Milan Maldini: “Ho giocato 25 anni dai Baresi fino a Pato. Che derby quelli con l’Inter!”

L’ex direttore tecnico del Milan Paolo Maldini torna a parlare dalla sua esperienza in rossonero.

23
Maldini
PAOLO MALDINI SORRIDENTE ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

Paolo Maldini è dei giocatori che ha rappresentato la storia del Milan in campo, ed  è tornato a parlare della sua vita da calciatore e non solo.

Maldini sul Derby di Milano: “Sono quello che ha fatto più derby di tutti“

Operazione nostalgia, dunque, per i tifosi dei diavoli, che sono sempre rimasti legati a Paolo Maldini, storico capitano del club, e fino alla scorsa stagione anche direttore tecnico, ruolo in cui è riuscito a riportare uno scudetto nella Milano rossonera dopo tanto tempo. L’ex difensore è stato ospite di “Giacomo Poretti nel suo PoretCast”. Esordisce ricordano la prima e l’ultima volta che ha vestito la maglia del Milan e su come è cambiato il calcio: “Avendo giocato 25 anni, ho iniziato con i Baresi e finito con i Pato, ho visto diverse generazioni. Le generazioni sono cambiate, l’aspetto veramente diverso sono i social, c’è tanta pressione. Poi ci sono casi con troppe aspettative, in determinate famiglie ci si rende conto che il diamante grezzo sei tu e hai tante pressioni. Il calcio è uno sport di squadra, ci sono ragazzi di varie etnie, non devi pensare solo a te stesso ma al bene della squadra. Capita di dover lavorare solo per il tuo compagno perché per lui non è una giornata positiva. Non sempre i ragazzi hanno la coscienza del potere che hanno sui tifosi”.

Prosegue poi parlando della sua famiglia: “Dai miei genitori ho ricevuto tanto amore, la solidarietà dei miei fratelli, sono cose che mi restano. Le nuove generazioni bisogna provare a farle crescere così. Bisogna sapere su quali persone puoi contare nei momenti del bisogno. Mio padre non viveva benissimo l’imitazione di Teo Teocoli”. Non poteva mancare anche un passaggio sul suo ultimo Mondiale nel 2002: “Sapevo già che sarebbe stata la mia ultima esperienza con la Nazionale; quindi, per me uscire voleva dire interrompere quella cosa bellissima che era la Nazionale. Giocare per l’Italia, sentire l’inno, è un’esperienza travolgente. Finirla con l’arbitro Moreno… Nel 2002 le squadre non si incrociavano per dare la mano. Tommasi aveva l’abitudine di dare la mano all’arbitro, ma lui ha rifiutato, lì abbiamo capito qualcosa… Gliene abbiamo dette veramente tante. Lo insultavo in spagnolo proprio per farmi capire, ma non mi buttava fuori.”

Infine, un appunto sui derby di Milano: “Ho iniziato a giocare abbastanza giovane, quando arrivi nello spogliatoio ti rendi conto come stai, se bene o meno, è tutta una questione di tensione. Abbiamo fatto anche dei derby in Champions League, ti ricordi? In quel caso la tensione era ai massimi livelli. Poi dopo quando hai una certa età aspetti solo quella partita. Quando mi chiedono cosa mi manca rispondo l’ambiente dello spogliatoio e quel misto tra paura ed emozione prima della partita, il contatto e l’adrenalina della gente. 80 mila persone sono tante. Sono quello che ha fatto più derby di tutti“.