Il derby… quella sera di Agosto nasce l’Inter del triplete

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IL DERBY RACCONTA…

Come nasce l’Inter del triplete

Certe storie sono talmente belle da raccontare, che talvolta trovare i termini giusti è davvero faticoso. O forse, non è necessario prodursi in artifizi dialettici per poter descrivere certe sensazioni, per dipingere immagini che resteranno scolpite nella memoria.

A Milano, in casa Inter, si sta celebrando il quarto scudetto consecutivo, il primo targato Josè Mourinho, dopo la tripletta del Mancio. Ma si ha l’idea, dalle parti di Appiano Gentile, che quella vittoria, seppur schiacciante, è ormai vista alla stregua di un cartellino timbrato prima di andare al lavoro, una pura formalità. In Europa, sia Mancini che lo”Special One”, hanno collezionato fallimenti e di conseguenza, per dare una dimensione internazionale alla squadra, Moratti e Lele Oriali hanno pensato bene di fare l’estremo sacrificio, sfidando gli umori della piazza.

Zlatan Ibrahimovic, tiratore scelto del campionato, seguendo le sue ambizioni cannibalesche, viene lasciato partire, attratto dal verbo del Pep; in cambio arriva Eto’o, ormai in rotta col profeta di Santpedor, in aggiunta ai vari Milito, Thiago Motta, Lucio e, buon ultimo, Wesley Sneijder.
Si ha l’idea che, con un organico del genere, si possa davvero sognare in grande, a patto di riuscire a far convivere gli splendidi solisti.

Proprio l’ultimo arrivato, Sneijder, ripudiato dal Real Madrid, rappresenta proprio la tessera mancante per rendere il mosaico finalmente perfetto. L’Inter, reduce, dal pareggio casalingo con il Bari di Ventura, ha manifestato alcuni problemi, tra cui la convivenza forzata di Milito ed Eto’o, che si sono pestati i piedi poco amabilmente, con il Principe visibilmente corrucciato a fine partita.

Ma lo “Special One”, ne ha in mente una delle sue, gettando le basi per la costruzione di una squadra fantastica. Sa che l’argentino ha bisogno come il pane di sentire l’area di rigore come un prolungamento di casa sua, e al tempo stesso conosce la grande maturità e personalità del camerunense, che se toccato nelle corde giuste riesce a rendere al 1000 per cento. Spostandolo più largo, può sfruttare la sua progressione, senza intaccare il suo potenziale offensivo, e di conseguenza consentendo all’ex genoano di godere di maggiori spazi. Sarà l’arma vincente.

Arriva il derby, subito, alla seconda giornata. Il Milan, orfano di Ancelotti (e di Kakà…), viene affidato ad un uomo di straordinaria intelligenza, ma privo di esperienza in panchina, ovvero Leonardo. E’ un esperimento che ripercorre quello che vide Fabio Capello, una ventina di anni prima, grande protagonista, e a Milanello si spera nello stesso esito. La squadra però inizia ad essere logora dalle tante battaglie, e il giocatore tecnicamente più forte, Ronaldinho, è ormai un lontano parente del dio sceso in terra a miracol mostrare, che fece delirare la Catalogna per un triennio.
Ma, si sa, Leo è un grande comunicatore, e nel corso della stagione, avrà modo di beneficiare della classe del genio di Porto Alegre, seppur in versione Bignami. Nel modo che solo i brasiliani hanno nelle loro vene, trasmettendo l’allegria e la gioia infantile del gioco.

E’ un derby che promette le prime sentenze, col beneficio della condizionale, ma comunque indicative dell’iter del campionato che ha appena aperto i battenti.

Sneijder viene proposto dall’inizio, alle spalle di Milito ed Eto’o; il Milan presenta Pato e Borriello sorretti da un Dinho che a Siena, la domenica prima, ha incantato. Ma fin da subito, si capisce che per i rossoneri non è serata. Dopo una prima occasione sciupata proprio da Ronaldinho, l’Inter, come un coltello caldo nel burro, affonda senza pietà.

Con maggior spazio, Milito diventa uomo d’area e al tempo stesso suggeritore implacabile. Da un suo triangolo con Motta, come ai tempi del Genoa, confeziona il vantaggio che sposta l’inerzia del match. Proprio il Principe raddoppia, dal dischetto, e serve il suo secondo assist a Maicon che trafigge Storari con un destro che è una stilettata. 3-0 dopo la prima frazione. Una sentenza. Il Milan, con Gattuso mandato anzitempo sotto la doccia, non c’è più.
Nella ripresa c’è ancora il tempo per vedere Deki Stankovic prodursi in una straordinaria conclusione dalla distanza, col pallone che va a spegnersi all’incrocio, con l’estremo difensore rossonero impietrito. Finisce così, con un 4-0 impietoso.

In quella calda sera d’Agosto, nasce una squadra destinata, in quell’unica irripetibile stagione, a fare la storia.

In quella calda sera d’Agosto nasce l’Inter del Triplete.