“VAR, parli l’arbitro!”

Dal 23 agosto arriva il calcio che spiega le sue scelte – rivoluzione sulla trasparenza in Serie A

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VAR, parola all’arbitro

Sarà un fischio, poi una voce. Per la prima volta nella storia del calcio italiano, l’arbitro parlerà al pubblico, spiegando a tutti, dentro e fuori dallo stadio, cosa ha deciso dopo aver consultato il VAR. Non più solo gesti criptici e volti tesi tra microfoni e auricolari, ma parole chiare, pronunciate al centro del campo, davanti alle telecamere. L’annuncio è arrivato lo scorso 5 agosto a Cascia, direttamente dal designatore arbitrale Gianluca Rocchi, in occasione del raduno precampionato di Serie A e B.

Dal 23 agosto 2025, il campionato di Serie A aprirà con un’inedita formula di trasparenza arbitrale: ogni volta che ci sarà un intervento del VAR, l’arbitro potrà attivare il microfono, rivolgersi al pubblico e spiegare cosa ha visto, cosa ha valutato e cosa ha deciso. Semplicemente, parlerà. E lo farà in diretta, mentre i giocatori attendono e le tribune frementi vogliono capire.

Una scelta che segna la fine del calcio muto, spesso chiuso in un linguaggio tecnico e inaccessibile. Una rivoluzione nella forma e nella sostanza, che prende ispirazione dai grandi tornei internazionali, dove la sperimentazione aveva già mostrato il potenziale comunicativo della novità. Ma stavolta non si tratta di un test. Stavolta si fa sul serio.

Per preparare i direttori di gara alla nuova sfida, durante il raduno sono stati predisposti esercizi pratici con casse sonore in campo. Rocchi non lascia nulla al caso: “Vogliamo un linguaggio chiaro, diretto e uniforme, che possa essere compreso da tutti: tifosi, giornalisti, spettatori a casa. Ma senza robotizzare l’arbitro: ognuno manterrà il proprio stile, senza tempi imposti per la comunicazione”.

Non sarà dunque una voce impersonale, né un copione predefinito. Sarà una spiegazione viva, calibrata, misurata, ma finalmente trasparente. E servirà non solo a ridurre le polemiche, ma a coinvolgere il pubblico nella logica della decisione arbitrale, che resta – e resterà – un atto umano, fallibile ma spiegabile.

Rocchi ha colto l’occasione anche per alzare la soglia dell’attenzione verso comportamenti intimidatori: “Il rispetto non è negoziabile. Siamo disponibili al dialogo, non all’aggressione. Chi insulta, chi accerchia, chi minaccia, troverà sanzioni immediate. I primi mesi saranno decisivi per dare un segnale forte”.

Parallelamente, verrà introdotta in Serie C e Serie A femminile la cosiddetta VAR a chiamata: due richieste per parte, a disposizione degli allenatori, per chiedere la revisione di un’azione dubbia. Un modello mutuato da sport come il tennis o il football americano, che responsabilizza le panchine e valorizza l’uso consapevole della tecnologia.

Nel calcio delle urla, degli slogan e dei tweet, l’unico che restava in silenzio era proprio lui, l’arbitro. Un paradosso, che questa riforma vuole ribaltare. Perché il calcio è passione, ma anche credibilità. E non c’è credibilità senza trasparenza.

A partire dal 23 agosto, l’Italia sarà il primo Paese al mondo a rendere la spiegazione VAR un elemento strutturale del gioco, in ogni partita, con la voce più importante: quella dell’arbitro stesso.

Una voce che, forse, potrà restituire al calcio non solo giustizia, ma anche fiducia.
Sempre che, tra una spiegazione e l’altra, non si finisca per rimpiangere i bei tempi in cui almeno l’arbitro taceva.