Di seguito riportiamo l’intervista ad Andrea Mandorlini, ex allenatore di Atalanta e Hellas Verona, per SportPaper.TV
Cosa ne pensa di Daniele De Rossi sulla panchina del Genoa?
Sinceramente, parlare di un collega non è mai il massimo. Credo che sia un’opportunità importante: tutti dicono che Daniele è un grande allenatore, ma in realtà penso non sia ancora un tecnico fatto e finito. Questa è una grande opportunità, è una piazza importante dove io sono stato per poco tempo. Non sarà facile, però è un’occasione da sfruttare: non sarà facile, ma non a tutti capitano occasioni così importanti. Deve rimettersi in gioco e dimostrare il suo valore a tutti.
Parlando dell’Hellas Verona, una piazza nella quale lei è ricordato con grande piacere: quest’anno, la squadra di Zanetti sembra molto combattiva, solo che mancano i punti. Cosa ne pensa circa le possibilità di salvezza?
Ho visto molte partite e credo che avrebbero meritato di più. Non è ancora arrivata la vittoria, ma in Serie A bisogna pensare principalmente a fare punti, perché poi alla fine quelli contano. La squadra ha profili giovani e importanti, ma è chiaro che in Serie A bisogna ottenere punti; mi auguro che questo possa accadere il prima possibile, ma sono sicuro che questo accadrà.
C’è mai stato qualcosa tra lei e la Lazio? Lei, d’altronde, non è mai arrivato in una piazza importante: cosa ne pensa a riguardo?
Sono discorsi un po’ particolari. C’è stato un contatto molti anni fa con la Lazio, ma poi optarono per altri profili: il calcio è fatto anche di momenti e opportunità, di procuratori e tante cose di cui ho sempre avuto poco e niente. Il calcio è cambiato e io forse sono rimasto indietro, nel senso che non mi sono mai accompagnato a figure importanti. Nonostante questo ho comunque avuto le mie opportunità, alcune le ho sfruttate e altre meno, ma fa sempre tutto parte della carriera di un allenatore. Quello che non deve mancare è la voglia di mettersi in gioco: sono arrivato in Romania, ci sono stati tanti alti e bassi, tante discussioni. Il calcio è la mia vita: sia da calciatore che da allenatore. Spero di continuare ad avere ancora altre chance.
Perché ci sono allenatori che hanno più possibilità rispetto ad altri?
Ci sono alcuni allenatori che devono affrontare una strada piena di curve e chi invece ritrovano un rettilineo davanti a sé. Io credo di far parte della prima categoria. Alcuni allenatori hanno opportunità importanti senza troppa esperienza perché, magari, hanno avuto carriere importanti da giocatore. Non voglio parlare di Daniele De Rossi, gli auguro davvero tanto bene: non tutti possiamo fare la stessa strada, c’è chi deve combattere e chi no. Io sono partito dal basso, ho dovuto vincere campionati in C1 e C2, ho fatto tanta gavetta. Non è necessario farla, Trapattoni diceva che nel calcio “va bene tutto il contrario di tutto”.
Tra le tante panchine che lei ha allenato c’è anche l’Atalanta che, agli occhi di tutti, sta finendo un ciclo. I Percassi hanno azzardato con Juric, un allenatore che non ha dato quanto sperato: Palladino, invece, cosa potrebbe dare a questa squadra (nonostante la sua poca esperienza)?
Ho giocato nell’Atalanta da giovane, è stata una delle mie prime esperienze: ho anche avuto la fortuna di allenarla. Con Juric si è provato a portare avanti il lavoro di Gasperini, visto che molti lo considerano come un vero e proprio discepolo di quest’ultimo; le cose però non sono andate come dovevano andare, ci sono stati anche problemi con alcuni giocatori. La società aveva altre aspettative e come sempre paga una persona sola. Ho avuto Palladino come giocatore a Genova, è un allenatore che ha dimostrato di avere un’idea di gioco, è meno intransigente in alcune situazioni: è un’opportunità importante, è una squadra forte che sta recuperando anche dei giocatori fondamentali, se le idee collimeranno con i giocatori a disposizione potrà fare assolutamente bene.
Può fare una piccola previsione circa la vincitrice della Serie A? Chi potrebbe occupare i primi quattro posti della classifica finale e perché?
Questo è un campionato molto difficile: non è il più bello, guardando anche ai campionati esteri, ma sicuramente c’è molto equilibrio. Ogni partita è veramente molto complicata. Le prime quattro, per me, saranno quelle che stanno facendo meglio ora: l’Inter, Roma, Inter, Napoli, Bologna e Juventus si contenderanno i primi quattro posti.
Una domanda sull’Inter: Chivu è l’allenatore giusto oppure è stato un azzardo?
No, non si tratta di un azzardo. Mi piace molto quello che dice, ho visto diversi allenamenti e ho anche molti amici che sono lì sul campo. Mi sembra una squadra più frizzante, con più voglia di attaccare e più concreta. Anche lo scorso anno creava molto ed era più attendista dal punto di vista difensivo, ma è un’Inter bella da vedere e mi auguro che resista.
Scambierebbe Manu Koné con Frattesi?
A me Koné piace molto, ma sono due giocatori diversi. Il francese è più un centrocampista di contenimento, l’italiano è molto più bravo negli inserimenti ed è più offensivo. Sono due giocatori ottimi. Koné è un giocatore molto importante per questa Roma.
Mister, speriamo di rivederla presto in Italia.
Lo spero, dopo una bella partenza qui in Romania, purtroppo qualcosa non è andata per il verso giusto e nel calcio c’è sempre troppo poco tempo.
Ci può indicare un calciatore chiave nella stagione del famoso scudetto dei record dell’Inter (1988/1989) oltre ai soliti Matthaus e Brehme?
Farei un torto a tanti, però credo che Ramon Diaz fu il giocatore più determinante, anche perché a novembre annunciarono già Klinsmann e lui poteva cedere alla pressione. Nonostante questo, da grande ragazzo, fece una stagione incredibile con dei gol fantastici e tanti assist per Aldo Serena. Non me ne vogliano i miei amici, ma creo che Ramon Diaz fece la differenza per noi in un momento particolare per lui.




