Amedeo Amadei: il “Fornaretto” di Frascati

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Amedeo Amadei è stato un calciatore e allenatore italiano, di ruolo attaccante. Attore del Primo scudetto della Roma (1942).

Nato a Grottaferrata, il 26 luglio 1921, da una famiglia di fornai conquista il soprannome de “il Fornaretto“, per le sue origini. Durante la sua permanenza a Roma prende il titolo di “ottavo Re di Roma” per l’amore che ha dimostrato alla squadra giallorossa.

Amedei Amadei: l’inizio e la fine di un’era

Un’infanzia difficile, che mette a rischio la sua carriera calcistica. Il nonno Antonico, dipendente dal gioco, un giorno mette in piatto il suo forno per trentamila lire e le perde. Questa sconfitta, piuttosto pesante, viene ereditata dal padre di Amedeo. Una situazione che obbliga tutti ad una vita di duro lavoro e sacrifici.

Nei pochi momenti liberi gioca nelle giovanili del Frascati. Un annuncio su un giornale segna la sua svolta,  lui e un suo amico leggono che la Roma fa i provini per i giovanili a Testaccio.

Amedeo inventa una scusa e vai ai provini ma al ritorno buca e torna in ritardo, a casa sono dolori.

La Roma chiama, ma ili padre impone il veto: “prima il lavoro poi il calcio”. Le due sorelle non volendo far rinunciare Amedeo del suo sogno prendono con il padre la decisione che avrebbero fatto loro la parte del fratello.

Debutta nella squadra della capitale nel 1936-1937. Segna il primo gol in Serie A il 2 maggio 1937 all’età di 15 anni, il più giovane giocatore di sempre ad aver segnato in Serie A. Termina la stagione posizionandosi al decimo posto della classifica del campionato italiano e finalista in Coppa Italia.

Passa in prestito all’Atalanta, facendo il suo esordio in Serie B durante la prima partita di campionato. Dopo 4 reti e 33 presenze in Serie B e il suo primo gol in Coppa Italia con la maglia nero-blu, ritorno alle origini … nella sua amata Roma. La stagione successiva arriva all’apice del successo, 18 gol in 33 partite.

Durante gli anni della guerra viene coinvolto in una rissa nella partita di Coppa Italia contro il Torino: squalificato a vita perché secondo le accuse avrebbe dato un calcio al guardalinee.

Dopo l’armistizio, beneficiò dell’amnistia. Ad un pranzo con presente Pizziolo, l’arbitro della partita “maledetta”, il suo compagno Dagianti     confessò a tutti di essere stato il vero e unico responsabile di quel gesto.

Il post seconda guerra mondiale segna una profonda crisi economica nella società della Roma che è costretta a vendere Amedei alla ricca Inter.

Nella squadra lombarda supera il traguardo di 100 reti in Serie A ma dopo due anni passa al giovane Napoli.

Milita nella squadra campana per 6 stagioni con ottime prestazioni diventandone anche capitano. 

Fino ai 35 anni continua a giocare nel Napoli, puntualissimo con i suoi gol. A fine carriera pensa di andare a spendere le ultime partite in Francia, un calcio meno stressate.

Amadei: da allenatore a fornaio

Lauro cambia i programmi dell’attaccante: gli affida la guida del Napoli. Il primo anno da allenatore va alla grande a tal punto che il presidente della Roma,Gianni, gli offre di allenare i giallorossi ma Amedei sentendosi impegnato con Lauro rifiuta.

Un rifiuto che gli è costato un addio al calcio perché contemporaneamente Lauro assume Frossi senza fargliene parola.

Terminata la carriera calcistica decide di tornare alle origini e di restaurare il forno di famiglia.

A Roma la sua popolarità nel corso degli anni non è cambiata, Bruno Roghi lo incoronò sul calcio illustrato: “Viva Amedeo Amedei, ottavo re di Roma”. 

Viene inserito nella Hall of Fame ufficiale della Roma nel 2012, uno dei primi 11 giocatori a farne parte.

Muore nella sua casa di Grottaferrata il 24 novembre 2013, all’età di 92 anni, portando con sé un pezzo di storia.