina che ad ogni derby si illuminava guardando i gol di Van Basten e le serpentine di Ronaldo.