Ospite di SportPaper TV l’ex calciatore della Roma, Antônio Carlos Zago, ha parlato della squadra guidata da Gasperini e di Wesley, definendolo come uno degli esterni più promettenti della nazionale verdeoro. Di seguito l’intervista completa ai microfoni di Roberta Pedrelli:
La Roma è riuscita a portarsi a casa il derby con la Lazio con un gol del ritrovato Lorenzo Pellegrini. Cosa si prova in situazioni come queste?
Penso che Pellegrini, per essere un romano, sia stato messo troppe volte sotto accusa. Non so cosa sia successo tra lui e i tifosi, però credo meriti un trattamento diverso. È cresciuto nella Roma e ha dato sempre tutto per la squadra, merita di essere “coccolato” di più dai tifosi e dalla stampa. Il derby non si gioca, si vince: anche se i giallorossi non hanno fatto una grande partita e la Lazio, per me, ha creato un po’ di più, credo sia stata una vittoria importante.
Secondo te, invece, la Lazio è una squadra in crisi?
Penso di sì, principalmente dopo il derby: credo però che la Lazio abbia un grande allenatore e dei buoni giocatori, ha tutti gli strumenti per uscirne fuori. Certo, da romanista non me lo auguro… (ride ndr)
Hai fiducia nella Roma guidata da Gasperini? Il tecnico non è molto amato dalla tifoseria a causa di alcuni attriti passati, eppure sembra essere riuscito a conquistarsi il rispetto della piazza.
In passato tutti seguivano mister Ranieri perché era un romano; Gasperini non era molto simpatico perché difendeva i suoi colori in passato, ma adesso difende la Roma. I tifosi, se vogliono il bene della squadra, devono sostenere tutti: adesso tocca a lui portarci in Champions League e magari, in futuro, anche alla vittoria di uno Scudetto. I tifosi meritano di raccogliere tante soddisfazioni e di vedere la squadra lottare per le vittorie.
Amantino Mancini, in una recente intervista, ha parlato molto bene di Wesley. Tu cosa ne pensi di questo nuovo acquisto? Conosci il giocatore?
Qualche mese fa ho detto che quando un nuovo acquisto arriva da sconosciuto in una nuova piazza, possono esserci dei problemi di ambientamento. Con Wesley è successo ciò che è successo anche con altri campioni che hanno giocato bene; io credo che sia il terzino più forte venuto dal Brasile negli ultimi 2-3 anni. Penso però che debba ancora migliorare nella fase difensiva, ma potrà fare la differenza.
Qual è il primo ricordo che ti viene in mente del tuo arrivo a Roma?
Sicuramente la prima intervista che feci, mi chiesero cosa pensassi della Roma. Dissi che ero arrivato qui per vincere, so che magari la presero in maniera particolare, però io ho vinto ovunque. Arrivai qui per questo motivo: mi parlarono dei derby e io dissi che erano partite che mi piacevano giocare. Alla fine è andato tutto bene, penso di aver lasciato un segno nella squadra e nella città grazie alle amicizie che ho fatto e al rapporto che ho con la gente.
Tornando al mestiere dell’allenatore: esistono gli allenatori molto osannati, come Fabregas e poi esistono gli allenatori vincenti. Secondo te, la scelta di un vincente come Ancelotti per il Brasile è giusta? Oppure c’era bisogno di qualcosa di differente?
Tanti allenatori oggi allenano grazie al loro nome: questo succede in Italia, in Spagna ma anche in Brasile e penso non sia una cosa giusta. Ci sono tanti allenatori validi che passano da Coverciano e che hanno bisogno di lavorare ma poi non viene data loro quest’opportunità. Il calcio oggi è cambiato ed è fatto così: noi in Brasile siamo contenti perché ora abbiamo una persona vincente e carismatica, con grande rispetto per la gente. I brasiliani, con l’arrivo di Ancelotti, hanno cambiato idea sulla loro Nazionale: non ha ancora avuto modo di mettere davvero in mostra il suo lavoro, ma ci sarà il tempo.
Ai tuoi tempi, chi erano i calciatori che sentivano di più il derby in campo?
Di Biagio e Peruzzi non dormivano mai prima dei derby; Aldair era già qui a Roma da tempo. Quando arrivai io, la squadra aveva perso diverse stracittadine e i tifosi vennero a parlare con noi a Trigoria prima della partita: chissà cosa sarebbe successo se non avessimo vinto…
Pensi che Ancelotti dovrebbe puntare su Igor Jesus e Pedro Guilherme?
Penso siano due grandi giocatori: Pedro ha avuto un’opportunità in Europa ma non ha avuto continuità, adesso nel Flamengo sta facendo molto bene e segna, per me avrà di nuovo l’opportunità di giocare nel vecchio continente. Per Igor Jesus vale lo stesso discorso: mi piace molto da sempre, si tratta dei due centravanti più importanti in Brasile in questo momento.
Credi che sia giusto che Thiago Silva vada al Mondiale?
Thiago è diventato un leader e sta facendo grandi partite: il Mondiale dura un mese, se lui dovesse arrivare bene ad aprile e maggio credo che meriterebbe la convocazione. Adesso è il miglior difensore brasiliano.
A quale xerife ti sei ispirato?
Mi sono ispirato sicuramente ad Aldair, uno dei giocatori più forti che abbia mai visto, il mio idolo assoluto. Non ha le credenziali di campione perché ha vinto poco, se fosse andato lì sarebbe stato riconosciuto come uno dei difensori più forti. Un altro nome che voglio fare è Mozer: era tecnicamente bravissimo, si faceva vedere molto ed era cattivo il giusto.
Secondo te esiste, nel panorama europeo attuale, una coppia forte come quella composta da Zago e Aldair a livello fisico e tattico?
Io e Aldair eravamo come Nesta, Maldini, Cannavaro, Costacurta. Adesso non riesco a trovare nessuno, non è facile trovare una coppia come la nostra: riuscivamo a intenderci con una sola occhiata.
Ritieni che la Federazione brasiliana abbia puntato sul nome di Ancelotti per sopperire all’attuale carenza di talenti?
Ancelotti era sicuramente quello voluto dalla stampa e dai tifosi; di Carlo non si può dire nulla, ha vinto ovunque sia stato facendo sì che le sue squadre giocassero bene. Se fosse stato uno spagnolo sarebbe stato diverso, qui in Brasile c’è una folta colonia di discendenza italiana: tutti i brasiliani lo vedono come uno che è arrivato qui per vincere il Mondiale. C’è tanto da lavorare perché non ci sono giocatori come Ronaldo, Rivaldo, Ronaldinho, Roberto Carlos…ci sono tanti buoni giocatori adesso, ma c’è molto da lavorare.
Cosa ne pensi di Matias Soulé?
Non va messa molta pressione su di lui, è giovane, ma il calcio è una pressione costante. Speriamo possa continuare a giocare come sta giocando, non dev’essere facile gestire le aspettative di tifoseria, stampa e club. Si tratta di un giocatore importante che ha una tecnica diversa da tanti.
Quali saranno le prime 4 di questa Serie A?
Per me saranno: Napoli, Inter, Roma e un ballottaggio tra Milan e Juve.




