Maldini torna a dire la sua: “Ecco perchè siamo stati allontanati dal Milan”

L'ex dirigente spiega il suo addio dai rossoneri

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Maldini
PAOLO MALDINI SORRIDENTE ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

Prima ne è stato calciatore, poi ha vestito i panni da dirigente riportando lo scudetto nella milano rossonera dopo quasi 10 anni. Paolo Maldini, torna a parlare del suo addio da dirigente del Milan.

Maldini: “False le voci di un allontanamento per divergenze sul mercato”

L’ex direttore tecnico dei rossoneri, in una lunga intervista a “Repubblica” tira fuori tutta la verità del suo licenziamento dal club, per il quale ci sono state parecchie polemiche durante l’estate. Le sue parole: “È stato veicolato il concetto che io e Massara siamo stati allontanati perché non condividevamo obiettivi e strategie di mercato: niente di più lontano dal vero. Anche da un punto di vista formale. Infatti, se parliamo delle condizioni di ingaggio, non ho mai avuto potere di firma neanche per i prestiti.

Ogni giocatore che è stato preso è stato scelto da me, Boban e Massara, ogni scelta condivisa con l’ad e con la proprietà. Ma la firma era sempre di qualcun altro che avallava l’operazione. Più o meno sono 35-40 i giocatori del nostro ciclo e io non ho firmato i contratti per nessuno di loro, neanche per quelli in prestito, perché non avevo il potere di firma, non l’ho mai voluto. Anzi, tante soluzioni proposte non sono state approvate: mi è stato detto di no tantissime volte. Capita. A volte mi dicevano semplicemente di no, a volte veniva ridimensionato il budget.

Conclude: “Non sono nato ieri, ho abbastanza esperienza per capire che sia normale una certa differenza di vedute, a volte anche un’interferenza da parte della proprietà nelle scelte tecniche dell’area sportiva, che poi, nel caso specifico, è il core business dell’azienda, tale da spostare gli equilibri finanziari. Tuttavia, essere accusato di non avere voluto condividere non lo trovo affatto giusto. E poi io penso che le proprietà, specialmente se straniere, non abbiano ancora raggiunto una piena consapevolezza di quali siano la mole e il tipo di lavoro svolti all’interno del club dalle varie aree, in particolare da quella sportiva, soprattutto nel mercato italiano. Preciso che tutti i giocatori che sono arrivati sono stati approvati da me: non mi è stato mai imposto niente e nessuno, anche perché me ne sarei andato il giorno dopo. Per lo stesso ingaggio di Zlatan, a suo tempo, erano servite parecchie riunioni”.