Due finali per una città
Tra la finale di Coppa Italia di scena questa sera 14 maggio a Roma e la finale di Champions League in programma il 31 maggio a Monaco di Baviera distano ben più di due settimane. Di mezzo c’è un universo in termini di prestigio e di obiettivi sportivi.
Premesso che in questo approfondimento non vogliamo sminuire il ruolo delle due contendenti accumunate dai colori rosso/blu, ovvero Bologna e PSG, l’accento posto sulla città di Milano ci sembra una perfetta sintesi stagionale. Il PSG è un avversario temibilissimo per gli uomini di Inzaghi, perché è una squadra concepita per vincere il trofeo più ambito e finora mai conseguito. Il Bologna è un bellissimo esempio di società sportiva rampante che dopo aver disputato la Champions, raggiunge ora una finale prestigiosa, ed è già un successo in quanto tale. E ciò non vuol dire che gli uomini di Italiano si accontenteranno del solo disputare la finale di Coppa Italia.
Obiettivi differenti
Questa Milano Regina di Coppe è una suggestione intrigante. Un tempo era il Milan a disputare le finali di Coppa Campioni, sbeffeggiando i cugini, ma ora il mondo si è ribaltato. Pur avendo vinto uno scudetto tre stagioni fa, la Super Coppa Italiana proprio ai danni dell’Inter quest’anno, il Milan è una squadra lontana anni luce dagli obiettivi interisti. Basti pensare che l’importanza di questa finale di Coppa Italia diventa rilevante soprattutto per l’accesso diretto all’Europa League, il che squalifica una squadra che dopo tanti anni era riuscita a tornare con continuità in Champions grazie a quel Pioli on fire da tanti rimpianto. L’Inter disputa nuovamente una finale di Champions a distanza di pochi anni, lotterà probabilmente fino all’ultima giornata del campionato per lo scudetto (il che è comunque un merito a prescindere dal risultato finale) e lo fa da squadra scudettata.
Stagioni agli antipodi, eppure sul campo nessuna differenza
Pur con le dovute differenze, Milano si gioca due finali. In caso di doppia vittoria, c’è già chi ipotizza una risposta a quello striscione innalzato da Massimo Ambrosini durante i festeggiamenti dell’ultima Champions rossonera del 2007 (all’epoca il termine di paragone fu lo scudetto nerazzurro). Ma su quanto sia grande la reale distanza, invece, tra questa Inter e questo Milan parte della risposta la si può ritrovare nella recente intervista rilasciata dal sagace Zvonimir Boban al canale YouTube Milan Hello
Sottoscrivendo in pieno le parole come sempre disarmanti per genuinità dell’ex giocatore e dirigente milanista, la differenza la fa la società. Competenza e obiettivi chiari sul fronte neroazzurro, ambiguità e mancanza di competenza in materia calcistica sul fronte rossonero. Il paradosso è che sul campo però il Milan è una squadra potenzialmente competitiva, e per raggiungere i livelli dei cugini mancano forse tre o quattro giocatori di livello in mezzo al campo e magari una scelta coerente sul fronte della guida tecnica. Ma ciò non può avvenire se non vengono messe figure realmente competenti dietro le scrivanie di Milanello.
Milan spina nel fianco per Inzaghi
La riprova di queste congetture non si limita alla lucida analisi di Boban, bensì è corroborata dai fatti. L’aspetto quasi ironico di questa Milano Regina di Coppe è che questo piccolo Milan – autore di una stagione deludente quanto irritante – è una delle pochissime squadre che ha messo in difficoltà l’Inter, anzi si è trasformata nella bestia nera di Inzaghi in una annata in cui le sfide tra le due squadre sono andate ben oltre i canonici match di andata e ritorno del Campionato. L’angoscia vissuta dall’allenatore interista in occasione di tutti i derby stagionali, è esplosa in quel clamoroso tono adirato con cui ha intimato alla ternar arbitrale di non voler disputare minuti di recupero al termine della semifinale di ritorno proprio in Coppa Italia.
Il Calcio è imprevedibile come la vita
Forse il bello del calcio risiede proprio in questo: non può essere circoscritto a un sillogismo o in una equazione matematica. Il lavoro di squadra, le motivazioni e certamente anche la sorte, giocano dei ruoli che vanno al di là dei valori dei singoli. Che l’Inter sia una squadra più completa del Milan è innegabile, o che Inzaghi sia un allenatore vincente e profondo conoscitore della Serie A come nessun allenatore portoghese appena sbarcato a Milanello potrà mai essere, sono fattori innegabili. L’Inter disputerà una finale di Champions, un torneo dove il Milan è uscito di scena con le ossa rotte contro un avversario assolutamente alla sua portata. Quello stesso avversario – il Feyenoord – che l’Inter ha liquidato con facilità nel turno conseguente. E chissà negli strani sliding doors dello sport (come della vita) cosa sarebbe successo se il Milan avesse passato il turno, visti gli andamenti dei derby stagionali.
Non lo sapremo mai, e anche questo è il bello del calcio (come della vita). Così come ancora non sappiamo cosa rimarrà di questa Milano Regina di Coppe. Ne riparleremo a fine stagione.