Verso il derby della Capitale. Aspettando il D-Day tra paure e speranze

Tra una settimana sarà nuovamente Lazio-Roma, il derby che accende la Capitale

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Roma Lazio
LORENZO PELLEGRINI E FELIPE ANDERSON IN AZIONE ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

Lazio-Roma, derby Capitale, non è soltanto una semplice partita

Da una parte chi si definisce “prima squadra della Capitale” rivendicando origini e tradizione, dall’altra chi ritiene di rappresentare al meglio i sentimenti e il calore della “Città Eterna”; il giallo (e rosso) del sole contro il celeste (e bianco) del cielo; l’ironia spesso sottile che sfida la goliardia a volte smargiassa; chi scrive in latino e chi in dialetto romanesco; Battisti contro Venditti, Roma nord contro Roma Sud, un po’ come le due curve che ne accolgono i tifosi organizzati e più accesi; romanità reclamata e manifestata da entrambe le parti che però accolgono simpatizzanti e supporters da ogni dove, regione in testa; gladiatori e legionari, aquile e lupi. Tutto questo, e anche molto di più, è Lazio contro Roma, uno dei derby più sentiti, sofferti e spettacolari di tutto il mondo.

Perché il derby a Roma si vive tutti i giorni dell’anno, estate compresa. E’ la data cerchiata in rosso sull’agenda sin da quando vengono diramati i calendari.

Per quel giorno non esistono matrimoni, battesimi, comunioni o incontri galanti; non ci sono impegni che tengano, e semmai si disdicono, magari all’ultimo momento quando capisci che nonostante tutto il tuo impegno ogni tentativo di distogliere l’attenzione da quanto accadrà all’interno del catino dell’Olimpico è risultato vano.

Dagli spalti, al bar, sul divano, davanti alla tv o attaccato ad una radiolina, da solo o in compagnia, con amici della stessa fede o mescolato con “gli altri”, in qualche maniera lo devi “attraversare” in prima persona, devi soffrire e gioire allo stesso istante in cui esultano e tremano i tuoi beniamini, nessuno te lo può raccontare, nessuno può viverlo al tuo posto, perché il derby lo senti sulla pelle, nel cuore che ti batte in testa e in mezzo alla gola, il derby non è una partita, il derby è la partita e perderlo o vincerlo già sai che ti cambierà l’umore, modificherà inesorabilmente le tue giornate per settimane, per mesi.

Perché quei tre punti ne valgono nove, ti schermeranno da ogni sfottò, non ci sarà classifica, storia o statistica che potrà reggerne il confronto, almeno per un po’, almeno fino al derby di ritorno o meglio ancora a quello della stagione successiva.

Se invece dovesse andar male sarebbe l’inferno; ogni attività, qualsiasi oggetto, qualunque sguardo ti riporterà a quel fatidico momento, tra rimpianti e rimorsi, ti ricorderà quel terribile risultato e niente ti sembrerà più come prima; il mondo sembrerà crollarti addosso e non avrai scuse cui appellarti, nessuna ragione da accampare e l’ultima parola spetterà sempre al tuo avversario, al “cugino” amato/odiato, al dirimpettaio che ostenterà i suoi colori ed intonerà le sue canzoni incurante del tuo dolore…

Potremmo continuare ancora molto a descrivere le emozioni legate alla stracittadina romana ma ci fermiamo qui; in fondo manca “appena” una settimana al prossimo derby, e sarà la settimana, anzi una delle due settimane più lunghe dell’anno…

Giampiero Giuffrè
Giampiero Giuffre, redattore di SportPaper.it e di Komunicare Editore, esperto di calcio italiano ed estero