C’era una volta il calcio italiano

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Superga

La Juve vince col Palermo e stacca la Roma, fermata sul pari per 0-0 sul campo della Sampdoria. La nostra serie A si può in sostanza racchiudere in queste poche righe che commentano l’attuale campionato. Una squadra che ormai da anni vince e stravince in Italia e un’altra che fa da unica inseguitrice alla lepre che prova a scappare. Per il resto c’è ben poco da dire. Le grandi del passato arrancano e vivono momenti difficili e differenti. C’è il Milan di Filippo Inzaghi, un cantiere aperto e che alterna prove buone ad altre meno buone, l’Inter di Walter Mazzarri, la cui situazione appare tutt’altro che tranquilla e la Lazio di Stefano Pioli, forse quella che per il momento sta regalando maggiori spunti positivi. La difficile situazione del calcio italiano è ormai stigmatizzata dalla pochezza che le nostre “big” esprimono al di fuori delle mura nazionali. La Juventus con Allegri voleva dare quella spinta europea in più, ma come con Conte la situazione non sembra affatto cambiata. Discorso diverso per la Roma, che nonostante la rosa lunga e comunque competitiva, si trova a dover fare i conti con un girone d’inferno in compagnia di Manchester City e Bayern Monaco.

Ma da dove nasce questo declino nel calcio nostrano? In primis basta pensare alla tassazione, con paesi come Germania, Inghilterra e Francia che fatturano il doppio o il triplo rispetto a noi che arranchiamo e non riusciamo a venire fuori da questo momento buio. Tolta la Juventus, le big italiane non hanno uno stadio di proprietà, con Milan e Inter che hanno solo abbozzato l’idea di costruire uno stadio di proprietà. Conseguenza di questo è la pochezza di risorse disponibili per fare mercato, con il Psg che si permette di spendere 50 milioni per un difensore come David Luiz mentre le milanesi e la Juve si assicurano campioni sulla via del tramonto come Alex, Vidic ed Evra. Eppure una volta nel nostro campionato sbarcavano campioni del calibro di Ronaldo, Zidane e Van Basten, mentre ora si cerca di acquistare sempre e solo a prezzo di saldo o a parametro zero con il rischio di prendere giocatori spremuti e senza stimoli. È l’epilogo del calcio italiano. Quel calcio di cui ormai resta ben poco da elogiare, se non quei pochi giovani come Verratti e Donati, che hanno scelto di cercare fortuna lontano da qui.