Abbiamo intervistato Antonio Chiera, giornalista presso il Corriere di Torino, che segue quotidianamente la squadra di Cairo da anni. L’argomento principale è stato naturalmente Vanoli, che per Chiera “per il lavoro svolto merita una promozione”.
Di seguito l’intervista completa:
Come giudichi il campionato del Torino?
L’assenza di Zapata ha certamente avuto un impatto significativo sulla squadra, ma attribuire esclusivamente a questa mancanza le difficoltà incontrate sarebbe troppo semplicistico. È fondamentale adottare una prospettiva più ampia e distribuire le responsabilità in maniera equilibrata.
In primo luogo, il tecnico Vanoli non è riuscito a imprimere un cambiamento decisivo dopo la perdita del suo attaccante di riferimento. Pur dimostrando una gestione solida e pragmatica della squadra, ha mancato l’occasione di trovare soluzioni tattiche efficaci per compensare la lacuna offensiva. Inoltre, alcune sue dichiarazioni nel finale di stagione sono state controproducenti: parlare di “otto finali” per concludere un campionato deludente, segnato da sconfitte e prestazioni mediocri, ha contribuito a creare una narrazione negativa attorno alla squadra.
Anche la società ha la sua parte di responsabilità, avendo tardato ad intervenire sul mercato di riparazione, quando ormai le difficoltà erano evidenti. Un intervento più tempestivo avrebbe potuto offrire alla squadra nuove risorse e alternative per affrontare la seconda parte del campionato con maggiore competitività.
Infine, l’intero girone di ritorno è stato segnato da un calo di rendimento evidente, dovuto in parte alla mentalità della squadra. Dopo aver raggiunto la salvezza, il Torino ha smesso di giocare con la stessa determinazione, una responsabilità che ricade in larga misura sull’allenatore, il quale non è riuscito a motivare i suoi giocatori. Inoltre, il fattore ambientale ha giocato un ruolo importante: l’intera stagione si è svolta sotto le critiche della tifoseria e i dissapori con la società, creando un clima di tensione costante. Nonostante questo, il supporto alla squadra da parte dei tifosi non è mai venuto meno.
Il Torino ha vissuto una stagione difficile, segnata da scelte discutibili e da un’incapacità generale di adattarsi alle circostanze. Solo un intervento deciso e mirato potrà evitare di ripetere gli stessi errori nel futuro.
Vanoli promosso o bocciato?
Vanoli, per essere al suo primo anno in Serie A, ha sicuramente fatto bene, dimostrando di avere le capacità per gestire una squadra a questo livello. Il finale di stagione e le dichiarazioni del presidente Cairo dopo Torino-Roma rendono la sua conferma incerta. La decisione dipenderà molto dalle richieste di Vanoli e da ciò che il suo staff potrà offrire nella prossima stagione, sia in termini di esperienza che nel mantenimento di un ottimo rapporto con i giocatori, un aspetto che finora ha funzionato bene.
In ogni caso, Vanoli merita una promozione per il lavoro svolto, ma il suo rinnovo sembra complicato. Ha affrontato il primo anno senza particolari difficoltà, grazie anche a una rosa competitiva, ma con il tempo ha perso incisività. Nonostante ciò, gli va riconosciuta la capacità di gestione del gruppo, anche nei momenti critici.
Per Cairo, la situazione è delicata: non può permettersi un’altra stagione fallimentare. Le critiche incessanti, dal primo all’ultimo giorno, e un finale di campionato da dimenticare lasciano poco margine di trattativa con Vanoli. Il presidente è chiamato a un cambiamento decisivo, perché la tifoseria è stanca di questa mediocrità. Serve una svolta, e dopo il modo in cui si sono lasciati, il ritorno di Vanoli appare davvero complicato.
Si parla di Gattuso al Torino, può essere l’uomo giusto?
Gattuso? Non saprei. Essere un campione e avere grinta non basta per diventare un allenatore di Serie A anche se lui le sue esperienze li ha già fatti. Gattuso potrebbe essere la scelta giusta, ma solo a condizione che gli venga data l’opportunità di costruire una squadra in linea con le sue idee, portando il Torino a quel salto di qualità che i tifosi attendono da tempo.
Al momento, il Toro sembra avere una sola strada percorribile: costruire una squadra con ambizioni europee. Per farlo, è fondamentale individuare un allenatore tosto e carismatico, dotato di esperienza e di spalle larghe per gestire al meglio due sfide cruciali: spronare il patron Cairo a investire di più e attrarre giocatori motivati, pronti a lottare senza arrendersi alle prime difficoltà. Ma la situazione non è semplice. Le contestazioni e i malumori sono all’ordine del giorno e l’ambiente granata appare in grande difficoltà.
Chi arriva qui sa di trovarsi immerso in un vortice di critiche quotidiane e, se a questo si aggiunge il peso di una maglia che porta con sé una grande storia, senza investimenti adeguati e giocatori all’altezza, il rischio di bruciarsi è alto. E poi, chi sarebbe disposto a sedersi su una panchina che scotta già dal primo giorno?
Sanabria molto male in questa stagione. Il Pisa ha chiesto informazioni. Può ritrovarsi in Toscana?
Sanabria è un giocatore che porta con sé un passato recente poco brillante, fatto di stagioni in cui non è riuscito a lasciare il segno. Chi decide di puntare su di lui sa che si tratta di una scommessa e, nel calcio, quando si sbaglia non solo si è esposti alle critiche, ma si rischia di compromettere l’intera stagione. Questo rende la situazione ancora più delicata per una squadra come il Pisa, che da neopromossa è chiamata a lavorare il doppio e non può permettersi errori.
Molto dipenderà dagli investimenti sul mercato e dal ruolo che Sanabria potrebbe ricoprire: sarà un elemento centrale del progetto o una comparsa? E sotto quale guida tecnica? La sua carriera è caratterizzata da prestazioni a corrente alternata: in Nazionale riesce spesso a mostrare ottime qualità, mentre nei club fatica a confermarsi. Quest’anno, sotto la gestione di Vanoli, ha trascorso molto tempo in panchina, ma va detto che da diverse stagioni le sue annate sono state quasi inesistenti in termini di impatto.
Se dovesse approdare a Pisa con Pippo Inzaghi alla guida, l’energia e il carisma di un ex bomber potrebbero rappresentare la scintilla giusta per rilanciarlo. Un allenatore capace di trasmettere fiducia e motivazione potrebbe essere ciò di cui ha bisogno. Tuttavia, valutare un giocatore con un passato recente incerto rimane difficile. Sanabria è un’incognita e, per puntare su di lui, bisogna essere disposti a correre un rischio.