Il miracolo del Cholo Simeone

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Simeone

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Mercoledì sera, al triplice fischio di Rizzoli, lo stadio “Vicente Calderon” era diviso a metà: da una parte i tifosi del Barcellona che per la terza volta negli ultimi dieci anni non vedranno la squadra del loro cuore tra le top 4 europee (con consolidamento della crisi che sta colpendo il Barça anche in campionato); dall’altra, i tifosi dell’Atletico Madrid, glihinchas, che hanno visto i loro ragazzi battere i campioni del Mondo e d’Europa uscenti, con i colchoneros che, per la seconda volta nelle ultime tre stagioni, si giocheranno la semifinale di Champions League.

FENOMENO SIMEONE

Oggi si terrà il sorteggio: i ragazzi di Diego Pablo Simeone potrebbero incontrare la matricola Manchester City (per la prima volta nella sua storia in semifinale), oppure il Bayern taki-taquen di Guardiola o il Real Madrid, la squadra che più di tutti ha impressionato nei quarti, compiendo una clamorosa remuntada sul Wolfsburg, con un Cristiano Ronaldo inarrestabile (sedici reti in stagione, a -1 dal suo record).

Non si sa chi pescheranno Godin e compagni, ma una cosa è certa: le altre tre contendenti non vorrebbero incontrare Godin e compagni, una squadra tosta e volitiva plasmata, alma y corazon, sul suo tecnico.

Da quanto il cholo è approdato sulla panchina dell’Atleti, la seconda squadra di Madrid ha vinto più che negli anni precedenti: una Liga, una Coppa di Spagna ed una Supercoppa tra le mura domestiche, mentre in Europa i biancorossi hanno vinto subito l’Europa League nel 2012 (nel derby spagnolo contro l’Athletic Club di Bilbao) ed una Supercoppa europea contro il Chelsea campione d’Europa, distrutto sotto i colpi di un ispiratissimo Radamel Falcao, allora puntero colchonero. Poteva vincere anche la Champions League a Lisbona nel 2014, se Sergio Ramos non avesse pareggiato nell’extra-time il gol del vantaggio di Godin e Bale, Marcelo e CR7 non avessero infierito su una squadra che fino al minuto 92 si stava già vedendo con la “coppa dalle grandi orecchie” in tasca.

Senza contare che Simeone, ottimo centrocampista con un ottimo passato in Italia (Pisa, Inter e Lazio per lui), ha vinto due campionati argentini con l’Estudiantes e River Plate ed aver portato il piccolo Catania (pieno zeppo di argentini), nel girone di ritorno del campionato 2010/2011, a totalizzare il maggior numero di punti in campionato della sua storia. Un predestinato, ma anche uno che lotta e combatte.

Simeone dei miracoli”, in quanto ha portato, ai tempi, l’Estudiantes, nel 2006, a vincere l'”Apertura” dopo oltre venti anni e conducendo il nobile decaduto Atletico Madrid a contare in Europa: la finale-derby del 24 maggio 2014 è arrivata a distanza di quarant’anni esatti da quella che vide i ragazzi allora allenati da Juan Carlos Lorenzo (e con i campo Luis Aragones e José Gárate) fermarsi al cospetto del Bayern Monaco. Atletico sul tetto del Mondo il settembre successivo poiché i bavaresi non disputarono la Coppa Intercontinentale ed i biancorossi sconfissero gli argentini dell’Independiente di Avellaneda.

I miracoli li fanno i giocatori dell’Atletico Madrid o il mister in panchina? La verità starebbe nel mezzo, visto che i madridisti sono una buona squadra (dal punto di vista della rosa però sono i più deboli del lotto delle semifinaliste), ma hanno individualità importanti: dal portiere Jan Oblak al capitano Gabi, da Koke a Diego Godin (quello che ha eliminato l’Italia dal Mondiale brasiliano), da Filipe Luís a Juanfran, da Tiago Mendes al sempre verde Fernando Torres fino all’eroe del giorno, quell’Antoine Griezmann che, zitto zitto-cacchio cacchio, ha segnato la doppietta che ha eliminato il super Barça della super MSN. In queste due stagioni che è al “Calderon”, l’attaccante francese si imponendo come un giocatore molto interessante ed in rampa di lancio per diventare uno dei calciatori più attesi del prossimo Europeo.

Ma se l’Atletico è una bella realtà spagnola ed europea, il merito sta anche in colui che dirige i giocatori dalla panchina, Diego Pablo Simeone da Buenos Aires.

Con il suo impeccabile taglio impomatato ad un completo total black, l’ex capitano dell’Argentina si sta affermando come uno dei principali allenatori di questi anni Duemila.

Dal suo arrivo sulla sponda “proletaria” del Manzanarre, i tifosi atletisti hanno iniziato a lasciarsi alle spalle anni di sofferenze, sconfitte e qualche sporadica apparizione in Europa con un equipo che, grazie al suo cholo, si sta scrollando di dosso l’aurea di eterna incompiuta.

Con il mister classe ’70, oramai la Champions è il minimo sindacale e ora l’Atletico Madrid ha dalla sua la volontà di arrivare a Milano a giocarsi la sua terza finale. Non è detto che ci arrivi, ma se ci arriverà sicuramente l’avversario (tutti vorrebbero una finale-replay contro il Real) non dovrà prendere Koke e compagni sotto gamba.

E Simeone ora vale quanto un Guardiola, un Ancelotti ed un Mourinho: lo vogliono tutti, lo vorrebbero in Inghilterra, lo vorrebbe l’Inter, ma Simeone da Madrid non si muoverà almeno per le prossime due stagioni.

Chi non vorrebbe una allenatore come lui? Energico, maniacale nella perfezione e nella tattica, guerriero in campo e in panchina, con uno stile di gioco pronto a colpire il nemico/avversario con contropiedi micidiali. Le sue squadre giocane un calcio unico (tutti per uno, uno per tutti) che va ad annichilire gli avversari: chiedere al Barça che ora rischia di vedersi superare in campionato proprio dal miracoloso Atletico.

Nel frattempo, il “Calderon” ha già eletto Simeone a mito. Quasi a santo.

E sarebbe bello se nello stadio dedicato (in un parte) ad uno santo vincesse quella santissima coppa che metterebbe una volta per tutte i colchoneros nell’Olimpo del calcio mondiale.

La corsa verso “Milano 2016” da oggi entra veramente nel vivo. Bayern Monaco, Manchester City e, soprattutto, Real Madrid sono avvisate.