Sogni d’estate, protagonista il calciomercato
Ogni estate il calcio promette capolavori: poi arriva l’autunno e qualcuno scopre di aver pagato il biglietto per una commedia di provincia.
Sul palco di un teatro immaginario, le luci si accendono e i velluti rossi si aprono su un set dove contratti, strette di mano e sorrisi di circostanza recitano la parte degli atti solenni. I direttori sportivi si muovono come registi convinti di avere tra le mani il capolavoro della stagione, mentre dietro le quinte procuratori e intermediari lucidano il copione con numeri e promesse. È il calciomercato, il grande spettacolo estivo dove ogni ruolo — dal protagonista di fama mondiale al comprimario silenzioso — sogna di conquistare l’applauso, prima ancora di guadagnarselo sul campo.
Come in una prima teatrale, la stagione del mercato si apre con il passo deciso del Napoli. Antonio Conte mette in scena un cast da prima pagina: Kevin De Bruyne, reduce da dieci anni di trionfi in Inghilterra, veste l’abito del protagonista; accanto a lui, Sam Beukema rinforza la retroguardia, Noa Lang e Luca Marianucci portano estro sulle fasce, Lorenzo Lucca aggiunge centimetri e presenza in area, mentre Vanja Milinković-Savić difende la porta come un custode geloso del proprio palcoscenico. Qui il copione è ambizioso e la regia non ammette improvvisazioni.
Il Milan, pur privo di clamore, lavora di cesello: saluta Thiaw, prepara l’arrivo di Koni De Winter e medita su Rasmus Højlund, costruendo con calma un’architettura di gioco che punta più alla solidità che all’effetto sorpresa.
L’Inter si affaccia sul mercato con un’aria di cantiere aperto: Petar Sucic, Luis Henrique, Nicola Zalewski, Ange-Yoan Bonny e Diogo Leite portano freschezza, ma la sceneggiatura sembra ancora in fase di riscrittura. I tifosi attendono il colpo di scena che possa trasformare un buon ensemble in un cast vincente.
La Juventus opta per una regia di continuità: Lloyd Kelly e Pierre Kalulu consolidano la difesa, Francisco Conceição e João Mário mantengono intatto il filo narrativo, e Jonathan David entra in scena con l’aria di chi sa come interpretare il proprio ruolo. La sottotrama di Kolo Muani, ancora incerta, tiene il pubblico col fiato sospeso.
Dietro i grandi nomi, si muovono le ambiziose. La Roma introduce El-Aynaoui e Ferguson, sperando di trovare la formula giusta per un centrocampo più incisivo, mentre la Lazio, trattenuta dalle logiche di bilancio, si affida alla solidità di Luca Pellegrini per difendere il copione già scritto. L’Atalanta, invece, preferisce stupire: Kamaldeen Sulemana, Koussounou e Ahanor aggiungono velocità e imprevedibilità, con Sportiello richiamato per dare esperienza. Il Bologna si concede il lusso di Federico Bernardeschi, attore già noto alla ribalta, deciso a riprendersi la scena.
Infine, le silenziose. Torino e Fiorentina lavorano lontano dai riflettori, Monza ed Empoli puntano su giovani e innesti mirati, consapevoli che nella lunga recita della Serie A anche i ruoli minori possono avere la loro serata di gloria.
E così, tra grandi debutti e prove generali, il sipario resta alzato. Le battute migliori devono ancora essere pronunciate e gli applausi, per ora, sono di fiducia. Ma quando arriverà l’autunno, il pubblico scoprirà se sta applaudendo un’opera destinata a restare negli annali… o l’ennesimo copione riciclato.




